Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
annotazioni numismatiche genovesi | 31 |
Rimane la obbiezione importante e rispettabile del Desimoni, quella cioè della forma dell’a e dell’u. A questo proposito risponderei che la forma di queste lettere nella nostra moneta, non è quella usata sulle monete del XV secolo. Infatti in queste troviamo le due aste delle due vocali piuttosto strette e presso a poco eguali tra loro, mentre nel nostro minuto l’asta di destra è larga e tozza come le aste di tutte le lettere antiche. È una bizzarria se vuolsi, riguardo alle consuetudini d’allora, l’aver usato queste due lettere in questa moneta, ma oltre che il semigotico non è incompatibile col declinare del Sec. XIII, ridotto a questa forma è anzi caratteristico dell’epoca. Notisi inoltre che un a precisamente eguale trovasi come iniziale di zecca sul grosso da un soldo del 1288 colla leggenda ianva q . devs ptegat; e che un n gotica trovasi tra le braccia della croce di uno degli ultimi denari di tipo antico. In ultimo, se in questo minuto si conservò la forma antica all’n, non è forse questo un segno che la nuova forma dell’a e dell’u costituiscano una vera eccezione allo scopo probabile di meglio accentuare il cambiamento del tipo del denaro? Nel secolo XV invece vediamo l’n e l’u abbandonare l’antica forma sui minuti del Raffaele Adorno; ma l’a che si fa semigotica sull’oro prima del 1442 e sull’argento al 1450, continua inalterata sui minuti fino al momento che si fa moderna.
Ulteriori considerazioni in favore della proposta lezione, emergono dall’esame fatto sulle evoluzioni della nuova forma di minuto, circa alle varianti successive nel tipo, nel peso e nel diametro.
Lasciando fuori questo per ora, abbiamo negli altri minuti quattro varianti principali ben distinte, le quali si succedono cronologicamente.