Questo testo è completo. |
◄ | Libro I - Capitolo II | Libro I - Capitolo IV | ► |
È da sapere che alcune cose sono che non sono sottoposte alla podestà nostra, le quali possiamo solamente ricerchare et conoscere, ma none hoperarle: come sono le cose d’arismetricha et geometria et simili, et naturali et logiche et divine.
Altre cose sono alla nostra potestà subgepte, le quali non solo conoscere ma etiandio hoperare possiamo, et in queste non si piglia la operatione per la cognitione, ma la cognitione più tosto per la hoperatione, inperò che inn–esse el fine è operare. Adunque, essendo la presente materia civile, anzi fonte et prencipio d’ogni repta civilità, et le cose civili essendo alla podestà nostra subgiepte, è manifesto che ·lla presente materia nonn–è principalmente alla cognitione ma alla operatione hordinata. Ancora, perché nelle operationi el prencipio et la cagione di tutto è l’ultimo fine, el quale muove colui che fa, è rag[i]onevole che tutta la rag[i]one di quelle cose che ·ssono a ·ffine hordinate, da esso fine si pigli. Perché sarà altro modo di tagliare e ·legniame a ·ffine d’edificare la casa, et altro a ·ffine di fare la nave. Et però quello, che è hultimo fine di civilità della generatione humana, sarà questo prencipio pel quale tutte le cose che di sotto si pruovano sufficientemente si manifesteranno. E nonn–è rag[i]onevole che ·ss’egli è certo fine di questa et di quella civilità, non sia ancora di tutte le civilità un fine comune.