Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
26 |
d’erroneo, passo a descrivere una nuova monetuccia di Cortemiglia esistente nel medagliere di S. M., e nella quale nessun nome di marchese leggesi, ma che scorgesi battnta a nome di tutti quelli del Carretto, che sopra tal feudo avevano diritto.
Questo pezzo, il più piccolo certamente che conoscasi nelle nostre serie monetarie, è un obolo, o metà dell’imperiale piccolo coniato nell’epoca stessa dell’intero, e fatto ad imitazione di quelli d’Asti nella disposizione delle lettere (T. IV, N° 35). Ha da una parte attorno al suo piccolo campo MARCHIO e nel centro NES, e dall’altra parte una croce patente con attorno CVRT... LIE. Pesa grani 5 pari a grammi 0.267, e pare alla bontà di denari 1, ossia millesimi 87, in conseguenza ben inferiore agli astigiani.
CUNEO.
Nella prima memoria sulle monete del Piemonte ho riportato un atto del 31 marzo 1307 del senescallo Rinaldo di Leto fatto a nome di Carlo II d’Angiò re di Sicilia, conte di Provenza e del Piemonte, pel quale conveniva con Tommaso Riva, Ardizzone Merlo e Riccardino di Sommariva per la battitura in Cuneo, sede del governo angioino in questa parte d’Italia, di grossi tornesi d’argento alla stessa legge e tipo di quelli di Luigi IX re di Francia, e di due pezzi minuti simili nel conio e valore ai provenzali.
Avendo allora pubblicato uno di questi pezzi minuti, rimaneva ignoto il più importante, che però conosceva dover pesare, secondo il Le Blanc1, denari 3. 7. 10. 22/29, ossia grammi 4.240, essendo al taglio di pezzi 58 al marco, e contenere di fine denari 11. 12, ossia 21/24 d’oncia, pari a millesimi 958.
Dopo tal epoca avendo avuto la sorte d’acquistarne un bel esemplare pel medagliere di S. M., ne do ora il disegno, nel quale (T. IV, N° 36) vedesi nel centro del diritto una croce fra due
- ↑ Traité historique des monnoyes de France, pag 170.
aleramici, dalle monete che se ne conoscono pare che prima del 1310 non abbiano battuto, e che sole cominciassero dopo la morte di Nano nel 1324, e deve la loro zecca aver durato incirca una trentina d’anni, come appare da un documento del 1379. (Moriundus, Monumenta Aguensia. Taurini 1789. Tom. II, col. 493).