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giri di leggende, nella più ristretta delle quali evvi KAROLVS. SCL. REX, cioè Karolus Siciliae Rec, e nella esteriore BNDICTV. SIT. NOME. DNI. NRI. DEI. IHV. XP. ossia Benedictum sit nomen domini nostri Dei Iess Christi. Nel rovescio attorno al solito simbolo della chiesa sormontato da un giglio leggesi COES. PEDMOTIS, cioè Comes Pedemontis; il tutto poi è chiuso in una cornice formata di gigli. Tale titolo venne dato a questa provincia da Carlo I quando s’impossessò di buona parte di essa, e messo sulle monete dove sopra le sue d’oltremonti segnavasi Comes Provinciae.

Dopo l’atto del 1307 nessuna notizia trovasi della zecca di Cuneo, quantunque consti aver continuato a lavorare, al tipo di quelle di Provenza, monete col nome del re Roberto, delle quali già una io pubblicai, e di Giovanna Iª sua figlia, di cui un carlino venne edito dal Poey d’Avant1, però mal disegnatavi la leggenda del rovescio, poiché evvi COMTS. PVCE. IIL, corretta poi nella descrizione, ma che sull’esemplare esistente nella collezione di S. M. distintamente leggesi COMITS. PVCE. AK. PDM, ossia Comitissa Pruinciae ak Pedemontis, titolo quest’ultimo che non trovasi sulle monete provenzali.

Oltre i sopraddetti pezzi sono certo che verranno ancora a scoprirsene altri minori, cioè più adatti al minuto commercio, però assai dubito dell’autenticità d’uno, che un nostro storico dice battuto in Cuneo ai tempi della suddetta regina2 collo stemma d’Ungheria e ben chiara la leggenda Cuneum caput Pedemontii, se alle volte non abbia esso errato avendo tal pezzo quei gigli che sono sopra quelli di Carlo e Ludovico anche del ramo d’Angiò, ma re d’Ungheria, e che vedendovi il loro stemma gentilizio abbia creduto essere quello di tal regno.


  1. Monnaies féodales de France, 2me volume. Paris 1860. Tav. XC, N° 16.
  2. Partenio. Secoli della città di Cuneo. Mondovì 1710, pag. 65.