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LXXIII


R>estata la bella novella, i cantatori e cantarelle con dolci voci una canzona piacevole <disseno> in questo modo:

«Se tanto gosta il ben quanto ’l dir male,
deh, perché a’ più di ben parlar non cale?
Il favelar colla ragione abiamo
vantagio noi dalli animali brutti;
e se fuor d’onestà noi operiamo,
simili a loro ci facciamo tutti.
Chi parla molto e ben suo dir non frutti,
riso li è in bocca e tenuto è bestiale».

E ditta, il preposto disse a l’altore che una novella dica fine all’ora della cena. L’altore disse:


DE PRESUMPTIONE STULTI

Di Salvestro barbieri di Bargecchia: come messer Bernardino de’ Cattani di Montemagno, radendosi, li donò tutto lo legname di una casa che facea lo barbieri.


F>ue nel contado di Lucca, in una villa chiamata Bargecchia, uno barbieri nomato Salvestro, lo quale facea l’arte da rader innella ditta terra; et era di quelli d’una grande oppinione, che prima che si fusse inclinato ad andare a radere uno fuor di casa, serè’ stato tutto l’anno senza radere.

Avenne che uno sabato del mese di luglio uno messer Ber-