Novelle (Sercambi)/Novella LXXIII

Novella LXXIII

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LXXIII


R>estata la bella novella, i cantatori e cantarelle con dolci voci una canzona piacevole <disseno> in questo modo:

«Se tanto gosta il ben quanto ’l dir male,
deh, perché a’ più di ben parlar non cale?
Il favelar colla ragione abiamo
vantagio noi dalli animali brutti;
e se fuor d’onestà noi operiamo,
simili a loro ci facciamo tutti.
Chi parla molto e ben suo dir non frutti,
riso li è in bocca e tenuto è bestiale».

E ditta, il preposto disse a l’altore che una novella dica fine all’ora della cena. L’altore disse:


DE PRESUMPTIONE STULTI

Di Salvestro barbieri di Bargecchia: come messer Bernardino de’ Cattani di Montemagno, radendosi, li donò tutto lo legname di una casa che facea lo barbieri.


F>ue nel contado di Lucca, in una villa chiamata Bargecchia, uno barbieri nomato Salvestro, lo quale facea l’arte da rader innella ditta terra; et era di quelli d’una grande oppinione, che prima che si fusse inclinato ad andare a radere uno fuor di casa, serè’ stato tutto l’anno senza radere.

Avenne che uno sabato del mese di luglio uno messer [p. 322 modifica]Bernardino, cavalieri e cattano di Montemagno di Lucca, il quale avendo necessità di radersi la barba venne a questo Salvestro che di lungi li era un miglio e mezzo; et essendo il ditto messer Bernardino tra le mani di Salvestro barbieri, mentre che ’l ditto la barba radea disse: «Messer Bernardino, io vo’ che voi mi diate quelli bordoni della casa vostra da Schiava che è caduta, acciò che io possa la mia raconciare». Messer Bernardino disse: «E tu l’abbi». Come più oltra Io rade, li disse: «Messer, e simile vo’ mi diate quelli travicelli e le taule che a questa mia casa bisognano». Messer Bernardino dice che se le pigli. Et avendo già rasa una delle mascelle, venendo a rader l’altra disse: «O messer, io prenderò quelle belle pietre della vostra casa, che vo’ far fare la mia». Messer Bernardino disse: «Io te le do». Raso la seconda mascella, radendoli la gola disse: «Deh, messer, quelle piastre della vostra casa caduta mi sono necessarie e però vorrei me le deste». Messer Bernardino dice che per esse vada. Et avendolo quasi tutto raso salvo i labri, disse: «Messere, perch’io hoe una vigna che molto vino mi fa, ho bisogno di quelle li botticelle che innella ditta casa sono». Messer Bernardino parla: «O Salvestro, tutto ciò che io ho è tuo: và et aregatelo».

Salvestro quando l’ha raso dice a messer Bernardino: «Io soglio pigliare xii denari della raditura della barba; io sono contento che non mi diate se non viiii denari, però che io vi voglio fare a piacere iii denari perché m’avete concedute tutte quelle cose che io v’ho chiesto». Messer Bernardino dice: «O Salvestro, come potrai sostenere te e la tua famiglia a farmi piacere tanto? Che se ogni volta ch’io ci venisse mi lassassi in denari, più di ii fiorini l’anno perderesti, e saresti disfatto e me aricchiresti». Salvestro dice: «Doh, messere, siate contento per questa volta di ritener questi in denari in dono; posto che io cognosco a me esser danno, nondimeno mi pare che voi meritiate tanto dono. E nondimeno, quando verrò a Montemagno vo’ desnare con voi». Messer Bernardino ched è raso, cavatosi di borsa viiii denari, a Salvestro li diè.

Partitosi messer Bernardino e ritornato a Montemagno, Salvestro subito impera tutti li omini di Bargecchia e quante bestie [p. 323 modifica]v’erano, e lui colla moglie e colli altri del comune la domenica mattina a Schiava n’andarono. E giunti, subito andarono a quella casa caduta di messer Bernardino. E cominciando le piastre e’ legname a voler caricare e le botti già messe fuori di casa per quelle portare, sopravenne il salano che la ditta casa con altre possessioni da messer Bernardino tenea, dicendo a Salvestro che volea fare. Salvestro dice che messer Bernardino li l’avea date. Lo salano dice: «Tu non toccherà’ niente fine che messer Bernardino non mi dà la parola». Salvestro dice: «Vieni meco a messer Bernardino, poi che non mi credi; che mi dovresti credere a uno gnaffi». Lo salano risponde: «Io vo’ che messer mel dica, e sono contento venire».

Salvestro e ’l salano si mosseno e giunseno a Montemagno, dove trovonno messer Bernardino con alquanti cavalieri et uomini in sulla piazza di Montemagno. E giunto, Salvestro disse: «O messer, io andava a Schiava per quel legname e piastre e botticelle che ieri voi mi deste, e questo vostro salano non me l’ha volsuto lassar pigliare. E però siamo venuti a voi, che li dichiate che me le dia». Dice messer Bernardino: «Lo mio salano ha fatto molto bene a non lassarle toccare, perché mai non mi ricordo che io te le desse». Salvestro: «Come, avete poga memoria che sapete che ieri me le deste?» Messer Bernardino dice: «Di vero, io non me ne ricordo». Lo barbieri rafermando li dice che quando lo radea tali cose li diè. Messer Bernardino dice: «Donqua, m’avei lo rasoio a la gola». Salvestro dice: «Ora ve siete aricordato che quando io v’avea lo rasoio a la gola le cose mi deste?» Messer Bernardino dice: «Salvestro, ora che tu non m’hai i’ rasoio alla gola le cose non ti vo’ dare. E a te, mio salano, comando che niente li lassi toccare». Salvestro disse: «Or udite, voialtri che qui siete, che per le cose che m’avea date io li avea donati in denari di quello che dar mi dovea della raditura». Messer Bernardino dice: «A quest’altra volta te ne darò xv e così ti contenterò».

Salvestro scornato si partì né mai messer Bernardino a tale barbieri andò.

Ex.º lxxiii.