Nuova variante e considerazione su di un minuto già edito

Giuseppe Ruggero

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Annotazioni numismatiche genovesi

Nuova variante e considerazione su di un minuto già edito Intestazione 3 luglio 2024 100% Numismatica

Questo testo fa parte della rivista Rivista italiana di numismatica 1889
Questo testo fa parte della serie Annotazioni numismatiche genovesi

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XV.


NUOVA VARIANTE E CONSIDERAZIONE

SU DI UN MINUTO GIÀ EDITO.


Nell’annotazione VII1, lo scrivente assegnava al Governatore Antoniotto Adorno alcuni minuti col giglio, ma senza dame il disegno; ora crede bene supplire alla lacuna colla presente figura.

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La Società Ligure possiede tre minuti eguali in tutto ai miei col giglio nel secondo cantone della croce, e con due iniziali di zecca al dritto, tra le quali trovai per la prima volta un m e di forma gotica. Ma oltre a questi ne ha altri due i quali sebbene eguali nel rimanente agli altri, ne differiscono tuttavia per la mancanza del giglio. Questa differenza non deve meravigliarci, perchè i grossi che fino ad ora si conoscono di questo Governatore non hanno giglio al pari di questi due minuti e di altri simili descritti dall’Avignone. Né pare lecito supporre che i denari senza giglio siano stati emessi contemporaneamente ai grossi e separatamente da quelli col giglio, trovandosi le stesse iniziali di zecca ripetute indifferentemente sulle tre specie di monete.

Un altro dei minuti della Società esaminati è eguale a quello che io pubblicai nella Annnot. III al numero due della tavola e questo mi decide finalmente a ritornare sull’argomento per ciò che riguarda la interpretazione della leggenda controversa.

Io presentava allora questo minuto per un quartaro, indottovi dal peso e titolo apparente che allora giudicava bassissimo per la patina verde che copriva la moneta e da questo lato mi trovava in errore come ben avverti il Chiar. Desimoni2 osservando che la croce intersecante la leggenda costituiva la vera caratteristica della nuova forma di minuto. Si potrebbe forse osservare che questi hanno le leggende tagliate non solo al rovescio ma anche al dritto mentre in questa moneta il dritto eguale alla forma antica; tuttavia preferisco di accettare l’autorevole opinione del lodato Autore. Lo stesso metteva in dubbio la lezione della leggenda [p. 30 modifica]in civitas ianva, principalmente per il motivo che la forma dell’a e dell’u indicavano che la moneta doveva essere di epoca molto più moderna di quella designata dalla leggenda del civitas. Egli affermava che tali lettere non si trovavano che nelle monete coniate circa al 1443; e per di più ricordava che il Lambros in un simile esemplare avea letto un O seguito da una specie di coda, dove io vedeva le lettere c i.

Per quanto io abbia tentato di trovare altra lezione soddisfacente, non vi potei riuscire. Ho due esemplari della moneta: nell’uno malconservato il ci non si legge molto bene, ma non si presta ad altra interpretazione: quello disegnato nella tavola è troppo evidente e non vi è modo di leggere in modo diverso. In quello citato più sopra come appartenente alla Società ed eguale ai miei, le due lettere sono meno leggibili, ma la prima mi pare un c chiuso come nei miei, e la seconda può essere benissimo un i.

Due lettere unite e poste tra due punti in capo alla leggenda, non possono rappresentare iniziali di zecca, perchè secondo gli usi si sarebbero messe una in testa ed una in coda come nei minuti dell’Adorno oppure tutte e due in fine della leggenda stessa. Circa alla lezione del Lambros, osserverò che è facile sbagliarsi tra un c chiuso ed un o, quando, come succede quasi sempre in simili pezzi, non si abbia una buona conservazione. Dal fatto, che l’esemplare mio presenta un c senza alcun dubbio, seguito immediatamente da un’altra lettera che quantunque mancante della parte superiore non può essere che i; e che gli altri esemplari presentano due lettere le quali si adattano benissimo ad esser lette in modo eguale, ritengo poterne dedurre che la prima parte della leggenda sia ci, da leggersi per Civitas. [p. 31 modifica]

Rimane la obbiezione importante e rispettabile del Desimoni, quella cioè della forma dell’a e dell’u. A questo proposito risponderei che la forma di queste lettere nella nostra moneta, non è quella usata sulle monete del XV secolo. Infatti in queste troviamo le due aste delle due vocali piuttosto strette e presso a poco eguali tra loro, mentre nel nostro minuto l’asta di destra è larga e tozza come le aste di tutte le lettere antiche. È una bizzarria se vuolsi, riguardo alle consuetudini d’allora, l’aver usato queste due lettere in questa moneta, ma oltre che il semigotico non è incompatibile col declinare del Sec. XIII, ridotto a questa forma è anzi caratteristico dell’epoca. Notisi inoltre che un a precisamente eguale trovasi come iniziale di zecca sul grosso da un soldo del 1288 colla leggenda ianva q . devs ptegat; e che un n gotica trovasi tra le braccia della croce di uno degli ultimi denari di tipo antico. In ultimo, se in questo minuto si conservò la forma antica all’n, non è forse questo un segno che la nuova forma dell’a e dell’u costituiscano una vera eccezione allo scopo probabile di meglio accentuare il cambiamento del tipo del denaro? Nel secolo XV invece vediamo l’n e l’u abbandonare l’antica forma sui minuti del Raffaele Adorno; ma l’a che si fa semigotica sull’oro prima del 1442 e sull’argento al 1450, continua inalterata sui minuti fino al momento che si fa moderna.

Ulteriori considerazioni in favore della proposta lezione, emergono dall’esame fatto sulle evoluzioni della nuova forma di minuto, circa alle varianti successive nel tipo, nel peso e nel diametro.

Lasciando fuori questo per ora, abbiamo negli altri minuti quattro varianti principali ben distinte, le quali si succedono cronologicamente. [p. 32 modifica]

1.a Il giro delle leggende ed i cerchi di perline sono tagliati nel dritto e nel rovescio dal castello e dalla croce. La leggenda comincia dalla sinistra inferiormente. Diametri da mill. 15 a 14. Pesi che da 0,85 vanno a 0,65 negli esemplari conosciuti.

Appartengono a questa forma i minuti di Antoniotto Adorno Gov., Carlo VI, ed ianva q . d . p .

2.a Come nella prima, meno che la leggenda al dritto comincia in alto ed è interrotta in basso. Diametri da 14 a 13. Pesi sempre decrescenti.

Minuti di F. M. Visconti e seguenti fino a quelli del D. XXVII inclusive.

3.a Compariscono per la prima volta la crocetta in capo alla leggenda del dritto e le rosette intercalate. Pesi molto bassi. Diametro 13.

Minuti del Cardinale Doge.

4.a Come sopra, ma la leggenda al rovescio è ridotta a semplici iniziali. Lettere moderne. Diametro 13.

Minuti del Cardinale Governatore, dell’Agostino Adorno e seguenti fino alla scomparsa dei minuti.

Il minuto nostro sia per il tipo che per peso e diametro, non trova posto in nessuna delle forme conosciute e qui sopra esaminate, nè può stare compreso nelle possibili forme intermediarie a queste. Va dunque posto all’infuori di questa scala, e non occorre dimostrare che non potendosi mettere dopo la quarta va di necessità in testa alla prima forma. E per lo appunto, avendo la sola leggenda del rovescio tagliata, mentre al dritto mantiene ancora il castello in mezzo al cerchio intatto, forma per questo solo l’anello di transizione tra il vecchio tipo del denaro e la prima delle varianti esaminate. Anche il diam. di mill. 16 concorda a metterlo di pien diritto in testa [p. 33 modifica]a tutti gli altri; posto che non viene messo in dubbio neanche per il peso, avendo 0,88 nel mio esemplare buono, 0,78 in quello male conservato, e 0,70 in quello della Società.

In seguito a queste considerazioni, non saprei dunque contenermi in modo diverso da quello, che mi suggeriva l’interpretazione della leggenda in Civitas Ianua.

Firenze, Febbraio 1889.

Giuseppe Ruggero.




Note

  1. In Giornale Ligustico, 1882.
  2. Sui Denari minuti. Giornale Ligustico, 1882.