Lungi da' lauri ond'io tessea ghirlande
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XI
PER LO MEDESIMO.
Lungi da’ lauri, ond’io tessea ghirlande,
Lasso, lunge dall’onde,
Che fra’ teneri fior Castalia spande,
Tempro dolente, e con sembianti afflitti
5Cetera di cipresso;
Ed alto piango di ria pena oppresso
La reggia ampia de’ Pitti.
Odiansi colme di letizia stanze;
O fortunati alberghi,
10Ove cadute son vostre speranze?
Io nol vi chieggio, e non ragiono indarno:
Fu il procurar gran vanti;
Francesco è spento, e nube atra di pianti
Copre Firenze ed Arno.
15Appena vide April diciotto volte,
Che l’onorate membra
Vinte da febbre ria stansi sepolte;
Jeri fece ondeggiar sangue nemico,
Ed oggi muor sua mano;
20Ove mi volgo? E su destin sì strano
Che dico? E che non dico?
Perdasi con viltate il fior degli anni,
Ed ozïosa corte
E di Bacco e d’Amor non si condanni;
25A che di vero onor cura ci prende?
A che valor ci chiama?
Perchè palme bramar, se a chi le brama
Atropo le contende?
O d’Italia splendor, che non tramonti,
30Ma te ne vai per l’alto
A fiammeggiare entro gli Eroi più conti;
Fin qui corde di duol mia man percote
Per tua mesta memoria;
Ma quinci innanzi ad innalzar tua gloria
35Troverò nove note.
Invano orrida morte arco discocca,
Se tal che di virtute
Fassi amico vivendo ella trabocca;
Alcun per bell’oprar non sia ritroso
40Dal mondo a far partita;
Cangia vita volgare a nobil vita
Uom che muor glorïoso.
Quinci a secol miglior ben persuasi
I Cavalieri Argivi
45Gîro da Lenno a guerreggiar sul Fasi,
E prese Achille di real beltate
Fulgidi guardi a noja,
Vago di fulminar sul pian di Troja
Aspre falangi armate.
50Fra sì fatti cursor sembrò non lento
L’inclito giovinetto,
Giustissima cagion del mio lamento:
Ma de’ suoi pregi invidïosa Cloto
Me l’atterrò per via:
55Ah lei crudel! ma che più dir? Follia
È lacrimare a vôto.