Novelle (Sercambi)/Novella CVIII

Novella CVIII

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CVIII


L>a dilettevole novella ditta condusse la brigata a Caj, dove quine di vantagio fine alla mattina dimoronno.

E levati, il proposto comandò che l’altore dica una novella fine a Ricanati, ma prima dica una canzonetta. Al qual e’ rispuose che fatto serà. E voltatosi disse:

«Chi ’l dover fa, mal dire non curi altrui.

A voi, omini che essendo ad alcuni offici non volete che altri senta quello faite e fuora di tale officio sempre volete che chi possiede i’ luogo a voi faccia asentire tutto, ad exemplo dirò una novella, in questo modo:

DE PRESUMPTUOSIS

Quando Pistoia vivea a comune <alcuni presuntuosi> al fine loro tutto voleano fare, né non voleano consiglio.

N>el tempo che Pistoia vivea a comune innel quale si facea l’officio delli anziani, erano alcuni pistoresi si presuntuosi che essendo all’officio dell’anzianatico voleano tutto fare né mai voleano consiglio da persona. E perch’erano molti quelli che tal vita teneano, non conterò i nomi però che lungo serebbe, ma dirò che s’elli avenia che diposto l’officio e montasse l’altro officio, subito i preditti, doppo l’entrata di ciascuno anzianatico, se n’andavano in palagio dicendo a li anziani nuovi: «Così si vuol fare e così si vuol dire». E tanto diceano, che tutto ciò che in quello officio [p. 476 modifica]far si dovea o facea, convenia che per ditto di tali li anziani facesseno. E tale vita tennero più tempo (e perché innella nostra città di Lucca sono assai di quelli che tal maniera tegnano, che senza esser richiesti spessisime volte vanno a palagio dicendo a li anziani: «Voi avete mandato per me: che volete?», li anziani, che niente ne sanno, li danno qualche cosa a fare. E per questo modo par ch’e’ debiano sempre esser le fronde del porro).

Ritorno a dire che, essendo stato in Pistoia molti anziani li quali di continuo faceano quello che i sopraditti voleano, divenne che essendo tratto gonfalonieri di giustizia uno nomato Cesari delli Ottaviani, giovano e savio et ardito, il quale, prima che in palagio montasse, diliberò fra sé medesmo non volere fare cosa che per li soprascritti fusse loro messa innanti; entrando in calendemagio all’officio, la mattina prima che altri a loro venisse parlò il ditto Cesari gonfalonieri a’ compagni anziani, dicendo loro: «Fratelli e compagni miei, voi dovete avere veduto che quando i tali sono anziani, come ora siamo noi, vogliono di continuo fare del palagio e del comune a loro modo, e non che voglino far quel che altri vuole, ma quello che inne’ consigli richiesti sono consigliando, far non vogliano; e sempre innelli altri anzianatichi hanno voluto la preminenza e che altri abbia fatto a loro modo. E per questo aviene che ognuno riceve le grazie che per lo comune son fatte da loro, et ellino n’hanno li buoni presenti. E pertanto, se mi volete aconsentire, io penso che questo officio porterà pregio di quanti ne sono montati molti anni passati; e però ognuno ne dica il suo parere». Li compagni disseno che erano contenti di seguire quello volea, dicendo: «Tu se’ il fattore e aldiutore».

E mentre che tali parole diceano, vennero quelle gran frondi di porro faccendo dire al collegio che dentro entrar voleano per narrare alcuna cosa. Lo gonfalonieri li fe’ metter dentro, dicendo: «Dite quello volete». Loro disseno: «Èglie di necessità che voi facciate oggi la cotal cosa prima che si desni; e dapoi, doppo desnare, farete la tale e la tale, e domattina si vorrà fare le tali léttore; e quello che poi sarà di bisogno fare, noi verremo a voi e diremvi quello vorremo che facciate». E molte altre frasche disseno. Lo gonfalonieri disse: «Voi siate li benvenuti: noi faremo [p. 477 modifica]tutto ciò che ditto ci avete, e così ogni dì secondo che accadrà faremo». Coloro dissero: «Ora così si vuol fare».

E licenziati, li anziani dissero al gonfalonieri: «Oh, voi avete promesso loro il contrario della vostra intenzione». Lo gonfalonieri disse: «Così con tali genti si vuol fare; ma lassate fare a me». E subito richiesto il cancillieri, ferono il contrario. < . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . > sentiamo che fatto avete e quanto sia stato buona cosa a non seguire quello che ditto v’avavamo». Lo confalonieri disse: «A noi parve che voi ci diceste quello che fatto abiamo». Coloro disseno: «E’ si vuole aprire l’orecchi e non stare col capo voto al servigio del comune». Lo gonfalonieri disse: «Voi dite vero: non si farà più». Coloro replicano: «Or faite che oggi facciate rifermare l’officiale della grassa». Lo gonfalonieri disse: «Serà fatto».

E partiti quelle frondi di zucca, lo gonfalonieri subito co’ compagni cassaron dell’oficio il ditto officiale, faccendoli notificare per lo loro cancillieri. L’officiale subito andato a quelle frondi di porro e narrando loro come era stato casso, coloro ciò udendo disseno: «Noi andremo al palagio doppo desnare e quello che hanno fatto vorremo sapere und’è proceduto, che male a loro vuopo tal cosa fatto hanno».

E doppo desnare, di rabbia pieni al palagio n’andonno, dicendo: «Und’è venuto che l’officiale della grassa, del quale stamane vi parlammo, l’avete cassato, che sapete v’avavamo ditto che si rifermasse, che ben si può dire oggi questo collegio aver fatto du’ grandi mattìe? E pertanto faite che rifermo sia poi che noi vel dichiamo». Lo gonfalonieri, che avea da’ compagni che lui rispondesse, disse: «O voi, che di continuo volete l’officio dell’anzianatico di Pistoia: e <quando> voi anziani sete tutto volete fare, e quando altri <è> anziano volete che faccia a vostro modo; e così ve ne sete andati d’anno in anno. E pertanto, noi che anziani siamo, volemo esser noi anziani e vogliamo fare a nostro modo e non a vostro. E dichianvi: se sete tanto arditi che in questo palagio intrate senza esser richiesti, noi vi faremo gittare giù da le più alte finestre di questo palagio; et innella [p. 478 modifica]malora levatevi dinanti da noi e faite che mai non v’avegna che non essendo richiesti qui vegnate!».

Udendo coloro tal parlare, senza altro dire del palagio si partirono né mai da tale officio richiesti funno. E fu tanto pregiato quello che fatto aveano quello anzianatico, che mai non fu neuno che senza esser richiesto al palagio andasse se non fusse caso stretto per utilità e bene del comune di Pistoia.

E per questo modo funno scornati coloro che ognuno teneano sotto i calci.

Ex.º cviii.