Novelle (Sercambi)/Novella XLI

Novella XLI

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Novella XL Novella XLII
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XLI


G>iunto lo preposto e la brigata a Roma essendoli piaciuto la novella de’ du’ amici, dicendo: «Tutti noi abiamo a rimanere in Roma almeno di x dì per prendere queste perdonarze e per vedere le cose antiche. E però comando che il giorno si vadi cercando tutti li perdoni e la sera, tornati all’abitagione, non vo’ che si canti né balli né stormenti si suonino; ma in cambio di tali cose comando a l’altore che una novella piacevole dica alla brigata fine che ora serà d’andare a dormire; e questa maniera vo’ che s’oservi, ma ben li comando che ora dica qualche moralità e poi segua quello ho ditto»; l’altore presto disse:

«O padre, eletto al popul cristiano
per fare osservar la legge
divina, e mo’ ti fai santo chiamare,
che tutto ’l temporal vuoi tu romano,
sogiochi e chi t’elegge
per libertà e lo ’mperio aterrare.
Tu, Pietro, prima pietra dell’altare
fondato per Colui che ’l sangue sparse
(per nostr’amor tant’arse!),
credo quel ch’ora vedi non pensasti,
che le chiavi che in man ti puose il Verbo
dovesser far superbo
costui, che l’ha da chi tu le lassasti;
né credesti che stesse allor sì fiso
che le reni volgesse al Crocifisso».

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Lo giorno visitato li perdoni e quelle chiese sante, e ’l preposto raguardato la grandezza della Città e delle belle mura e le porti di quella colli torioni d’intorno; e tornati la sera, cenarono. E voltatosi a l’altore e comandatoli che la novella debia dire in luogo delle danze, e ditta, la brigata vada a posare; l’altore, voltatosi alla brigata parlando, dicendo:


DE FIDE BONA

Di uno giudeo nomato Adamo: vedendo venire a Roma
molti signori e gentili omini a visitare la corte di Roma,
per quello si fe’ cristiano, come in ditta novella


F>u innella città di Roma, dove stasera siemo, uno giudeo nomato Adamo, molto intendente della sua legge e gran maestro, il quale doppo molto tempo stato in Roma, vedendo venire imperadori re e gran signori et altri venerabili e savi omini a visitar la corte di Roma, immaginando fra se medesmo Adamo come potea esser che tanti valenti omini vernano a fare reverenzia al papa de’ cristiani; e doppo molto pensare, fra sé disse: «Per certo questo Cristo de’ cristiani dé esser gran fatto, poi che così mantiene i suoi servidori e cristiani; e per certo, se io fusse certo di tal fede, volentieri quella torrei. Ma non sòe chi del vero me ne sapesse dichiarare, però che se al papa od altri volesse da loro esser certo, loro per non esser biasmati direnno che la fede loro fusse perfetta. E così, volendo io esser certo di tale cosa, mi conviene andare a persona non sospetta; e non ci veggo persona che di tale cosa mi possa far certo se non che io n’anderò innella chiesa di san Piero, e quella che i cristiani chiamano la Vergine Maria la quale prima troverò in tal chiesa, quella domanderò che mi faccia certo di quello hoe sospetto».

E fatto questo proponimento, la mattina levatosi n’andò nella chiesa di San Piero, et <a> una colonna della ditta chiesa vidde Nostra Donna dipinta col Figliuolo in braccio, e pensò di volere domandarla acciò che fusse certificato della verità e chi era quello [p. 197 modifica]che tenea in braccio, e po’ dimandar Nostra Donna di parte in parte secondo che a lui serà alla domanda risposto. E fatto tal pensieri, subito renduto alquanto reverenzia a Nostra Donna disse in rima:

«Dimmi per tuo onore,
se ti piace, donzella,
chi è cotesta stella,
che di saperlo mi strugge il cuore».

La Vergine Maria, sapendo il buon proponimento di Adamo, per darli buono exemplo et anco per fare la fé di Cristo per lo ditto adorare et ad exemplo di chi volesse mai tenere il contrario et a esaltazione di tutti i cristiani, s’inclinò di dare responso a Adamo giudeo. E alla domanda di Adamo rispuose secondo il modo che a lei fu domandato rispondere. E cominciò a dire:

«Con tanto desiderio
fai tua petizione
che già niente tel posso negare.
Or intendi il misterio
della responsione:
questi morendo dé te ricomperare.
E per me’ satisfare
a tutto ’l tuo disio:
questi è il Figliuol di Dio
che prese carne di me per tuo amore».

Udito Adamo giudeo la consolata e devota responsione fatta alla sua domanda et essendo fatto chiaro che ’l Figliuol della Vergine Maria era Figliuol di Dio, volendo più oltra sapere disse che Lei lo dichiari se tal Figliuolo è quel Messia che’ giudei aspettano; e disse:

«Un fuoco innella mente
il tuo parlar m’ha misso,
donzella, che mi dà pena e diletto;

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l’anima doglia sente,
e ’mpallidisce il viso,
e viemmi meno il debile intelletto;
sì e no m’è sospetto,
ma piacciati, Maria:
dimmi s’ell’è Messia
promesso dalla legge e ’l Salvatore».

La groriosa Vergine, vedendo già Adamo aver creduto che ’l suo Figliuolo era Idio et avendo udito la dolce domanda se tale era Messia, per farlo chiaro, vogliendo i suoi preghi condescendere, disse:

«La mente in alto leva,
e lo Spirito Santo
e Dio vedrai in questa carne unito.
Costui Adamo et Eva
e ’l mondo tutto quanto
creò eterno, et è infinito.
Quest’è che esaldito
ha de’ Padri la voce,
quest’è Messia che ’n croce
del sangue suo fu di noi redentore».

Adamo, chiarificato della graziosa risposta e certificato il Figliuolo della Vergine Maria esser quello Messia che’ giudei aspettano, ma per voler esser più certo disse se tal Figliuolo è nato di vergine, quasi a dire: «Tu avei marito quando tal figliuolo parturisti: come può esser che di vergine nato sia?» E domandato l’ha in questo modo, cioè:

«Tanta dolcezza sento
del tuo parlar, Maria,
di questo frutto tanto dilettoso:
ma in parte pavento
perché di vergine dia
nasce, donzella che mai <ebbe> sposo.

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Non mel tener nascoso:
lume nel cuor m’incende,
ad adiutorium intende,
sí ch’io ricognosca il mio Signore».

La eccellentissima Vergine Maria, cognoscendo che Adamo già credea el suo Figliuolo esser quel vero Messia, e avendo sentito il sospetto che prendea, se tale figliuolo era nato di vergine, per onestare il Figliuolo et anco sé e per certificarlo della verità, e <con> voce soavissima disse:

«Io son di Dio sposa
in virginità santa,
che luce in me più che stella serena;
io son candida rosa
in umiltade tanta
che dir m’ha fatto: ‛Ave, gratia pien’.
Parturì senza pena
questo mio Figlio e Padre,
e son vergine e madre,
fattura son dell’etterno Fattore».

Certificato Adamo il Figliuol di Dio esser Idio e quello Messia che’ giudei aspettano et esser nato di vergine per lo Spirito Santo, con devotissimo cuore rendéo grazia in questa forma, cioè:

«Tal è l’offesa grave
che t’ho fatto, donzella,
ch’io ti domando per grazia mercede:
o dolce Vergine, ave,
ave lucente stella,
ave, reina, fontana di fede.
Beato ti chi crede,
benedetto sia il frutto
che ’l tuo ventre ha produtto,
Cristo Gesú, ch’è fior sopr’ogni fiore!»

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La reverenda Madre di Cristo, udendo la dolce ringraziazione che Adamo avea fatto a Dio et a Lei e vedutolo disposto a farsi cristiano e lassare la fede giudaica, distendendo la mano lo benedisse.

Et Adamo, partitosi, come più tosto potéo si fe’ cristiano, vivendo poi come verace cristiano, e finì li dì suoi con santità.

Ex.º xli.