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[p. 242 modifica]Ora dirò de’ suoi costumi esteriori. Vestiva da prete; non però assunse gli ordini sacri; e [p. 243 modifica]si faceva chiamare Didimo di nome, e chierico di cognome; ma gli rincresceva sentirsi dar dell’abate. Fuor dell’uso de’ preti, compiacevasi della compagnia degli uomini militari. Viaggiando perpetuamente, desinava a tavola rotonda con persone di varie nazioni; e se taluno (com’oggi s’usa) professavasi cosmopolita, egli si rizzava senz’altro. S’addomesticava alle prime; benchè con gli uomini cerimoniosi parlasse asciutto; ed a’ ricchi pareva altero; evitava le sette e le confraternite; e seppi che ricusò due patenti accademiche. Usava per lo più ne’ crocchi delle donne, per ch’ei le reputava più liberalmente dotate dalla natura di compassione e di pudore; due forze pacifiche le quali, diceva Didimo, temprano sole tutte le altre forze guerriere del genere umano. Era volentieri ascoltato, nè so dove trovasse materie, perchè alle volte chiacchierava per tutta una sera, senza dire parola di politica, di religione, o di amori altrui. Non interrogava mai per non indurre, diceva Didimo, le persone a dir la bugia: e alle interrogazioni rispondeva proverbi o guardava in viso chi gli parlava. Accoglieva lietissimo nelle sue stanze: al passeggio voleva andar solo, o parlava a persone che non aveva veduto mai, e che gli davano nell’idea: e [p. 244 modifica]se alcuno de’ suoi conoscenti accostavasi a lui, si levava di tasca un libretto, e per primo saluto gli recitava alcuni squarci di traduzioni moderne de’ poeti greci; e rimanevasi solo. Usava anche sentenze enigmatiche. Nessun frizzo; se non una volta, e per non ricaderci, rilesse i quattro evangelisti. Ma di tutti questi capricci e costumi di Didimo, s’avvedevano gli altri assai tardi; perch’ei non li mostrava, nè li occultava; onde credo che venissero da disposizione naturale.