Lungi da' lauri ond'io tessea ghirlande

Gabriello Chiabrera

XVII secolo Indice:Opere (Chiabrera).djvu Letteratura Lungi da’ lauri ond’io tessea ghirlande Intestazione 28 luglio 2023 75% Da definire

Nè formidabile uso Cosmo, qual disdegnando aure terrene
Questo testo fa parte della raccolta Canzoni lugubri di Gabriello Chiabrera
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XI

PER LO MEDESIMO.

Lungi da’ lauri, ond’io tessea ghirlande,
     Lasso, lunge dall’onde,
     Che fra’ teneri fior Castalia spande,
     Tempro dolente, e con sembianti afflitti
     5Cetera di cipresso;
     Ed alto piango di ria pena oppresso
     La reggia ampia de’ Pitti.
Odiansi colme di letizia stanze;
     O fortunati alberghi,
     10Ove cadute son vostre speranze?
     Io nol vi chieggio, e non ragiono indarno:
     Fu il procurar gran vanti;
     Francesco è spento, e nube atra di pianti
     Copre Firenze ed Arno.
15Appena vide April diciotto volte,
     Che l’onorate membra
     Vinte da febbre ria stansi sepolte;
     Jeri fece ondeggiar sangue nemico,
     Ed oggi muor sua mano;
     20Ove mi volgo? E su destin sì strano
     Che dico? E che non dico?
Perdasi con viltate il fior degli anni,
     Ed ozïosa corte
     E di Bacco e d’Amor non si condanni;
     25A che di vero onor cura ci prende?
     A che valor ci chiama?
     Perchè palme bramar, se a chi le brama
     Atropo le contende?
O d’Italia splendor, che non tramonti,
     30Ma te ne vai per l’alto
     A fiammeggiare entro gli Eroi più conti;
     Fin qui corde di duol mia man percote
     Per tua mesta memoria;
     Ma quinci innanzi ad innalzar tua gloria
     35Troverò nove note.
Invano orrida morte arco discocca,
     Se tal che di virtute
     Fassi amico vivendo ella trabocca;
     Alcun per bell’oprar non sia ritroso
     40Dal mondo a far partita;
     Cangia vita volgare a nobil vita
     Uom che muor glorïoso.
Quinci a secol miglior ben persuasi
     I Cavalieri Argivi
     45Gîro da Lenno a guerreggiar sul Fasi,
     E prese Achille di real beltate
     Fulgidi guardi a noja,
     Vago di fulminar sul pian di Troja
     Aspre falangi armate.
50Fra sì fatti cursor sembrò non lento
     L’inclito giovinetto,
     Giustissima cagion del mio lamento:
     Ma de’ suoi pregi invidïosa Cloto
     Me l’atterrò per via:
     55Ah lei crudel! ma che più dir? Follia
     È lacrimare a vôto.