Monete del Piemonte inedite o rare - supplemento/Cuneo
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CUNEO.
Nella prima memoria sulle monete del Piemonte ho riportato un atto del 31 marzo 1307 del senescallo Rinaldo di Leto fatto a nome di Carlo II d’Angiò re di Sicilia, conte di Provenza e del Piemonte, pel quale conveniva con Tommaso Riva, Ardizzone Merlo e Riccardino di Sommariva per la battitura in Cuneo, sede del governo angioino in questa parte d’Italia, di grossi tornesi d’argento alla stessa legge e tipo di quelli di Luigi IX re di Francia, e di due pezzi minuti simili nel conio e valore ai provenzali.
Avendo allora pubblicato uno di questi pezzi minuti, rimaneva ignoto il più importante, che però conosceva dover pesare, secondo il Le Blanc1, denari 3. 7. 10. 22/29, ossia grammi 4.240, essendo al taglio di pezzi 58 al marco, e contenere di fine denari 11. 12, ossia 21/24 d’oncia, pari a millesimi 958.
Dopo tal epoca avendo avuto la sorte d’acquistarne un bel esemplare pel medagliere di S. M., ne do ora il disegno, nel quale (T. IV, N° 36) vedesi nel centro del diritto una croce fra due
giri di leggende, nella più ristretta delle quali evvi KAROLVS. SCL. REX, cioè Karolus Siciliae Rec, e nella esteriore BNDICTV. SIT. NOME. DNI. NRI. DEI. IHV. XP. ossia Benedictum sit nomen domini nostri Dei Iess Christi. Nel rovescio attorno al solito simbolo della chiesa sormontato da un giglio leggesi COES. PEDMOTIS, cioè Comes Pedemontis; il tutto poi è chiuso in una cornice formata di gigli. Tale titolo venne dato a questa provincia da Carlo I quando s’impossessò di buona parte di essa, e messo sulle monete dove sopra le sue d’oltremonti segnavasi Comes Provinciae.
Dopo l’atto del 1307 nessuna notizia trovasi della zecca di Cuneo, quantunque consti aver continuato a lavorare, al tipo di quelle di Provenza, monete col nome del re Roberto, delle quali già una io pubblicai, e di Giovanna Iª sua figlia, di cui un carlino venne edito dal Poey d’Avant2, però mal disegnatavi la leggenda del rovescio, poiché evvi COMTS. PVCE. IIL, corretta poi nella descrizione, ma che sull’esemplare esistente nella collezione di S. M. distintamente leggesi COMITS. PVCE. AK. PDM, ossia Comitissa Pruinciae ak Pedemontis, titolo quest’ultimo che non trovasi sulle monete provenzali.
Oltre i sopraddetti pezzi sono certo che verranno ancora a scoprirsene altri minori, cioè più adatti al minuto commercio, però assai dubito dell’autenticità d’uno, che un nostro storico dice battuto in Cuneo ai tempi della suddetta regina3 collo stemma d’Ungheria e ben chiara la leggenda Cuneum caput Pedemontii, se alle volte non abbia esso errato avendo tal pezzo quei gigli che sono sopra quelli di Carlo e Ludovico anche del ramo d’Angiò, ma re d’Ungheria, e che vedendovi il loro stemma gentilizio abbia creduto essere quello di tal regno.