Nè formidabile uso
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SOPRA LA MORTE DEL PRINCIPE
D. FRANCESCO MEDICI1.
Nè formidabile uso
Di parto femminil mostri e portenti
Non ci turbò le fronti;
Nè turbine rinchiuso
5Scosse dell’ampia terra i fondamenti,
O fe’ crollare i monti;
Nè per gli spazi della notte ombrosi
Spiegò cruda Cometa i crini ondosi.
Volgean liete e sicure,
10(O degli umani cor vani pensieri!)
Al nostro viver l’ore:
E pur caduto, è pure
Oggi de’ pregi di Toscana alteri,
E spento il non minore,
15Di cui l’orrido gel ne’ più verd’anni
Sembra che Italia a lamentar condanni.
Non mi querelo a vôto,
Lasso! chè alma gentil su caso indegno
A gran ragion sospira:
20Atropo dura, e Cloto,
Perchè verso di noi tanto disdegno?
Onde risorge l’ira?
Di nostro orror non v’appagaste, quando
N’involasti il gran Sol di Ferdinando?
25Ahi che l’orribil volo
Spiegate, ahi che più ree fate ritorno,
Ebbre di fier veneno!
Ecco nembo di duolo
Copre Firenze, ed al bell’Arno intorno
30S’adombra ogni sereno:
Ecco sbandito il suon, deposti i fregi,
E sepolto il gioir di tanti regi.
Or d’alta angoscia oppresso,
Ove devo imparar note funeste,
35E nuova arte di pianti?
Vergini di Permesso
Deh disperse le chiome in negra veste,
Scolorite i sembianti,
Ed alzate armonia d’aspri dolori,
40Stracciando in sulle tempie i cari allori.
Non fo preghiera a torto,
E non vi scorgo a lagrimar tormento
Di regioni estrane:
Sempre gentil conforto,
45E sempre venne a voi chiaro ornamento
Dalle magion Toscane;
Voi vel sapete, ed io non mento, omai:
Scendete o Dive, e raddoppiamo i guai.
Alma, che dipartita
50Quasi sull’apparir chiaro dimostri
Siccome fral si viva,
Se alla tua nobil vita
Non dispari al favor de’ voti nostri
Spazio si consentiva,
55Ben toccava il tuo piè le mete estreme,
Nè mai cadea la traboccata speme.
Ma se a morte crudele,
Per la salute altrui, nulla catena
E che ritardi il passo,
Almen lunghe querele,
Almen degli occhi inessiccabil vena
Riverserem sul sasso;
Sul sasso, guardia di due spoglie ignude,
Sacrando inni di gloria a tua virtude.
Note
- ↑ Figlio di Ferdinando I fratello di Cosmo II. Morì al quarto lustro dopo due anni di malattia.