Monarchia/Libro III/Capitolo VIII

Libro III - Capitolo VIII

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Dante Alighieri - Monarchia (1312)
Traduzione dal latino di Marsilio Ficino (1468)
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Che quel detto di Cristo a Pietro nel Vangelo, «C[i]ò che tu legherai e sc[i]oglierai in terra sarà leghato e sc[i]olto in cielo», non denota però che ’l sucessore di Pietro per concessione di Dio possa solvere le leggi e dicreti dello inperio et ancora solvere et leghare le leggi et dicreti del tenporale ghoverno.

Ancora pigliano dalla medesima lettera el detto di Cristo a Pietro, «C[i]ò che legherai in terra, sarà leghato in cielo, et ciò che sc[i]oglierai sarà sc[i]olto»; e questo vogliono che ·ssia detto similemente a tutti gli appostoli, per la lettera di Matteo et di Giovanni; honde arguiscono el sucessore di Pietro, per concessione di Dio, potere leghare e sc[i]orre; et di qui inferiscono potere solvere le leggi et decreti dello in perio, et ancora solvere et leghare leggi et decreti pel temporale governo: onde bene seghuiterebbe quel che dicono. Rispondereno a questo per distintione, contro alla maggiore del loro argumento, che dice così: ’Piero poté sc[i]orre et leghare tutte le cose; el sucessore di Piero può tutte le cose che può Piero; adunque el sucessore di Piero può tutte le cose sc[i]orre et leghare’. Honde inferiscono lui potere sc[i]orre et leghare l’autorità et dicreti dello inperio. Io concedo la maggiore, la minore no sanza distintione. E però dico che questo segnio huniversale, quando diciamo ’tutte le cose’, el quale s’inchiude in ’c[i]ascuna cosa’, non distribuisce mai fuori dell’anbito del termine distributo. Inperò che ·ss’io dicho ’ogni animale corre’, quello ’ogni’ si distribuisce per ogni cosa che ·ssi contiene sopto la generatione degli animali; et se io dico ’ogni huomo corre’, quello ’ogni’ non si distribuisce se non per que’ che ·ssono subgetti a questo termino ’huomo’; et quando dicho ’ogni gramatico’, la distributione più si strignie. Sicché si vuole senpre vedere quel che ’l segnio huniversale distribuisce, e, veduto questo, facilmente apparirà quanto la sua distributione s’intenda, conosciuto la natura et l’anbito del termine distributo. Onde quando si dicie ’qualunque legherai’, se questo ’qualunque’ si pigliassi assolutamente, sarebbe vero quel che dicono; e non solo potre’ fare questo, ma etiam sc[i]ogliere la moglie dal marito et legharla ad altri, vivente el primo; e questo non può a gniun modo. Potre’ ancora sc[i]orre me non pentato, la qual cosa Iddio non potre’ fare. E però è manifesto che non si vuole assolutamente pigliare quella distribuzione, ma per rispetto a qualche ·cchosa; et quello a ·cche ella raguardi è assai evidente, se si considera quel che a ·llui si concede, circha la qual cosa quella distributione è subg[i]unta. Perché dicie Cristo a Piero: «Io ti darò le chiavi del celeste regnio»; e questo è: ’Io ti farò portinaio di quello regnio’. E po’ e’ dice: «Qualunque cosa potrai sc[i]orre et leghare», intendendosi: ’Qualunque cosa s’aspetta a detto huficio potrai sc[i]orre et leghare’. E ·ccosì il segnio huniversale, el quale s’inchiude in ’qualunque cosa’, èe ristretto nella sua distributione dall’uficio delle chiavi del celeste regnio. E ·ccosì pigl[i]ando, è vera quella propositione, ma none assolutamente. E però dicho che, benché ’l sucessore di Piero, secondo la convenienza dello huficio commesso a Piero, possa sc[i]orre et leghare, non seghuita però per questo che possa sc[i]orre et leghare e dicreti dello inperio, come loro dicevano, se già più holtre non si provassi questo aspettarsi allo huficio delle chiavi; el contrario del quale di sotto mosteremo.