Monete del Piemonte inedite o rare - supplemento/Savoia - Ramo primogenito

Savoia - Ramo primogenito

../Introduzione ../Savoia - Ramo di Acaia IncludiIntestazione 26 novembre 2023 100% Da definire

Introduzione Savoia - Ramo di Acaia

[p. 7 modifica]

SAVOIA


RAMO PRIMOGENITO.


Dopo aver dato alle stampe, or sono venticinque anni, l’illustrazione delle zecche dei reali di Savoia, molte sono le monete che ne vennero scoperte, delle quali alcune furono pubblicate nella Rivista numismatica francese, e molte, specialmente varie di conio, dai signor Rabut nei volumi I, II e III della seconda serie delle Memorie dell’Accademia di Savoia.

Ora, oltre la maggior parte di queste, avendone io dalla suddetta epoca acquistate pel medagliere di S. M. varie altre assai preziose, credo di far cosa grata col descriverle avanti alle altre del nostro antico Stato.

La prima e la più antica di queste monete (T. I, N° 1) è un grosso, che solo fra tutte quelle di Savoia sinora conosciute tiene nel diritto l’antico stemma di questa augusta casa, che era l’aquila ad una testa sola e coll’ali aperte, con in giro AMD . COMES . SABAD ., e nel rovescio una croce patente con IN ITALIA MARCHIO. Per la sua leggenda potrebbe attribuirsi al quarto Amedeo ugualmente che al quinto, ma sapendosi che il primo ad adottare per stemma la croce fu il conte Pietro morto nel 12681, in ciò imitato da tutti i suoi successori, meno Filippo I che usò l’aquila come conte di Borgogna, e che Amedeo V salì solamente sul trono nel 1285, in conseguenza [p. 8 modifica]non può a meno di essere che del quarto, il quale sempre tal uccello vedesi aver usato ne’ suoi sigilli.

La seconda è un forte bianco del quinto Amedeo (T. I, N° 2) simile nel tipo ad uno già da me edito di Aimone2, cioè collo scudo della croce di Savoia da un lato, ma collo scritto attorno MONETA . AMEDEI, e dall’altro una stella a sei raggi con COM . SABAUDIE.

La terza (T. I, N° 3) ha da una parte una croce doppia, la quale colle quattro braccia divide le lettere AMED ., e dall’altra una stella a sei raggi con attorno COMES . SAB. Per essere simile nel tipo ad un denaro viennese piccolo di Amedeo V, e pesare grani otto, cioè la metà di esso, si conosce esserne l’obolo, ossia medaglia.

La quarta (T. I, N° 4) ha nel campo del diritto due gigli sovrapposti l’uno all’altro, ed accostati il superiore dalle lettere A-I e l’inferiore M-O cioè Aimo con in giro COMES . SAB. . . . IE. Nel rovescio poi vedesi una croce coll’asta inferiore prolungata e le altre tre gigliate, ed attorno IN . ITAL . MARCHO. In questa moneta, che col nome di denaro bianco escucellato trovasi battuta in Ciamberì dal 1340 al 1341 a denari 3, ossia millesimi 250, ed a pezzi 150 il marco, il conte Aimone, che resse lo Stato dal 1329 al 1343, cercò d’imitare il doppio tornese, che sin dai tempi del re Filippo il Bello lavoravasi in Francia a denari 3. 18 ed a pezzi 110 il marco3, ma che nel 1347 discese a denari 3. 8 ed a pezzi 183. ⅓.

La quinta (T. I, N° 5) che ha da una parte nel campo una grande A accostata da quattro stellette a sei raggi con attorno IMO . COMES . e dall’altra in giro alla stessa lettera DE . SABAVDI ., pesando denari 1. 15, ed essendo a denari tre si conosce essere un obolo bianco di quelli varie volte battuti dal conte Aimone4, e che rappresenta la metà del grosso bianco dozzino.

La sesta (T. I, N° 6) è il bianco dozzino descritto nell’ordine di battitura di Amedeo VI delli 3 giugno 1349, pel quale doveva [p. 9 modifica]essere a denari 9 ed a pezzi 102 al marco5, e che alla prima si riconosce per una contraffazione del doppio tornese di Carlo il Bello re di Francia6. Varia però questo pezzo da quanto fu prescritto nel 1349 per le leggende, chè dal lato della croce gigliata evvi MONETA . AMEDEI; dall’altro poi, nel quale vedesi una corona aperta e gigliata, non scorgesi che una confusione di lettere, delle quali altro non si può distinguere che la parola DVX, forse allusiva al titolo di duca del Chiablese, che questo principe fu il primo ad usare.

La settima (T. I, N° 7) è la falsificazione di un doppio parisiis di Filippo di Valois7, e che Amedeo VI, col nome di bianco o doblos concesse il 27 febbraio 13528 a Bonaccorso Borgo di battere in Ponte d’Ain «consimiles monete regie in pondere, in figuris et caracteribus, ita tamen quod ponator nomen domini comitis nbi melius et consonantius videbitur magistro tailiatori», ed appunto così meglio parendo all’intagliatore dei conii, da una parte nel campo su due linee mise senz’altro FRANCORV . come i parigini buoni, e attorno AMEDEVS COMES, e dall’altra una croce avente l’asta verticale prolungata inferiormente sino all’orlo del pezzo, e le altre tre gigliate con MONETA DVPLEX.

L’ottava (T. I, N° 8) è un fiorino d’oro boni ponderis, che presenta da un lato la figura del conte seduto in trono col capo scoperto, vestito di cappa e tenente colla destra la spada, con attorno AMEDEV . COMES. S., e dall’altro in cornice formata di tre segmenti di circolo divisi da altrettanti angoli acuti lo scudo appuntato di Savoia con DVX . CHABL. IN ITALIA MARC.

In questo fiorino, che grossolanamente trovasi disegnato in una tariffa membranacea del secolo XV esistente nella biblioteca imperiale di Parigi, nella quale leggesi dover pesare due denari e tre grani con due grani di tolleranza come altrove dissi9, non leggendosi il titolo di Dux Sabaudiae ma solamente di Comes, fa dubitare che venisse coniato da Amedeo VII, e se dall’VIII, ciò dovette essere prima che la Savoia in ducato si erigesse. [p. 10 modifica]La nona (T. I, N° 9) è un forte nero che come l’antecedente potrebbe appartenere pel suo peso di grani 20 e pel titolo di Comes ad Amedeo VII ugualmente che all’VIII. Ha da una parte AMED . COMES e nel campo un laccio d’amore, fra noi detto nodo di Savoia perchè dai nostri principi introdotto sin dal conte Verde nell’ordine del collare. Dall’altra parte evvi una croce toccante l’orlo del pezzo, e dividente così la parola SA-BA-VD-IE.

La decima (T. I, N° 10) che quantunque per esser corrosa sia solamente del peso di grani 17, tuttavia appare esser come la precedente un forte, ed appartenente forse ad Amedeo VIII, però battuto prima del 1416, ha da un lato COMES . SABAVDIE . e nel campo il nodo di Savoia, e dall’altro una croce trifogliata, che col tempo divenne quella dell’ordine di S. Maurizio, con... ITALIA . MARCHIO.

L’undecima (T. I, N° 11) è un mezzo scudo d’oro nel tipo affatto uguale al suo intiero10, che fu dal duca Lodovico ordinato li 7 aprile 1450 dover lavorarsi a caratti 23, e di denari 2. 16. Ha in conseguenza esso nel diritto lo scudo di Savoia appuntato, accostato da due nodi e sormontato dal motto FERT, cui è sovrapposto un altro nodo, ed attorno al tutto LVDOVICVS . D . SABAVDIE., e nel rovescio in una cornice formata di quattro segmenti di circolo una croce filettata e fogliata con in giro DEVS . IN . ADIVTORIVM . MEVM.

La dodicesima (T. I, N° 12), cioè un grosso dallo stesso Lodovico prescritto li 27 ottobre 1448 a denari 10. 12 ed a pezzi 128 al marco, al che corrisponde questo essendo di denari 1. 12, ha, come quello del padre11, da un canto lo scudo di Savoia inclinato e sormontato da elmo con lambrecchini e col solito teschio alato di leone per cimiero, con LVDOVICVS . D. SABAVD ., e dall’altro una figura in piedi nimbata e tenente colla destra una bandiera ed appoggiata la sinistra sopra lo scudo sul quale è una grande croce trifogliata, con attorno al tutto S. MAVRICIVS.D. THEOBIE per Dux Thebeorium, cioè duce della legione tebea.

La decima terza (T. I, N° 13) è un bianco di quelli battuti nel 1457 a denari 4. 6 ed a pezzi 164, e mostra nel diritto lo [p. 11 modifica]scudo della croce posto in una cornice formata di tre segmenti di circolo con LVDOVICVS . DVX . SABAVDIE . PR. per Princeps Pedemontis, e nel rovescio fra quattro frazioni di circolo una croce patente accantonata da due nodi di Savoia con attorno MARCHIO . IN . ITALIA . PRINCEPS.

La decima quarta (T. I, N° 14), certamente pel suo peso e lega appartenente agli oboli viennesi lavorati a nome del duca Amedeo IX nella zecca di Torino nel 1467 a grani 22 ed a pezzi 516 per marco, ha da una parte una croce accantonata da quattro anelletti con AEDEVS . DVX indi un fiore segno dello zecchiere, e dall’altra un nodo di Savoia con sopra e sotto due simili anelli e SABAVDIE.

La decima quinta (T. II, N° 15) è una parpagliuola del duca Carlo I che si lavorò dal 1482 a denari 4. 4 ed a pezzi 93. ¾, e simile a quella del suo predecessore12. Nel campo del suo diritto tiene lo scudo della croce accostato da due nodi di Savoia con KAROLVS . DVX . SABAVD . B . A ., iniziali queste che sospetterei indicare la prima il nome del maestro, e la seconda quello della città dove si battè il pezzo, cioè Aosta. Nel rovescio poi in cornice composta di quattro segmenti di circolo vedesi la solita croce trifogliata, ed attorno PRICEPS . MAR . I . ITALIA.

La decima sesta (T. II, N° 16) deve esser uno scudo d’oro e pesa appunto denari 2. 16. Da una parte ha lo stemma di Savoia con corona fiorita, e KAROLVS . DVX . SABAVDIE . CECODVS . per Secundus, cioè Carlo II, prova dell’ignoranza dell’intagliatore; dall’altra ha una figura di guerriero a cavallo con aureola e tenente una bandiera colla croce trifogliata, con attorno A . DOMINO . FACTVM . EST . ISTVD. indi una G seguita da una rosa, iniziale e contrassegno dello zecchiere, che potrebbe essere il Griliet di Borgo, o il Goulaz di Cornavin.

La decima settima (T. II, N° 17) è un testone pure di Carlo II, e presenta nel diritto il suo busto volto a destra con beretta, ma barbaramente intagliato, con attorno KAROLVS . D . SABAVDIE, e nel rovescio lo scudo di Savoia sormontato da corona [p. 12 modifica]perlata ed accostato dal motto FERT, con in giro IN . TE . DNE . CONFIDO . C . P ., lettere che veggonsi pure sopra un altro testone battuto a Nizza nel 1541, ma che non trovo qual nome di zecchiere indichino.

La decima ottava (T. II, N° 18) è uno dei talleri, dal santo effigiatovi comunemente detti Beati Amedei, e presenta nel suo diritto il busto corazzato di Carlo Emanuele I con CAROLVS . EM . D . G . DVX . SAB., e sotto l’effigie l’anno 1616. Nel rovescio poi la figura in piedi e di fronte in abito ducale e nimbata è quella del duca e beato Amedeo IX con attorno BENEDIC . HEREDITATI . T . . . cioè TVÆ, e nell’esergo B . AMEDEVS . Questo scudo è di quelli che in ordine del 1616 fu detto doversi lavorare a denari 7 ed a pezzi 10. ½ al marco13.

Note

  1. Sigilli dei principi di Savoia. Torino 1831.
  2. Monete dei reali di Savoia. Torino 1841. Tomo 2°, tav. II. Aimone, N° 2.
  3. Le Blanc. Traité historique des monnoyes de France. Amsterdam 1692, pag. 180.
  4. Monete dei Reali di Savoia. T. I, pag. 145.
  5. Idem, pag. 91.
  6. Le Blanc, pag. 205.
  7. Idem, pag. 208.
  8. Monete dei Reali dì Savoia. T. I, pag. 9.
  9. Monete dei Reali di Savoia. T. I, pag. 123.
  10. Idem. Tav. VIII, N° 8 e pag. 453.
  11. Idem. Tav. VI, N° 9.
  12. Idem. Tav. 1X, N° 7.
    «Nel testo, tom. I, pag. 455, corse errore nel numero, essandovisi messo il N° 1 invece del 7 che fu dato al grosso.»
  13. Idem. Tomo I, pag. 470.