Notizie storiche delle maioliche di Castelli e dei pittori che le illustrarono/Capitolo VIII/Fuina Gesualdo

Capitolo VIII - Fuina Gesualdo

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FUINA GESUALDO.

Nacque Gesualdo Fuina a’ 19 di aprile del 1755 da Nicola Amato, e da Palma d’Annunzio. Sin da fanciullo mostrò grande attitudine alla pittura; perciò il padre assai per tempo lo applicò a quest’arte, porgendosi egli stesso maestro ed esempio al figliuolo. Sventuratamente però, giunto ai primi anni della sua gioventù, s’avvide che i paterni insegnamenti più non bastavano a reggerlo nel malagevole sentiero; perchè quel dabbene uomo non passava il mezzano nella sua arte: nè potette procacciarsi fuor della casa maestri migliori, chè la pittura in maiolica vedevasi a que’ dì volgere in basso nella nostra Castelli. Ma egli, senza punto sconfidare, con la forza dell’ingegno, e con gl’incessanti studî tanto innanzi procedette, che giunse a dipingere con lode a fuoco di 24 ore.

Però siccome in quel tempo più di questa specie di [p. 67 modifica]pittura pregiavasi l’altra detta a fuoco di muffola, o a riverbero, venne al giovine artista gran voglia d’impararla: e tanto fece con Saverio Grue, che l’indusse a insegnargli questa nuova maniera di dipingere a smalto. Fatto così pago il suo desiderio, con tanto zelo ed amore diedesi ad operare con siffatto metodo sulla maiolica, che videsi in breve salire in fama, ed i suoi lavori aversi in pregio ed esser cerchi da molti. Le persone distinte, che traevano alla sua patria, non mancavano di visitare l’officina di Gesualdo, e di lodare i suoi dipinti, ch’egli con mirabil franchezza alla loro presenza eseguiva: così divenne caro ed accetto a molti signori, tra’ quali piacemi rammentare il chiarissimo Marchese Dragonetti, che l’onorava di sua amicizia, ed affettuosamente gli scriveva1.

Essendo già gravato dagli anni, scrisse un trattatello sul modo di preparare i colori a smalto, acciò con lui non perisse il frutto delle molte sue fatiche; ed i figli per via più breve giungessero a toccar la cima di quest’arte difficilissima. Ma nè questi nè altri che gli vennero dietro, lo potettero raggiungere; perciò la pittura sulla maiolica con lui si estinse in Castelli a’ 15 di maggio del 1822.

I fiori e gli animali, e segnatamente gli uccelli e le farfalle sono i subbietti, che il Fuina prese d’ordinario a trattare. Le sue maioliche dipinte a fuoco di 24 ore portano per lo più segnato il suo nome: ma di esse [p. 68 modifica]pochissime se ne veggono, perchè non attese lungamente a questa specie di pittura. Io posseggo una guantiera (che per testimonianza de’ figli, a lui si appartiene), nella quale è colorata a gran fuoco l’arme della mia famiglia con squisito magistero: i cartocci dello scudo sono disegnati ed ombrati con tanto artificio, che sembrano di rilievo: bellissimi per grazie e per movenza sono i due puttini, che sostengono l’arme. Questa piccola dipintura, che si può ammirare anzichè lodare, è così finita, che la mano d’un artista eccellente meglio non avrebbe potuto farla sull’avorio a punta di pennello. Aggiunge pregio a questa maiolica la finezza de’ colori, e la somma bianchezza ed uguaglianza dello smalto: il che mostra che il Fuina fosse valente in tutte le parti attenenti all’arte ceramica. Sono meno rare le sue pitture a fuoco di muffola, che rappresentano animali e fiori, pregevoli per disegno e per colorito: esse si riconoscono dalla F, o dalla faina impressa di sotto alle sue maioliche.

Note

  1. V. Documento X.