Notizie storiche intorno all'origine di Prato/Come Maria Vergine Madre di Dio diede la sua Cintola a San Tommaso Apostolo

Cap. III - Come Maria Vergine Madre di Dio diede la sua Cintola a San Tommaso Apostolo

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Cap. III - Come Maria Vergine Madre di Dio diede la sua Cintola a San Tommaso Apostolo
Del Territorio della Comune di Prato (Topografia) Per qual maniera ed in che tempo la Cintola di Maria Vergine fosse portata in Prato
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CAPITOLO III.


Come Maria Vergine Madre di Dio diede
la sua Cintola a S. Tommaso Apostolo.
1


Volendo io raccontare, come Maria Vergine nostra Signora diede all’apostolo S. Tommaso il suo preziosissimo Cingolo, fa prima di mestiere che io prenda a discorrere del Transito Santissimo, che Ella, sciolta da tutte qualità umane, fece da questa mortale alla eterna vita, cioè al Cielo, stanza di sempre durevole Beatitudine, e dove nulla di più si brama, né bramar più lice. Io dico adunque colla autorità di S. Giovanni Damasceno, del Metafraste, e di Niceforo Calisto, non rigettata, ma seguitata bensì, siccome in [p. 52 modifica]altre cose, così ancora, intorno alle particolarità del Transito di Maria Vergine Madre di Gesù Cristo, dal Cardinal Baronio eziandio; io dico adunque, che poco avanti, che la Madre di Dio morisse, fu a Lei dal suo Divino figliolo un Angiolo mandato, acciocché datole prima un ramo di Palma, in segno di Vittoria, l’avvisasse, che imminente era il tempo di sua santissima morte, e, che essendo gli apostoli per diverse parti del mondo a diffondere la Legge Evangelica impiegati, furono tutti (toltone S. Tommaso) per divina onnipotente volontà, per aria in Gerusalemme portati, ed in quel luogo appunto, ove Ella dimorava, condotti. Presenti furono gli apostoli al Transito di nostra Donna, e poiché Ella morta fu, essendo eglino per gran dolore, che in riguardo alla mancanza della Madre del Salvatore e Maestro loro sentirono, tristi e piangenti, ordinarono, che al sacratissimo Corpo di essa, il quale deesi credere che vestire, ed ornare facessero con decorose vestimenta, data fusse sepoltura. E mentre, che il Santissimo [p. 53 modifica]Cadavere al sepolcro condotto era, un certo ebreo miscredente, ed empio, si sforzò con sacrìlega baldanza di gettarlo per terra; ma appena egli l'ardita mano distese che ella tosto s’inaridì, talché più adoperar non la potea; onde di suo errore avvedutosi tutto tremante pregò gli apostoli, che per loro orazione sanato fosse; e quegli per lui il sommo Dio, e la gran Madre di esso pregando, la sanità che prima aveva gli ottennero. Riposto finalmente nel Sepolcro il Sacrosanto Corpo, indi a poco sovraggiunse l’Apostolo S. Tommaso, ancora egli per Divina volontà colà condotto. E perchè agli altri apostoli parea, che egli la morte di Maria Vergine creder non volesse, al Sepolcro il condussero; ed alzata la pietra, che il copria, per mostrargli il Sacro Cadavere, videro che più non vi era, e conobbero allora che la gran Madre di Dio col corpo, e coll’anima al Cielo assunta fu, siccome altresì ogni buon cattolico di presente tiene, venerandone con S. Chiesa solennemente la memoria. Questo è quanto intorno al Transito di nostra Donna [p. 54 modifica]coll’autorità de’ mentovati Sacri Scrittori io intendo di raccontare. Ma intenzione mia essendo principalmente di scrivere, come la Madre di Dio diede il suo Sacro Cingolo all’Apostolo S. Tommaso, io soggiungo alle cose fino adesso narrate, che mentre che S. Tommaso venne a Gerusalemme e per il Monte Uliveto passando in tempo già che Maria Vergine morta era e sepolta, levò gli occhi in alto, e vide la Regina degli Angioli che col suo Sacratissimo Corpo, da un celestiale sfolgorante lume circondata, al Cielo n’andava: e quegli allora, inginocchiandosi, che di lui misericordia aver volesse, divotamente la supplicò, e colla sua benedizione qualche segnale ancora le domandò, per cui maravigliosa Assunzione di Lei al Cielo potesse dimostrare; ed Ella, le preghiere di lui graziando, lo benedisse, e levandosi dal Santissido fianco la sua Cintola, colla quale e con gli altri vestimenti fu nel sepolcro collocata, allo stesso S. Tommaso la gettò e la diede. L’Apostolo allora con somma devozione e tenerezza prendendola, [p. 55 modifica]a ritrovare gli altri apostoli se n’andò, i quali a lui dicendo che la Madre di Dio morta era, dispiacenza mostrarono, che al suo Transito ritrovato non si fosse, ed interrogati da esso, ove avessero sepolto il Corpo di Lei, gli fu tosto indicata la tomba; ma egli francamente dicendo, che ivi il Sacrosanto Corpo non si ritrovava, pieni tutti di maraviglia, isbigottironsi, ed avendo S. Pietro ripreso prima S. Tommaso, quasi creder non volesse la morte di Nostra Donna come altra volta la resurrezione di Gesù Cristo credere non volea, se n’andarono al Sepolcro, ed aprironlo, come eziandio di sopra narrato abbiamo, e non veggendovi più il Santissimo Cadavere, si smarrirono affatto per lo stupore: ed allora S, Tommaso raccontò loro, come la cosa passata era, ed a ciascuno mostrò la Cintola di Maria Vergine, dell’assunzione sua al Cielo chiarissimo segnale. In questa maniera ottenne S. Tommaso dalla Madre di Dio la preziosissima reliquia del suo Sacrosanto Cingolo; e benché di ciò dai più antichi scrittori Ecclesiastici non [p. 56 modifica]sia stata fatta espressamente menzione, ne fu nondimeno ricevuta la notizia fia da quel tempo dai fedeli, e divoti Cristiani, e poi per tradizione, ne fu continuata sempre la memoria fino ai nostri giorni, con un culto distintissimo, verso questa gran Reliquia. E che quanto io dico sia vero, ben lo dimostrano, oltre a non pochi scrittori, che di ciò hanno trattato, le seguenti notizie ed osservazioni. Indubitata cosa si è che tra l’orto di Getsemani, ed il Monte Uliveto vi è tuttavia, e si vede un masso, sul quale per antica tradizione si dice che cadesse la Cintola, che Maria Vergine diede a S. Tommaso, quando al Cielo se n’andava, e della Cintola stessa ancora nel medesimo masso la forma impressa, per quanto si crede, miracolosamente incavata si vede. Di questo masso e della Cintola sopra di esso caduta, quando all’Apostolo fu data da Maria, ne fanno menzione coloro, che del viaggio di Terra Santa hanno scritto, asserendo che tutti i pellegrini che a visitar vanno quei Luoghi Santi, anche alla visita di questo masso [p. 57 modifica]si portano per la venerazione e per la memoria del fatto che si dice esservi seguito, e perchè alcuni anni d’indulgenza per questa visita ottenere si possano. Ed io ho con persone di credenza degnissime, che in quei Santi Luoghi sono state, ragionato le quali asserito mi hanno, che più volte fu da loro per divozione questo masso visitato, in riguardo alle cose sopra narrate; e che mosse da una santa curiosità, osservarono attentamente la forma della Cintola in esso impressa e conobbero, che con quella impressione, si per la lunghezza, come per la larghezza di essa, la Sacra Cintola, che in Prato si custodisce e si venera, appunto si rappresentava. Confermano non poco altresì, che Maria suo Cingolo desse a S. Tommaso, moltissime relazioni, ovvero, come anticamente si dicea, leggende di questo fatto; le quali di antico carattere, ed in cartapecora eziandio, non solo per le case private, ma nei pubblici luoghi, e nelle librerie si conservano. E di queste antiche relazioni, o leggende, nelle quali ancora, come la [p. 58 modifica]Cintola a Prato portata fosse, si racconta, nel proseguimento di queste notizie, in un Capitolo di per se, nel quale anche una intera relazione rapporterò, ho determinato colle osservazioni necessarie, e per conformazione maggiore della verità, di ragionare. E perchè viepiù sempre la credenza dei fedeli intorno a ciò si conosca, non poco indizio e chiarezza ne danno molte antichissime sculture e pitture, e di quelli stessi tempi altresì, ne' quali l’arte del dipingere, per opera di Cimabue, e di Giotto a risorgere incominciò. E queste pitture e sculture in molti luoghi e città veder si possono. Imperciocché, senza rammemorare quelle, che sono in Prato, e rivolgendoci alla maravigliosa, e gran Chiesa Metropolitana di Firenze, detta altramente S. Maria del Fiore, si vedrà esternamente, sopra la porta laterale che guarda verso la strada dei Servi e quella del Cocomero, si vedrà, dico, scolpita in marmo, Maria Vergine che di su alto a S. Tommaso la Cintola dona, e consegna opera del celebre scultore Iacopo della [p. 59 modifica]Quercia, grandemente dal Vasari nella vita di esso commendata. La stessa cosa appunto si vede ancora dipinta di maniera antica, ed in Firenze pure, nella facciata delle stanze della Santa Inquisizione, che accanto sono alla gran Chiesa di S. Croce dei Minori Conventuali ed è fattura di Lorenzo di Bicci, tra le altre sue la più stimata. Nella medesima città di Firenze, oltre a molti luoghi, si può questo stesso fatto, sempre di antichissima maniera dipinto vedere, e nella Cappella degli Spini, posta nella Chiesa della SS. Trinità de’ Monaci Vallombrosani, e nella Chiesa di S. Tommaso Apostolo in Mercato Vecchio, tenuta comunemente, come attesta Ferdinando Leopoldo Del Migliore nella Firenze Illustrata per una delle prime che fondate fossero in Firenze; poiché in questa Chiesa, Maria Vergine la sua Cintola a S. Tommaso consegnante si vede, dipinta nella Tavola dell’altare maggiore, fattavi già collocare nel 1460 dal gran Cosimo de’Medici, Padre della Patria, in cambio d’altra simile, che sino nell'anno 1195 da un certo [p. 60 modifica]Marchisello dipinta, era ivi stata posta, e finalmente nella Chiesa ancora delle Monache di Annalena al primo altare a man destra in entrando. Fuori di Firenze, senza andare ogni terra, ed ogni città rammentando, vedere al puote la Madre di Dio, da vecchia mano delineata, in atto di dare a S. Tommaso la sua Cintola, in Pisa nello Spedale di S. Chiara, in una stanza chiamata la medicherìa, ed in Venezia in un’altare della Chiesa dell’insigne monastero di S. Lorenzo. E finalmente in Ortona, città dell’Abruzzo, non solo è dipinta nostra Donna, che suo Cingolo a S. Tommaso consegna, nel chiostro de’ Minori Osservanti, ma nella Chiesa Cattedrale ancora, nella Cappella, in cui come leggesi nel martirologio Romano e nelle note al medesimo del padre Agostino Lubino Agostiniano; si conserva il sacro Corpo di questo glorioso Apostolo, e come lasciò scritto altresì il padre Francesco Maria Pagnozzi da Pistoia cappuccino, nella sua Maria Trionfante: essendo ben dovere, che si veda la memoria di un dono così [p. 61 modifica]considerabile, che la Regina degli Angioli fece a S. Tommaso, in quel luogo appunto, ove riposa il corpo del medesimo. Da tutte queste cose ben raccogliere, e dedurre se ne puote la tradizione, che è sempre stata presso i fedeli, che la Cintola di Maria nostra Donna fosse da essa data all’Apostolo S. Tommaso. E benché S. Antonino arcivescovo di Firenze, seguitato dal cardinale Baronio, nella sua somma istorica, come cosa apocrifa consideri la narrazione di questo fatto; nondimeno perciò non si rompe già e non si toglie via la tradizione, che in ogni tempo se n’è mantenuta. Perciocché nello stesso tempo, che S. Antonino vivea, e che la sua istoria scriveva, moltissime pubbliche sculture e pitture, erano in Firenze, come di alcune abbiamo già fatto menzione, le quali la Madre di Dio sua Cintola a S. Tommaso consegnante rappresentavano; e molto ancora ne’ suoi medesimi tempi si dipinsero e si scolpirono, ed in pubblico distinto luogo si collocarono, come fu quella sopra la porta laterale della Metropolitana di [p. 62 modifica]Firenze fatta da Iacopo della Quercia scultore; e quell'altra nella facciata delle stanze della S. Inquisizione accanto a S. Croce, dipinta da Lorenzo di Bicci, nel tempo appunto che S. Antonino era arcivescovo; e pure egli non proibì giammai, che questa istoria si dipingesse, e che alla pubblica venerazione si ponesse; e nemmeno ordinò, che le già dipinte e scolpite, fossero guaste, e levate. Dal che ben si raccoglie, che, siccome in qualsiasi voglia altro luogo, così ancora a Firenze né meno per una particolare opinione di S. Antonino, non restò giammai interrotta la tradizione del dono preziosissimo che Maria Vergine fece di sua Cintola a S. Tommaso. E quanta forza nella Chiesa abbia la tradizione eziandio puramente ecclesiastica come è questa, di cui si ragiona, non parlando di qùella Santissima, che Apostolica si chiama, poiché da sacrosanta e più sublime sorgente ella deriva, ben lo insegnano i teologi della Chiesa Cattolica tra i quali vi è chi afferma, che se togliessero via queste umane tradizioni, molte cose, [p. 63 modifica]che adesso nella Chiesa con Cristiana pietà venerate sono, necessariamente vacillerebbero: ond’è, che io giudico, che molta considerazione aver si debba a ciò disse S. Girolamo nell’Epistola 52 della nuova edizione di Parigi, a Lucinio indirizzata in cui si legge — Ego illud breviter te admonendum puto, traditiones Ecclesiasticas (praesertim quae fidei non officiant) ita observandas, ut a maioribus traditae sunt. E specialmente si deve ciò praticare intorno alla nostra Sacratissima Reliquia; della quale oltre alla tradizione, alcune rivelazioni ancora per Divino volere a sante e devote persone accadute, e dalla Chiesa non proibite, né rigettate, si leggono per le quali che Maria Vergine il suo Cingolo donasse a S. Tommaso, si conferma. Ma ritornando a S. Antonino arcivescovo, benché egli consideri, come narrazione men vera, che la Regina degli Angeli andando al Cielo gettò la sua Cintola a S. Tommaso, nulla di meno egli é di parere, che questa SS. Reliquia, in qualsivoglia maniera a noi fosse già [p. 64 modifica]lasciata possa essere presso i divoti cristiani, e da loro con venerazione conservarsi, poichè nel medesimo citato luogo soggiunge, che piamente creder si puote che il Cingolo di Lei sia in questo mondo, il quale si dice essere in Prato, ed al popolo pubblicamente mostrarsi, e queste sono le stesse sue parole — Satis piè credi potest, Cingulam eius haberi in terris, quod dicitur Prati esse, ecc. popilo ostenditur.

  1. questa narrazione è stata tolta dallo storico Bianchini.