Modena descritta da Francesco Sossaj/II

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POSIZIONE GEOGRAFICA

DI MODENA.




Latitudine 44 gradi 38 minuti 52,8 secondi boreale.

Longitudine 1 grado 44 minuti 0 secondi all’Est dell’I. Osservatorio di Milano.

CLIMA.

L’altezza media del Barometro a zero di temperatura è di pollici 28 e un quarto di linea.

L’altezza media del Termometro è di 10 gradi e un quarto sopra lo zero della scala di Reaumur.

Quindi si ha l’elevatezza di Modena sopra il livello del Mare di metri 41 circa.

STATO DELLA POPOLAZIONE


verificatosi alla fine del 1840.

Uomini 13017. Donne 13388.

Totale 26405 Anime


compresi 75 Protestanti Svizzeri e 1269 Ebrei.

Modena è stata distribuita in sei Rioni o Quartieri, ripartita in otto Parrocchie, con vent’otto Chiese, ed un’altra parrocchiale nella Cittadella.

Le Porte della Città sono quattro. La prima denominata di Bologna all’Oriente, la seconda di [p. 2 modifica]S. Francesco al Meriggio, la terza di S. Agostino all’Occidente, la quarta del Castello al Settentrione. Ed una quinta nella Cittadella verso il Tramonto, così detta del Soccorso, che si tiene serrata.

Questa Capitale contiene centocinquanta cinque spazj pubblici classificati in 10 Corsi, 13 Strade, 58 Contrade, 13 Piazze o Piazzali, 35 Vie e 26 Vicoli. Case numerizzate nell’anno 1786, incominciando dal Palazzo Ducale e terminando sul Canal chiaro nel Vicolo Frassone, 1872.





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RIONE I.

DI TERRA NUOVA.



1. CORSO DI TERRA NUOVA.

Dai Giardini Ducali, allo Stradone della Colonna.

Giardino Ducale.

In principio del corso a destra in prospettiva verso il Canal grande è situato il più vasto dei Ducali Giardini che per graziosità del Principe conceduto viene al pubblico diporto. Carlo Hüller di Vürtemberg Capo Giardiniere di Corte ne dirige la coltivazione.

Orto Botanico.


Nel lato orientale del giardino predetto si rinchiude l’Orto botanico ad istruzione pratica degli Scolari della R. Università mantenuto dal Ministero di Pubblica Economia ed Istruzione, questo è coltivato da Carlo Susan Viennese.

Arco delle Salesiane.


Fu inalzato dalla Duchessa Laura per servire di comodo ed interno passaggio dal Palazzo del Sovrano al Monastero delle Salesiane.

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Chiesa del Paradiso.


Fu fabbricata nel 1596 col disegno di Giovanni Cuerra modenese a spese del Prete Ciulio BeCecco, il quale conviveva con altri Sacerdoti sotto le regole di S. Filippo Neri. L’anno 1604 venne assegnata ai Teatini, poi nel 1638 ai Carmelitani scalzi, nel 1808 ai Francescani Minori Osservanti, finalmente 1819 alla Congregazione delle Figlie di Gesù, e con essa agl’Istituti delle Sordo-mute, e delle Scuole di carità.

Altare 1. S. Anna e S. Gioachino, di Pietro Paolo dell’Abate juniore modenese.

2. Maria Vergine bambina di Lodovico Lana, modenese.

3. S. Bonaventura, S. Bernardino da Siena, S. Pasquale Baylon, S. Francesco Solano ed altri Santi, pittura di Luigi L’Aforest.

Subito dopo il disastro della forte scossa di tremuoto da cui Modena restò spaventata la notte del 12 al 13 Marzo 1832, venne promossa da alcuni divoti una pia Unione ad onore di S. Francesco Solano speciale protetlbre nel terribile flagello, eretta poi canonicamente in questa Chiesa in forza di Decreto Vescovile 8 Marzo 1833, con privilegio, per quanto spetta al Vescovo, di dedicare il 13 Marzo di ciascun anno a Patrocinio del Santo.

4. S. Giuseppe in estasi, quadro creduto di

Giovanni Boulanger di Troas. Sopra la mensa di [p. 6 modifica]l’anno 1818 nella casa Vieti vicino alla Chiesa delle Grazie, daddove traslocate vennero nel successivo 1819. Il 16 Agosto 1828 cessò la Comunità denominata Congregazione delle Figlie di Gesù, cioè quella che le fondò e sosteneva con l’ajuto di benefattori; d’allora in poi, li due Stabilimenti e l’uffiziatura della Chiesa mantenuti sono dalla pietà e munificenza del Principe sotto la tutela del Governo Provinciale. Questo delle Sorde-mute in appartati locali raccoglie una trentina di donne, fanciulle ed adulte, ammaestrate precipuamente nella conoscenza delle cose di Dio, indi nell’esercizio dei varj lavori muliebri adattati alla diversa attitudine ed a seconda dell’inclinazione di ciascuna, come pure nelle lettere. Il maggior numero di queste infelici condotte sono fin d’ora alla possibile perfezione, lode alla virtù ed alla carità del loro precettore D. Severino Fabriani modenese, lo stesso benemerito Sacerdote che diede vita fra noi a siffatte istruzioni presso la precitata Corporazione, ed encomio non minore allo studio ed alla filantropica pazienza della superiora Teresa Desperati Pistojese, una delle prime Figlie di Gesù, coadjuvata da tre Religiose sue compagne secolei ritirate colle necessarie Inservienti. Tre delle Alunne sono mantenute del proprio a dozzina, ed altre intervengono soltanto a scuola, giacché se ne accettano a tali condizioni, però in numero discreto compatibilmente con la capienza del luogo. Di massima l’istruzione è per tutte gratuita. [p. 7 modifica]

Scuole di carità.


Le scuole di carità cui appartengono poche rendite loro derivate da alcuni legati, condotte sono da una seconda Famiglia delle Figlie di Gesù. Direttrice è la benemerita Marchesa Teresa Castelpietra Veronese Superiora di parecchie maestra della sua Congregazione, alcune chiamate da Verona, ed altre fra noi trascelte, con le necessarie Donne di servigio conviventi nello stesso recinto, ma in ambienti separati affatto dall'altra dedicata singolarmente alle Sordo-mute. Alle scuole di carità occorrono più centinaja di zitelle miserabili anco d'età tenerissima, e nelle ore vespertina ricondur si fanno a lor cosa col mezzo di apposite stipendiate pedagoghe. Vengono ammaestrate nel far calze, e nel tessere cordelle e tela, nel cucire e nel formare cappelli di spelta, con riportare il pagamento del lavoro rispettivo. Tali insegnamenti non vanno disgiunti dalla cristiana istruzione e da ogni pratica Religione, particolarmente nei dì festivi, mediante la pietosa cooperazione di zelanti ecclesiastici. Né qui si limita la beneficienza del Sovrano. Fa Egli somministrare a tutte le discepoli affluenti alle scuole una minestra ogni giorno; spesso copre d'indumenti le più bisognose, e tutte sussidiano con elemosine in denaro.

Discreto numero di zitelle dimorano stabilmente nell'Istituto a fronte di tenuissima dozzina che si corrisponde dalla carità del rispettivo benefattore. [p. 8 modifica]Per quest’ultimo Stabilimento S. A. R. in adesso fa ridurre il locale dove una volta presiedeva l’Economato Militare, e l’attuale fabbricato rimarrà a totale disposizione per le Scuole delle Sordo-Mute.

Ministerj di Pubblica Economia ed Istruzione, di Buon Governo e Governo Provinciale.


Dirimpetto si erge il grandioso Palazzo ove risiedono il Ministero di Pubblica Economia ed Istruzione unitamente alle sue sezioni, del debito pubblico, acque e strade, censo, e pubblica istruzione; come pure il Ministero di Buon Governo, ed il Governo della Città e Provincia di Modena. Questo fabbricato formava un tempo la maggior porzione dell’ampio convento dei Domenicani; alcuni anni servì poscia ai Minori Osservanti, finalmente nel 1810 fu ridotto ad uso del Prefetto dell’in allora Dipartimento del Panaro che vi abitava e teneva uffizio. L’esterno è stato ristaurato nel 1830 con disegno dell’Ingegnere Cav. Sigismondo Ferrari modenese.

Deposito di Granaglie.


Oltrepassato il quadrivio, nel lato al tramonto si trovano i Granari così detti del Ritiro, essendo che vennero fabbricati l’anno 1825 sopra di uno spazio dell’orto del soppresso Ritiro, goduto adesso dalle Terziarie di S. Domenico. Vi si custodisce uno dei copiosi depositi di frumento, e di farina con crusca ed abburrattata che l’annua [p. 9 modifica]sollecituine del provvidissimo nostro Sovrano, usando di sue private ricchezze, col mezzo del Governo fa mantenere di scorta onde potere accorrere, siccome fece parecchie volte, ai pubblici bisogni, segnatamente nei casi di temuta penuria di grano, di ostinata siccità, e di gelo impedienti la macinazione, offrendo la derrata di commutazione con altrettanto grano o farina, oppure disponendone diversamente a seconda delle circostanze, sempre senza un'ombra di interesse, e con la veduta di tenere a freno l 'avidità degli speculatori indiscreti. Oltre le riflessibili spese occorrenti per un tale stabilimento, S. A. R. vuole sborsare anche l'affitto del locale.


2. CORSO DEL NAVIGLIO.


Dalle Salesioane, a Porta Castello.

Chiesa e Monastero delle salesiane.


Al ponente del Corso del Naviglio.

Altare i. Cristo in Croce, la Madre, S. Giovanni e S. Maria Maddalena, di Francesco Stringa modenese. Sotto, un piccolo ovato rappresentante il Sacro Cuore di Gesù dipinto dal Prof. Adeodato Malatesti modenese.

2. Altare di mezzo del Sacramento. I SS. Agostino, Francesco di Sales, Francesca Fremïot e Vincenzo de Paoli, di Francesco Vellani modenese. Nel riquadro superiore la Visitazione di M. V. dello Stringa. [p. 10 modifica]3. Il riposo in Egitto, opera di Sigismondo Caula modenese. Sotto, un ovato che rappresenta il Cuore di Maria.

I diversi quadri disposti ed appesi ai muri della Chiesa sono copie da originali di celebri maestri.

Domenico Traeri è autore dell’Organo.

L’anno 1669 vennero da Aix di Provenza sette Religiose chiamate in Modena a fondare il Monastero delle Salesiane o della Visitazione le quali alloggiarono provvisoriamente in luogo detto S. Giovanni del cantone; e perfezionato che fu il presente loro fabbricato per esse eretto dalla munificenza della Duchessa Laura, vi entrarono il 29 Settembre 1672, prima Superiora essendo Suor Maria Balland. La Corporazione, di clausura Pontificia, sotto le regole di S. Agostino, formossi in breve tempo, e si accrebbe anche in concorso di parecchie forastiere, sempre fiorente per oltre un secolo con esemplarissima pietà. Il 13 Ottobre 1798 restò colpita dalla generale misura di soppressione, ma ciò non ostante le Monache, deposto l’abito religioso, per condiscendenza singolare ottennero di poter restare tutte unite nel chiostro considerate una privata famiglia educatrice in pensione. Tenevano scuola diffatti ad ammaestrare discreto numero di nobili zitelle dozzinanti, e simultaneamente esercitavano ogni pratica del proprio istituto, non ommesso di far ufficiare la Chiesa internamente con molta riservatezza, senza che fossero disturbate per il corso di quasi sedici anni, non ostante i progetti, che in momento di mag[p. 11 modifica]Pagina:Modena descritta da Francesco Sossaj.djvu/24 [p. 12 modifica]Pagina:Modena descritta da Francesco Sossaj.djvu/25 [p. 13 modifica]Pagina:Modena descritta da Francesco Sossaj.djvu/26 [p. 14 modifica]Pagina:Modena descritta da Francesco Sossaj.djvu/27 [p. 15 modifica]Pagina:Modena descritta da Francesco Sossaj.djvu/28 [p. 16 modifica]Pagina:Modena descritta da Francesco Sossaj.djvu/29 [p. 17 modifica]Pagina:Modena descritta da Francesco Sossaj.djvu/30 [p. 18 modifica]Pagina:Modena descritta da Francesco Sossaj.djvu/31 [p. 19 modifica]Pagina:Modena descritta da Francesco Sossaj.djvu/32 [p. 20 modifica]Pagina:Modena descritta da Francesco Sossaj.djvu/33 [p. 21 modifica]Pagina:Modena descritta da Francesco Sossaj.djvu/34 [p. 22 modifica]Pagina:Modena descritta da Francesco Sossaj.djvu/35 [p. 23 modifica]Pagina:Modena descritta da Francesco Sossaj.djvu/36 [p. 24 modifica]Pagina:Modena descritta da Francesco Sossaj.djvu/37 [p. 25 modifica]Pagina:Modena descritta da Francesco Sossaj.djvu/38 [p. 26 modifica]Pagina:Modena descritta da Francesco Sossaj.djvu/39 [p. 27 modifica]Pagina:Modena descritta da Francesco Sossaj.djvu/40 [p. 28 modifica]Pagina:Modena descritta da Francesco Sossaj.djvu/41 [p. 29 modifica]Pagina:Modena descritta da Francesco Sossaj.djvu/42 [p. 30 modifica]Pagina:Modena descritta da Francesco Sossaj.djvu/43 [p. 31 modifica]Pagina:Modena descritta da Francesco Sossaj.djvu/44 [p. 32 modifica]Pagina:Modena descritta da Francesco Sossaj.djvu/45 [p. 33 modifica]Pagina:Modena descritta da Francesco Sossaj.djvu/46 [p. 34 modifica]Pagina:Modena descritta da Francesco Sossaj.djvu/47 [p. 35 modifica]Pagina:Modena descritta da Francesco Sossaj.djvu/48 [p. 36 modifica]Pagina:Modena descritta da Francesco Sossaj.djvu/49 [p. 37 modifica]Pagina:Modena descritta da Francesco Sossaj.djvu/50 [p. 38 modifica]Pagina:Modena descritta da Francesco Sossaj.djvu/51 [p. 39 modifica]Pagina:Modena descritta da Francesco Sossaj.djvu/52 [p. 40 modifica]Pagina:Modena descritta da Francesco Sossaj.djvu/53 [p. 41 modifica]Pagina:Modena descritta da Francesco Sossaj.djvu/54 [p. 42 modifica]Pagina:Modena descritta da Francesco Sossaj.djvu/55 [p. 43 modifica]Pagina:Modena descritta da Francesco Sossaj.djvu/56 [p. 44 modifica]citudine del Principe mecenate le assicurò una conveniente rendita nei Dominj Estensi, surrogata a quanto le apparteneva in estero Stato, con cui prosegue a coltivare fervorosamente le scienze, avendo già dato alle stampe parecchie altre memorie di matematica e di fisica. Il Marchese Antonio Tacoli divenuto proprietario del vecchio Palazzo Marsciano portò un significante abbellimento nel Corso delle Belle Arti, e dippiù in prospettiva verso il Piazzale Ducale, quando l’anno 1818 rimodernò le facciate, e le decorò da cima a fondo; il Torrione figurava una Rocca, della quale sono stati conservati i merli come avanzo di sua antichità. In queste vicinanze si combinano sotto terra le correnti di alcuni di que’ canali, che il Duca Rinaldo coprir fece nel 1724 con tanta utilità della sua Capitale.

13. CONTRADA S. ROCCO.

Dal Corso delle Belle Arti, alla Cerca.

Chiesa delle Terziarie di S. Domenico,

così dette del Ritiro.

La sua fabbrica fu terminata l’anno 1607 per le Monache della Madonna.

Altare I. S. Catterina di Siena che raccomanda l’Educandato diretto da S. Rosa di Lima alla B. V. del Rosario ed a S. Domenico. Quadro di Luigi Manzini. Sotto la B. V. del Buon Consiglio.

Altare maggiore del Sacramento, la B. V. col Bambino che presenta una corona a S. Rosa che inginocchione la bacia; opera divota. [p. 45 modifica]3. S. Filomena V. e M. del Prof. Bernardino Rossi. Sotto in ovato S. Alfonso di Liguori del Magnanini.

Gli ornati nella soffitta sono di Flaminio Veratti, i bassi rilievi ecc., dello Stringa.

L’ organo è lavoro di Domenico Traeri.

Collegio delle Orfane di S. Catterina,
e Terziarie di S. Domenico.


Il Collegio delle Orfane di S. Catterina una volta denominate Putte del Vescovo, fondato fu nel 1563 dal Vescovo Foscherari a prò di 20 in 30 figlie di buoni cittadini. Prima erano governate da quattro Orsoline, e dipendevano da una presidenza apposita. Dopo diversi cambiamenti avvenuti nel pio Istituto, l’ anno 1789 venne incorporato nelle Orfane Canaline o di S. Geminiano, altro Collegio che dal 1537 riconosceva la sua erezione dalla beneficenza del Cardinale Morone, e di Lodovico Cigali. Le une e le altre formarono poi il così detto Ritiro delle Cittadine nel Chiostro già delle Monache della Madonna; e finalmente "S. A. R. l'Arciduca Sovrano il 15 Aprile 1816 decretò la soppressione del Ritiro, ed il ristabilimento delle Orfane di S. Catterina nel fabbricato medesimo, affidandole al Corpo educatore delle Terziarie di

S.Domenico, però sotto la direzione immediata di un Sacerdote, e la vigilanza della Congregazione di carità in oggi Congregazione delle Opere pie. Le Terziarie Domenicane propriamente dette [p. 46 modifica]provengono da una famigliuola di Donne unitesi l’anno 1690 in una casa dirimpetto ai Cappuccini ove tenevano scuole di fanciulle; fattasi più numerosa, nel 1750 era venuta ad abitare nella contrada S. Giorgio al civico N. 804 sotto la direzione e l’assistenza dei PP. Domenicani, onorata della benefica protezione degli Estensi; vestivano abito religioso e vivevano sotto le regole dell’Ordine Domenicano senza clausura, sempre occupate nell’ammaestramento di civili Zitelle. La Comunità delle Terziarie si volle compresa nella generale distruzione delle Corporazioni, ma non fu impedito a quattro di quelle maestre di trattenersi insieme nel loro recinto, e di continuare ad istruire le figlie di comoda condizione. Da esse è derivata l’attuale florida Corporazione che si denomina delle Terziarie di S. Domenico formatasi in seguito del precitato decreto Sovrano del 1816. Indossano la divisa di S. Domenico, professano le regole di S. Agostino, osservano le costituzioni Domenicane, adattate però alle particolari circostanze del loro Istituto, e sono dirette dal Vescovo sotto sua clausura. Oltre le Orfane di S. Catterina, dimorano nel Chiostro più di cinquanta Educande dozzinanti, ed alle medesime scuole intervengono di giorno in giorno molte altre Zitelle tutte della classe civile. Lo Stabilimento in cui nulla manca d’istruzione Cristiana e muliebre, gode anch’esso della protezione generosa e del plauso di Francesco IV che più volte ha degnato di onorarlo. [p. 47 modifica]

RIONE II.

DI PORTA S. AGOSTINO.


14.FORO BOARIO.

Una volta si chiamava Contrada del mercato dei Bovini; nel circondario di Piazza d’arme da Porta S. Agostino a Terra nuova.

Il Fabbricato a destra che si sta costruendo a spese del Ministero di Pubblica Economia ed Istruzione col disegno e direzione del Prof. Luigi Pagliani, servirà all'importante oggetto di stabilire a parte un piccolo Ospitale di Clinica per gli uomini e per le donne a favore degli Studenti, al qual effetto verranno costrutte due Sale della capacità di dodici letti per ciascuna, oltre gli ambienti necessari proprj al servigio di uno stabilimento di questo genere. I principali locali saranno destinati ad uso di Scuole, ed in tal modo resteranno libere le altre ora esistenti nel vecchio fabbricato per essere destinate ad amplificare il Gabinetto anatomico, tanto arrichito per le indefesse cure del Professore Giuseppe Generali ora sostituito dal Prof. Paolo Gaddi e dal Dott. Gioachino Sereni. [p. 48 modifica]Gli Ospitali civili degli uomini e delle donne che prima erano in due Sale ma in un solo locale essendo stati da qualche tempo, dietro saggio consiglio di S. A. R. il regnante Sovrano, separati in due diversi Fabbricati, e conosciuta dal Ministero suddetto la necessità di tenere possibilmente uniti i malati che devono servire al Clinico insegnamento, sono stati lo scopo di questo nuovo lavoro.

Cappella di S. Nicolò.

Alla destra della contrada si vede la facciata esterna dell’Oratorio di S. Nicolò unito allo Spedale, luogo di deposito dei cadaveri de' poveri, per essere di buon mattino trasportati entro l’apposito cataletto al pubblico Cimitero di S. Cataldo. Per cura di persone divote addette all’Ospitale, si apre l’Oratorio con funzione di suffragio ogni anno il giorno della commemorazione dei defunti.

Esposti.

In vicinanza alla Cappella suddetta è situato l’ingresso alla Casa dei Bastardelli così detta la casa di Dio, ed anco degli Esposti, compresa nel Fabbricato dell’Ospedale. In questo luogo fu trasportata l’anno scorso essendo stato ceduto il locale dove prima era nella Contrada della Cerca ai Fate-Bene Fratelli.

Stalle dei Puledri del Principe.

Costruite sono poco distanti alcune stalle, dove si tengono i Puledri delle belle Razze di Cavalli del Principe. [p. 49 modifica]

Mercato dei Bovini.

Ogni lunedi, e quando questo sia festivo, nel successivo martedì qui si tiene infatti un Mercato fioritissimo di Bestiame equivalente ad una ricca fiera.

S. A. R. valendosi sempre del proprio tesoro a pubblico benefizio, e per favorire questo importante ramo di commercio, affidò al Prof. Vandelli il disegno e direzione per l’eseguimento del superbo Edifizio che si scorge lungo la linea di questa strada sulla sinistra. Lo scopo principale è che il Porticato debba servire a commodo dei contrattanti, come pure per riparare il bestiame negli eccessivi calori della state, dalla pioggia ec.

Il piano superiore serve ad abitazione o magazzini, e l'intera fabbrica anche per quegli usi cui le urgenti sopravvenienze consigliassero di destinarla.

Il lavoro ebbe principio nell'ottobre 1833 e nello stesso mese del 1839 il fabbricato era ridotto come in oggi si vede. Le quattro Statue colossali non che gli emblemi nei lati del corpo di mezzo sono opera in plastica di Luigi Righi. Il basso rilievo in marmo posto nella facciata a settentrione appartiene al Prof. Giuseppe Frugoni, che di propria invenzione lo lavorò a Carrara sua patria. Del modenese Lodovico Gavioli è il macchinismo dell’Orologio le di cui mostre si vedono in tre diversi punti. Finalmente la bella e concisa [p. 50 modifica]iscrizione che scolpita in lapide di marmo si legge nel davanti del Fabbricato medesimo fu dettata dalla sapienza del nostro Sovrano, dessa è del tenore seguente:

HONORI ET COMMODO

FIDELIVM AGRICOLARVM

FRANCISCVS IIII

A FVNDAMENTIS EXCITAVIT

ANNO MDCCCXXXIIII.


Pesa del Fieno ec.

Nell'ultim'ala del suddetto Fabbricato dalla parte di meriggio in quest’anno il Ministero di Finanza ha fatto costruire una Bilancia a ponte ad uso di Milano atta a sollevare qualunque carico per determinare la gravezza dei generi, ed anche in caso di contestazione per il pagamento del dazio.

Due consimili lavori sono pure stati eseguiti fuori delle Porte di S. Francesco e Castello in sostituzione delle antiche Pese del fieno esistenti in Città poco distanti dalle Porte suddette.

15. VIA DELLA CERCA.

Dal Piazzale di S. Agostino, sbocca in Ganaceto. Il Piazzale di S. Agostino lo Spedale ecc. appartengono ai Rioni IV e VI. [p. 51 modifica]

Convento dei Fate-bene Fratelli.

Il locale ove una volta era l’uffizio degli Esposti nello scorso anno fu ridotto a spese del R. Erario per cura del Governo, ad uso di Convento per una Casa religiosa comunemente detta dei Fate-bene fratelli, sotto l’invocazione di S. Giovanni di Dio, che per ordine del piissimo Sovrano Regnante e previe le opportune Ecclesiastiche sanzioni, nel Settembre 1840 vennero ad abitarlo.

Ai medesimi è affidata la direzione ed amministrazione dell’Ospitale civile degli Uomini e di quello dei Cronici non esclusa la Farmacia, come pure l’ufficiatura della Chiesa del Santissimo Crocefisso la di cui Compagnia quanto prima passerà nella Chiesa del Paradiso, in forza dell’ottenuto Sovrano beneplacito.

Chiesa, e Confraternita del Crocefisso.

Detta volgarmente dei Cristini, fabbricata dai Confratelli di S. Pietro martire nel 1668, ora appartenente alla Congregazione delle Opere pie, uffiziata dai Fate-bene Fratelli.

Altare 1. Sopra padiglione in piccolo ovato, la Madonna venerata sotto il titolo della Pietà da una pia Unione.

2. Altare maggiore in cui si serba il Sacramento.

In coro, un Crocefisso di stucco, e nel fondo la prospettiva di Gerusalemme dipinta dall’Ab. Ferrari paesista modenese. [p. 52 modifica]3. S. Geminiano, S. Pietro martire, S. Anna, S. Liberata, e nel mezzo la Beata Vergine, divoto lavoro del muto Agazzani modenese. Sotto, S. Giovanni Nepomuceno in ovato. Anche di questo Santo trovasi canonicamente qui eretta una particolare Unione.

Andrea Fedeli Ferrarese è il fabbricatore dell’Organo.

Nella Sagristia si conservano due pitture in pietra sulla crocifissione di Cristo, segate dal muro dell’antico claustro di S. Francesco, le stesse che diedero origine a questa Confraternita del Crocefisso per divozione di alcuni operaj che ivi si radunavano ad orare, fin dall’anno 1787. Vennero poi ad uffiziare nella Chiesa dello Spedale in Maggio 1790, e dopo sei anni potè formarsi canonicamente una Confraternita numerosa quale si mantiene di presente.

Nell’andito alla Sagristia esiste una piccola Cappella riservata per la Messa quotidiana, e le altre pratiche di Religione a commodo delle Persone degenti nella Casa degli Esposti.

In confine della Chiesa si erge il Convitto Medico Sezione della R. Università degli studj. È stato costruito nelle fabbriche di quattro case contigue comprate dal Ministero di pubblica istruzione, che a tale uso le fece ridurre dall’Ing. Vincenzo Martinelli, e venne aperto solennemente il 12 Dicembre 1822. Gli Studenti in medicina e chirurgia nei mesi delle scuole raccolti [p. 53 modifica]nel Convitto a dozzina portano alla sinistra dell’abito una medaglia d’argento raccomandata ad una fettuccia bianco-celeste con la cifra F. IV, e nel rovescio il motto Convitto-Medico. S. A. R. il sapientissimo Francesco IV, che per le scienze tante cose provvide con mirabile accorgimento e munificenza, alle diverse parti della profession salutare rivolse con particolare attenzione le umanissime sue cure, col mandare all’Estero alcuni dell’arte medica e chirurgica, parecchi de’ quali, allievi di questo Stabilimento, scelti fra i giovani, che per talento, buona disposizione e commendevole condotta giudicati vennero meritevoli del di Lui grazioso favore, onde poter perfezionarsi in pratica presso valenti Professori nelle principali Città.

Dal sito del Convitto, sino al confine del Palazzo Giacobazzi, sporgevano fabbricati irregolari con portici, uno dall’altro del pari differenti, tanto in altezza come in larghezza. L’anno 1823 fu data mano alla sistemazione di tutto questo sinistro lato della Via, ed a poco a poco in seguito condotta quale ora si vede. E sebbene compita non sia l’opera in tutta l’estensione, abbastanza si discerne il buon effetto della riforma nell'architettura, non che la comodità dell’allargato piano stradale, e più di tutto, ne è risultato moltissimo vantaggio alla salubrità dell’abitato. Anche i possidenti nel lato destro di contro al Convento dei Fate-bene Fratelli hanno concorso dal canto loro [p. 54 modifica]per la maggiore utilità degli altrui lavori, con affrettare il coprimento dei tronchi del Canale che si vedevano scorrere nelle loro fronti.

Cappella Moreni.

Tornando alla sinistra della Via, verso la sua estremità nella linea della Casa contigua al ridetto Palazzo Giacobazzi sta aperta di giorno una Cappella in cui si venera l'Immagine della Concezione di M. V. postavi l'anno 1823. Fu costruita dalla Contessa Margherita Moreni circa l’anno 1755, ma rivolta in prospetto sotto il portico ora demolito.

16. VIA DEL VOLTONE.

Dal centro del Mercato dei Bovini, attraversando la Cerca, mette in Maraldo, e direttamente a S. Sebastiano. Questa Via, cui diede la denominazione un volto angusto ed improprio situato già nel capo verso Maraldo, aperta venne totalmente, e messa in buona simmetria l'anno 1828, dopo che la Comunità di Modena, comprata avendo espressamente una Casa respiciente di contro alla Chiesa di S. Sebastiano, demolir fece la maggior porzione di quel fabbricato per rimuovere il voltone ed insieme un contiguo portico che la sostenevano. Contemporaneamente restò provveduto ad altro disordine, mediante l’alzamento di un muro in ambo i lati del ponte, a togliere [p. 55 modifica]ancora da qui l'apertura del Canale Cerca poco riparata ed insalubre.

17. CONTRADA MARALDO.

Parte dall’Emilia rimpetto al Piazzale Erri, e sbocca in Ganaceto. Sistemata, specialmente nei fabbricati che sono in prospetto al Piazzale della Pomposa, l'anno 1828.

Fabbrica di Vetri.

Nel locale altre volte Chiesa dell’Annunziata, alla sinistra, è costruita da molto tempo una Fabbrica di Vetri in oggi spettante a Gio. Battista Golfieri.

18. CORSO CASE NUOVE.

Una volta Contrada di Fregatetto, partendo dalla via Emilia, va ad unirsi in Maraldo.

19. PIAZZALE CASE NUOVE.

Situato lungo l'Emilia, fra il Corso Case nuove, e la Contrada della Scimia. È aperto nella fronte meridionale del corpo di Case detto fabbriche nuove edificato dalla Comunità di Modena dopo il 1773 nella situazione delle Contrade Piangipane e Fregatetto, chiamate ancora di S. Croce e S. Maria Maddalena d’ordine Sovrano di Francesco III, per togliere con esse un complesso di deformità e laidezze; le case atterrate furono 82. [p. 56 modifica]

20. CONTRADA DELLA SCIMIA.

Dall’Emilia, alla Via della Pomposa; antecedentemente alla riforma preindicata era detta della Pomposa, poi restò incorporata nella confinante della Scimia.

21. PIAZZALE DELLA POMPOSA

( ovvero della Chiesa di S. Sebastiano. )

Chiesa e Confraternita di S. Sebastiano.

Alla destra entrando, una piccola Cappella con l'Immagine di Maria Vergine col Bambino, S. Gregorio e S. Contardo. Vien detta la Madonna di strada perchè dalla strada fu compresa in Chiesa nella medesima situazione l'anno 1819.

1. Altare. La B. Vergine e Gesù, S. Rosa, S. Giuseppe, S. Antonio di Padova, e S. Gaetano, del Vellani. Sotto la B. Maria Bartolomea Bagnesi di certo Petri fiorentino.

2. Piccola immagine della Vergine denominata la Madonna della Scala che un tempo veneravasi nel Chiostro delle Monache di S. Paolo. Questo quadretto è posto nel mezzo di una tela in cui trovansi dipinti S. Luigi e S. Lucia.

Unione della Madonna della Scala. Qualche tempo dopo la soppressione del Monastero di S. Paolo si formò la pia Unione della Madonna della Scala eretta poi canonicamente in questa Chiesa il 24 Maggio 1825, ed aggregata all'Arciconfraternita [p. 57 modifica]del Gonfalone in Roma con documento 31 Dicembre stesso anno.

3. Altare maggiore nel quale si mantiene il Santissimo Sacramento. Quadro rappresentante li Santi Sebastiano Geminiano, e Rocco, e nella gloria la B. V. col Bambino: copia per ordine di Alfonso III eseguita dal pittore francese Boulauger dall’originale dipinto per la Confraternita di S. Sebastiano dal Correggio, quale dopo essere stato trasportato nella Galleria Estense, passò con altri capi lavori di quell'inimitato pennello a Dresda.

4. Altare detto del Suffragio. Tela dipinta per la Compagnia del Suffragio da Bernardo Cervi modenese.

Unione del Suffragio. Una fraternità intenta al soccorso delle anime purganti promossa dalla Principessa Elisabetta di Savoja d’Este sussiste anche presentemente unita alla Confraternita di S. Sebastiano presso la quale fu istituita nel 1621 dal Sommo Pontefice Gregorio XV, corredandola di molte indulgenze e singolarissimi privilegi, in forza dei quali per un tempo la Unione si mantenne fioritissima ed in oggi comunque priva di beni i Confratelli di S. Sebastiano la faranno risorgere a vantaggio dei fedeli, al quale lodevolissimo scopo hanno dessi rivolta ogni premura.

5. Crocefisso di rilievo.

Altra Cappelletta nella quale fu trasportata dalla pubblica via del Catecumeno un’Immagine di Maria in atto di adorare il suo Figliuolo. [p. 58 modifica]I quadri sottoposti alle tribune indicanti alcuni tratti della vita di S. Sebastiano, alquanto mutilati per adattarli al luogo, si attribuiscono a Bernardo Cervi ed al Vellani.

L'Organo fu costrutto da Filippo Fedeli Ferrarese.

Questa Chiesa era la Parrocchiale della soppressa Prevostura di S. Maria Pomposa di gius Patronato della Casa d’Este. Il celeberrimo Muratori ne fu Prevosto parecchi anni, ed a proprie spese la ridusse a quell’elegante Architettura quale ora ammirasi, e come ci ricava dalla lapide collocata sulla Porta maggiore. Nell’annessa Canonica indicasi la camera tuttora intatta di residenza di quell' insigne letterato.

Confraternita di S. Sebastiano.

Cominciò nel 1501 per la circostanza che nel giorno 20 Gennajo, dedicato alle glorie del Santo, cessò il contagio che affliggeva la Città di Modena.

Il Prete Evangelista Teutonico e quattordici suoi Compagni, furono i primi fondatori ai quali fu conceduto un luogo annesso alla Parrocchiale di S. Marco, finchè fabbricassero del proprio un Oratorio sotto il titolo di S. Sebastiano. Il primo Aprile 1762 dovette traslocarsi in S. Rosa, poi nel 1774 in S. Francesco, donde si trasferì in questa Chiesa il 26 Novembre 1794 dopo di averla fatta ristaurare con riflessibile dispendio. E per riacquistarne la proprietà dopo lo spoglio sofferto nel 1798, le [p. 59 modifica]ha molto giovato la pietosa liberalità del Confratello Marchese Pietro Taccoli e della di lui Sposa Contessa Carlotta Munarini, i quali oltre di avere liberata del proprio la Confraternita da un arretratto sensibile di canoni a favore dell’Opera pia, applicarono con Beneplacito Pontificio, alla stessa un benefizio.

22. VIA DELLA POMPOSA.

Dalla contrada della Scimia nell’altra di Maraldo.

23. CONTRADA GANACETO.

Incomincia sul Corso di Via Emilia, e va ad imboccarsi colla Strada delle Stimate.

24. VICOLO DELLE CASELLINE.

Ha una sola apertura nella via Emilia. L’attigua Chiesa di S. Gio. Battista è compresa nel Corso anzidetto, Rione IV.

Scuole Normali.

A lato della Chiesa preindicata sono stabilite le Scuole normali gratuite, dipendenti dal Ministero di Pubblica Istruzione, e composte di un Prefetto, e di otto Maestri i quali dividono l’insegnamento a circa trecento fanciulli sotto la direzione del Canonico Professore D. Antonio Gallinari Incaricato del Ministero predetto alla vigilanza nelle Scuole stesse. [p. 60 modifica]Intanto che le Scuole affidate ai Religiosi della benemerita Compagnia di Gesù hanno per iscopo precipuo di iniziare i giovanetti nello studio delle scienze superiori, ufficio di queste si è di procurare una istruzione accomodata ai soli bisogni della domestica economia, del commercio, e delle arti. Quindi abbracciano l’insegnamento delle diverse parti dell’Aritmetica, della Calligrafia e dei principj di Geografia, di Storia e di quei rudimenti grammaticali che valgono a porre in grado i fanciulli di esporre convenientemente nella nostra lingua i proprj pensieri.

Le utili riforme recentemente introdotte in questo ramo dal pubblico Magistero, e più di tutto i salutari provvedimenti diretti al fine della cristiana educazione di si numerosa gioventù, mercè le quotidiane pratiche di pietà, e le istruzioni catechistiche segnatamente nelle ecclesiastiche festive Congregazioni, non lasciano dubitare dei preziosi frutti, che si ripromettono dal miglioramento della morale nelle ultime classi del popolo.

25. VIA DI S. GIO. BATTISTA.

Prima era denominata di S. Michele. Dal fianco sinistro della Chiesa di S. Gio. Battista, mette nella Via de’ Cavallerini. Dal 1823 al 1827, è stata allargata per un tratto nel primo tronco in sinistra, atterrando due portici, e nella destra sistemata un poco, ponendo ad eguale altezza alcuni spazj del portico da conservarsi. [p. 61 modifica]

26. VIA ARMAROLI

27. VICOLO ARMAROLI

La Via ha principio sull’Emilia e sbocca in quella de' Cavallerini. Il Vicolo, ossia la parte più stretta della Via, era chiuso nel capo settentrionale. Per togliere l’indecenza delle immondizie che ivi si deponevano, fu progettato di aprirlo; ed essendosi prestati li possidenti limitrofi alla esecuzione dei lavori designati dal piano, da qualche anno se ne vede effettuata l'importante apertura del Vicolo.

28. CONTRADA S. AGATA.

Dall’Emilia lateralmente alla Chiesa Votiva, si arriva nella Via Cavallerini. Il primo tronco vien detto comunemente Contrada della Chiesa nuova. In principio alla sinistra esiste l’antica locanda del Pellegrino. Le facciate della casa d’angolo segnata 821, 822 ridotte l’anno 1827 nel lato destro in fine, mostrano una parte del piano di sistemazione di questa Strada, e delle riduzioni designate lungo l’altra del Taglio.

29. VIA DEL TAGLIO.

Dal Piazzale della Pomposa, termina nella Contrada S. Giorgio.

30. CONTRADA DE’ MONTI.

Dalla casa contigua alla Chiesa del Voto, prosegue sino alla Strada di Sgarzeria. L’ingresso di [p. 62 modifica]questa Contrada era troppo angusto e pericoloso specialmente per la voltata dei rotabili. L’anno 1825 vi fu data una più comoda apertura mediante il ritiro e la rifabbricazione di molta parte della casa predetta di ragione di Francesco Pagliani. Nel tronco secondo, dal 1823 al 1827 furono atterrati alcuni bassi portici che sporgevano verso levante. La Chiesa del Voto sarà descritta nel Rione IV, perchè il suo prospetto si erge su la via Emilia.

31. VIA DE’ CAVALLERINI.

Parte da Maraldo, e viene a sboccare nel fine della Contrada de’ Monti.

Chiesa di S. Rocco e Confraternita delle Stimate.

In epoca non ben precisa venne eretta questa Chiesa. Solo si conosce che dal 1534 al 1785 fu uffiziata dalla Confraternita che ne porta il nome oggi residente nella Chiesa di S. Francesco. Ridotto poscia il locale a Teatro venale, indi nel 1821 a Teatro Filodrammatico, a tal uso servì, fino al 1835 allorché il Cholera morbus serpeggiando nelle nostre vicinanze, alcuni fedeli mossi da vero spirito di Religione, pensarono di riaprire la Chiesa, al qual uopo fu stabilita una colletta di offerte spontanee per le spese necessarie al ristauro, destinando ad Architetto il Prof. Vandelli il quale per dare una più bella forma alla Chiesa, volle aprirne la porta d'ingresso su di [p. 63 modifica]questa Contrada ove prima riguardava la Cappella maggiore dell’antica Chiesa. L’esecuzione del lavoro fu affidata al Capomastro muratore Giacomo Rinaldi di questa Città. Anche S. A. R. il religiosissimo Sovrano concorrer volle a si lodevole opera acquistando col proprio tesoro dal Ministero di Pubblica Economia il fondo, e donandolo alla Confraternita delle Sacre Stimate, che venne ad ufficiarla nel giorno 15 dello scorso Agosto, epoca della sua riapertura.

1. Altare alla destra di chi entra B. V. Immacolata di Paolo Mani modenese.

2. Altare maggiore destinato pel Santissimo Sacramento. S. Rocco, S. Francesco e la Beata Vergine. Quadro di Luigi Manzini. La soffitta è stata pitturata da Camillo Crespolani.

3. S. Antonio di Padova, di Carlo Loraghi modenese.

Dello stesso Manzini sono i due quadri nei fianchi rappresentanti S. Fedele da Sigmaringa e S. Chiara, come pure gli altri due lateralmente alla porta cioè S. Felice Cappuccino e S. Veronica.

Le Statue dei Santi Omobono e Sebastiano poste nelle nicchie della facciata esterna sono lavorate in cotto da Luigi Righi.

Giova qui l'osservare che tutti gl'indicati soggetti scelti alla riduzione ed abbellimento della Chiesa, guidati da religioso e patrio zelo hanno prestato l'opera ed assistenza loro gratuita con indescrivibile premura. [p. 64 modifica]

Confraternita delle Sacre Stimate.


Essa in Modena conosce il suo principio dal favore del Duca Cesare e la sua fondazione dal Cav. D. Ercole Fontana. Approvata dal Papa ed aggregata alPArciconfraternita di Roma il 3 Maggio dell’anno 1606 prese ad uffiziare il suo Oratorio situato nel Canal grande, al quale contiguo era un fabbricato ove ricovrava i Pellegrini. Nel 1782 passò nella Chiesa dei Cappuccini. Vi fu soppressa come le altre Confraternite nel 1798. Si rianimò l’anno 1799 successivo e riaprì la Chiesa.

Nel 26 Maggio 1807 un decreto aboliva di nuovo le Confraternite, esclusa la sola del Sacramento, e permetteva anzi che sotto tale denominazione una Confraternita esister potesse in ciascuna Parrocchia. Il Vescovo Tiburzio Cortese trasse religioso partito da siffatta estensione, e condusse le Pastorali sue sollecitudini a tanto che tutte conservò le Confraternite, col farle considerare come altrettante Sezioni di una sola e sotto uno Stendardo solo presso il Parroco al di cui circondario ognuna apparteneva. In conseguenza di che questa delle Stimate adottata la Cappa bianca e preso lo Stemma del Sacramento della Parrocchia di S. Domenico, non tralasciò più l’uffiziatura della sua Chiesa. Venuta poi l’epoca faustissima del 18 14 la Sovrana Autorità di Francesco IV e la Ecclesiastica Podestà di Tiburzio prestamente invocate dalla devozione dei componenti le riformate [p. 65 modifica]Confraternite, decretarono il ristabilimento di esse una dopo l’altra di mano in mano che rassegnata ne veniva regolare domanda ed in pochi mési ognuna fu restituita all’originaria sua istituzione.

Terziarie Domenicane.

Al civico N. 68, mercè le sollecitudini ed il dispendio del fu Padre Montanari, ajutato dalla Sovrana munificenza, è attualmente ristabilito l’antico Collegio delle Terziarie Domenicane delle quali abbiamo avuto motivo di parlare in precedenza alla pagina 45. Convivono senza clausura, propriamente sotto le regole e discipline originarie dell’Istituto, dirette dai PP. Domenicani come praticavano prima del 1798, ed in conseguenza sono dedicate anche adesso all’ammaestramento di fanciulle civili concorrenti alle loro scuole io buon numero.

32. VICOLO DEL MULINO.

Dalle Vie S. Gio. Battista e S. Agata, alla Contrada S. Rocco. In adesso è chiuso da un rastello per parte.

33. CONTRADA FALLOPPIA.

Chi vi entra dalla parte dell’Emilia, arriva nella Contrada San Giorgio.

34. STRADA POSTA VECCHIA.

Dall’Emilia quasi dirimpetto alla Torre, conduce a S. Domenico. [p. 66 modifica]

Cantone dei Vetturini.

Nel principio di questa Strada fanno recapito i Vetturini terrieri e forestieri, non che i loro Sensali: viene perciò detto il Cantone dei Vetturini.

Locanda di S. Marco.

Alla sinistra poco distante, è situata l’antica Locanda all’insegna di S. Marco.

35. STRADA S. DOMENICO.

Dalla strada Posta vecchia, alla contrada S. Domenico.

36. CONTRADA DELLA TORRE,
(chiamata il mezzo Ghetto.)

Si entra dalla Via Emilia sotto il portico situato di contro alla Torre, per sortirne in Contrada S. Giorgio. Dal 183o in poi è migliorata di molto lungo il lato sinistro ormai tutto rifabbricato in seguito dell’atterramento dei portici; e meglio si vedrà P effetto di questa sistemazione, tolti che siano i due passaggi che congiungono le. case da un fianco all’altro della Contrada posteriormente all’arco di facciata.

37. CONTRADA CORTELLINI.

Parte dall’Emilia, e termina in Contrada S. Giorgio.

38. PIAZZETTA INTERMEDIA.

[p. 67 modifica]

39. CONTRADA BLASIA.

Dall’Emilia, alla Contrada del Livelletto.

Ghetto degli Ebrei.

I tre spazj preindicati formano il Ghetto degli Ebrei, dove il Duca Francesco I li ridusse nel 1647, allo scopo di togliere gl’inconvenienti di promiscua abitazione dei Cristiani e degli Ebrei, rigorosamente vietata anche dal Regnante Francesco IV. Per gli esercizj della loro Religione, questi Ebrei hanno attualmente sparse per il Ghetto nove Sinagoghe o Scuole.

40. VICOLO SQUALLORE.

Nel 1834 fu messo fuori d v uso mediante la chiusura del voltone con una serraglia alfine importantissimo d’impedire i disordini cui porgeva occasione.

41. STRADA RUA GRANDE.

Incomincia nel quadrivio dell’Emilia in confine a S. Carlo, e finisce nel Piazzale Ducale.

Chiesa della Beata Vergine del Popolo.

Prima era chiamata di S. Giorgio, uffiziata dalla sua Confraternita sotto il titolo di Ausiliatrice del Popolo Modenese, e dalla Congregazione di Gesù Nazareno. [p. 68 modifica]La facciata si fece l’anno 1680 sul disegno di Gaspare Vigarani per cura di Francesco II. Le statue di marmo che l’adornano, sono dei fratelli Lazzoni.

Altare 1. S. Giuseppe in sonno, lavoro di Antonio Consetti. Sotto, il Nazareno di Pietro Minghelli.

Altare maggiore, di fini marmi lavorato da Messer Tommaso Loraghi Comasco. Nell’interno della Cappella stata ridotta da qualche anno a miglior luce, si venera l’Immagine della Madonna col Bambino, dipinta sul muro da Pietro Paolo dell’Abate, trasportata in tela dal vivente Cav. Antonio Boccolari. In questo Altare si conserva il SS. Sacramento.

Altare 3. S. Filippo Neri, vaghissima copia da un quadro di buon autore. Sotto S. Antonio da Padova, di Luigi Manzini.

Nella piccola Cappella alla destra di chi sorte dalla Chiesa, un Crocefisso in rilievo.

Gio. Battista Pignatti nobile modenese fece l’Organo di proprio ingegno.

Confraternita della Madonna del Popolo.

L’Incoronazione della Madre di Gesù col titolo di Ausiliatrice del Popolo Modenese segui l’anno 1673; la Confraternita sotto questa denominazione (che non veste cappa) venne eretta nel 1689, onorata dalla Sovrana protezione di Francesco II, confermata da Rinaldo nel 1728, e dal Regnante [p. 69 modifica]Francesco IV il 19 Marzo 18 16, sempre presieduta da due Canonici della Cattedrale destinati dal Vescovo. La sua festa si celebra ogni anno il Sabato dopo la Domenica in Albis; v’interviene il Capitolo del Duomo a cantare la Messa, con l’assistenza del Prelato»

Congregazione di Gesù Nazareno.

Alcune pie persone diedero principio fra noi alla pia Unione dedicata a Gesù Nazareno, soltanto l’anno 1810 nella Chiesa interna del Ritiro, poi ne solennizzarono la festa nell’esterna, ora delle Terziarie di S. Domenico per la prima volta nel 1812. Molti associaronsi spontaneamente a quei devoti, e tratta in appresso a spese loro un’Immagine del Nazareno da un esemplare di Roma mediante l’egregio pennello di Pietro Minghelli, benedire la fecero dal Vescovo Cortese il 19 Aprile 1817, indi per ordine di Lui, nel giorno 28 dello stesso mese P esposero alla pubblica venerazione nella Madonna del Popolo, dove il medesimo Prelato eresse canonicamente l’Unione il 31 Dicembre dell’anno medesimo. In seguito, fu innalzata al rango di Congregazione in forza di decreto del Vescovo Sommariva segnato il 3 Giugno 1826, dietro Sovrana adesione risultante da rescritto 14 Maggio precedente, finalmente, il 2 Luglio segui poi la prima formale vestizione degli Ascritti, Superiore essendone il Canonico Mantovani, e presero la divisa della Congregazione [p. 70 modifica]primaria di Roma, che in Modena fino allora non èra conosciuta.

Divozione della Vita Virginis.

Questa in Modena si pratica unicamente nella Madonna del Popolo, canonicamente stabilita il 17 Febbrajo 1816 per cura ed a spese del Marchese Vincenzo Frosini.

Il Fabbricato che si vede a destra fu intrapreso l’anno 1838 col disegno del Prof. Vandelli, porzione del quale eretto sull’area di alcune di quelle 13 case che S. A. R. acquistò dalla Comunità ai patti dalla stessa convenuti coi proprietari, è di ragione della R. Ducal Camera a favore della quale la prefata A. S. ne fece la compra. Collo stesso disegno dev’essere ridotta tutta la linea a settentrione di facciata al R. Palazzo.

Spezieria Ducale.

Sotto il portico in ben adattati locali è stato in adesso trasportata la Farmacia condotta da Francesco Amorth che nel 1815 fu aperta nell’angolo della Contrada S. Giorgio. Di questo Negozio si serve la R. Corte perciò è onorato col titolo di Spezieria Ducale distinto con lo Stemma del Sovrano.

Fontana degli Sprocchi.

Nel mezzo della strada a sinistra esiste per uso dei. vicinanti la così detta fontana degli Sprocchi [p. 71 modifica]primaria di Roma, che in Modena fino allora non era conosciuta.


Divozione della Vita Virginis.


Questa in Modena si pratica unicamente nella Madonna del Popolo, canonicamente stabilita il 17 Febbrajo 1816 per cura ed a spese del Marchese Vincenzo Frosini.

Il Fabbricato che si vede a destra fu intrapreso l’anno 1838 col disegno del Prof. Vandelli, porzione del quale eretto sull’area di alcune di quelle 13 case che S. A. R. acquistò dalla Comunità ai patti dalla stessa convenuti coi proprietari, è di ragione della R. Ducal Camera a favore della quale la prefata A. S. ne fece la compra. Collo stesso disegno dev’essere ridotta tutta la linea a settentrione di facciata al R. Palazzo.


Spezieria Ducale.


Sotto il portico in ben adattati locali è stato in adesso trasportata la Farmacia condotta da Francesco Amorth che nel 1815 fu aperta nell’angolo della Contrada S. Giorgio. Di questo Negozio si serve la R. Corte perciò è onorato col titolo di Spezieria Ducale distinto con lo Stemma del Sovrano.


Fontana degli Sprocchi.


Nel mezzo della strada a sinistra esiste per uso dei vicinanti la così detta fontana degli Sprocchi [p. 72 modifica]condotto d’acqua leggierissima derivante dal Fonte raso che defluisce entro un vaso riparato sopra terra da un coperchio di ferro chiuso a chiave. All’oggetto di meglio abbellire questa strada nel 1839 fu demolito il parapetto di marmo che da molti anni esisteva e sul quale erano quattro frece di ferro da cui trasse la volgare denominazione de’ sprocchì..

42. CONTRADA S. GIORGIO.

Parte dalla Via del Taglio, e sbocca nel largo di Rua Grande..

43. CONTRADA LIVELLETTO.

Questo mette in comunicazione la Contrada Blasia col Piazzale Ducale..

44. CONTRADA FONTE DELL’ABISSO.

Passa dalla Contrada S. Giorgio, al Piazzale di S. Domenico. [p. 74 modifica]Pagina:Modena descritta da Francesco Sossaj.djvu/87 [p. 75 modifica]blica carità, e per effetto di benefice Sovrane disposizioni per l’acquisto di alcuni legati in di Lei favore. Riconosce la prima fondazione nel 1818 il 23 Febbrajo, con la denominazione allora di Gasa delle Penitenti, per frutto delle sacre missioni le quali aveva procurato in S. Bartolomeo una Società cristiana devota di S. Ignazio Lojola, l'istessa benemerita Unione secolare, che l’anno 18 14 si dedicò al servigio di quanti del Clero Romano transitaron per Modena reduci dalla deportazione, o dalla carcere. Il riferito Istituto era stato collocato in un quartiere del Palazzo altra volta Foschierì, donde in Giugno 1826 venne traslocato nel presente Recinto comprato e ridotto a spese dei benefattori. La piccola Ghiesà estema è sotto l’invocazione di S. Margherita da Cortona e di S. Francesco d’Assisi, dipinti in atto di adorare la Vergine col Bambino nel quadro dell* Altare, lavorato da Giacinto Vincenzi modenese, con la mano ancora di un divoto nostro Concittadino ragguardevdle, e venne aperta al Culto pubblico il 4 Gennajo 1829. Vi è un Organo del Pilotta..

48. CONTRADA DONZI.

Dall'Emilia finisce nella Contrada Gherarda, e mette direttamente alla porta laterale della Chiesa di S. Vincenzo..

49. CONTRADA GHERARDA.

Si apre nella. Contrada Modonella, e Sbocca in Cianai grande a lato della Chiesa suddetta. Al ci [p. 76 modifica]Pagina:Modena descritta da Francesco Sossaj.djvu/89 [p. 77 modifica]Pagina:Modena descritta da Francesco Sossaj.djvu/90 [p. 78 modifica]Pagina:Modena descritta da Francesco Sossaj.djvu/91 [p. 79 modifica]Pagina:Modena descritta da Francesco Sossaj.djvu/92 [p. 80 modifica]Pagina:Modena descritta da Francesco Sossaj.djvu/93 [p. 81 modifica]Pagina:Modena descritta da Francesco Sossaj.djvu/94 [p. 82 modifica]Pagina:Modena descritta da Francesco Sossaj.djvu/95 [p. 83 modifica]Pagina:Modena descritta da Francesco Sossaj.djvu/96 [p. 84 modifica]Pagina:Modena descritta da Francesco Sossaj.djvu/97 [p. 85 modifica]Pagina:Modena descritta da Francesco Sossaj.djvu/98 [p. 86 modifica]Pagina:Modena descritta da Francesco Sossaj.djvu/99 [p. 87 modifica]Pagina:Modena descritta da Francesco Sossaj.djvu/100 [p. 88 modifica]Pagina:Modena descritta da Francesco Sossaj.djvu/101 [p. 89 modifica]Pagina:Modena descritta da Francesco Sossaj.djvu/102 [p. 90 modifica]Pagina:Modena descritta da Francesco Sossaj.djvu/103 [p. 91 modifica]Pagina:Modena descritta da Francesco Sossaj.djvu/104 [p. 92 modifica]Pagina:Modena descritta da Francesco Sossaj.djvu/105 [p. 93 modifica]Pagina:Modena descritta da Francesco Sossaj.djvu/106 [p. 94 modifica]Pagina:Modena descritta da Francesco Sossaj.djvu/107 [p. 95 modifica]Pagina:Modena descritta da Francesco Sossaj.djvu/108 [p. 96 modifica]Pagina:Modena descritta da Francesco Sossaj.djvu/109 [p. 97 modifica]Pagina:Modena descritta da Francesco Sossaj.djvu/110 [p. 98 modifica]Pagina:Modena descritta da Francesco Sossaj.djvu/111 [p. 99 modifica]Pagina:Modena descritta da Francesco Sossaj.djvu/112 [p. 100 modifica]Pagina:Modena descritta da Francesco Sossaj.djvu/113 [p. 101 modifica]Pagina:Modena descritta da Francesco Sossaj.djvu/114 [p. 102 modifica]Pagina:Modena descritta da Francesco Sossaj.djvu/115 [p. 103 modifica]Pagina:Modena descritta da Francesco Sossaj.djvu/116 [p. 104 modifica]Pagina:Modena descritta da Francesco Sossaj.djvu/117 [p. 105 modifica]Pagina:Modena descritta da Francesco Sossaj.djvu/118 [p. 106 modifica]Pagina:Modena descritta da Francesco Sossaj.djvu/119 [p. 107 modifica]Pagina:Modena descritta da Francesco Sossaj.djvu/120 [p. 108 modifica]Pagina:Modena descritta da Francesco Sossaj.djvu/121 [p. 109 modifica]l'esercizio dell'arte che hanno appresa. Alcuni fra i Pionnieri esercitano il mestiere di sartore e calzolajo, quanti bastano a mantenere il vestiario e la calzatura della Compagnia. Altri sono ammaestrati anche nella musica componenti il Concerto delle trombe in servizio del Corpo, e se qualcheduno di questi fosse giudicato abile, passa nella Banda della Turppa di linea.

Macchine idrauliche per gl'incendi.


Nel giorno 8 Gennajo i838 furono consegnate ai RR. Pionnieri per ordine di S. A. R. e dietro proposizione del Governo. Sono di proprietà della Comunità ed antecedentemente erano affidare agli uomini destinati per la civica illuminazione.

Convitto Matematico.


Lo Stabilimento dei Pionnieri ha poi nel suo seno un determinato numero di Cadetti e discreta dozzina. Sono questi gli Scolati della classe matematica della Regia Università, i quali aspirano alla professione d'Ingegnere; compongono un appartato Convitto, che Matematico si denomina, perfettamente regolato come una Scuola militare, fornita di tutte le necessarie cattedre tenute da valenti Professori dipendenti dal Ministero di Pubblica Istruzione, e provviste le scuole di tutto l'occorrente. Qui vengono istruiti ancora gli Studenti in agrimensura, però rispettivamente alla parte matematica; e talvolta per graziosa concessione [p. 110 modifica]Pagina:Modena descritta da Francesco Sossaj.djvu/123 [p. 111 modifica]Pagina:Modena descritta da Francesco Sossaj.djvu/124 [p. 112 modifica]Pagina:Modena descritta da Francesco Sossaj.djvu/125 [p. 113 modifica]Pagina:Modena descritta da Francesco Sossaj.djvu/126 [p. 114 modifica]Pagina:Modena descritta da Francesco Sossaj.djvu/127 [p. 115 modifica]Pagina:Modena descritta da Francesco Sossaj.djvu/128 [p. 116 modifica]Pagina:Modena descritta da Francesco Sossaj.djvu/129 [p. 117 modifica]Pagina:Modena descritta da Francesco Sossaj.djvu/130 [p. 118 modifica]Pagina:Modena descritta da Francesco Sossaj.djvu/131 [p. 119 modifica]Pagina:Modena descritta da Francesco Sossaj.djvu/132 [p. 120 modifica]Pagina:Modena descritta da Francesco Sossaj.djvu/133 [p. 121 modifica]Pagina:Modena descritta da Francesco Sossaj.djvu/134 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Chiude una Vasca rettangolare tutta rivestita di mattoni, con Galleria all’intorno, nella quale si fa derivar l’acqua dalla fossa per condotto sotterraneo, scaricandola poi per altra parte. Nei lati principali del muro di cinta, costruiti sono più Gabinetti di ritiro in due piani, dove i Nuotatori depositano i loro indumenti, e trovano gli abiti da nuoto. L’incessante virtuosissima munificenza di Francesco IV ha voluto introdurre fra noi anche questa Scuola l’anno 183i, e la mantiene gratuitamente a sue spese durante F estiva stagione, provvista di esperti Istruttori, e di ogni occorrente servigio, a comodo dei Militari, dei Nobili e dei Cittadini nelle ore assegnate dall’apposito regolamento, dietro F osservanza di certe discipline dal regolamento stabilite.

Guazzo per Cavalli


Finalmente, prima di rientrare in Città, in sinistra presso la fossa è costruito un Vaso rivestito di pietra cotta, custodito da un cancello a chiave,, come luogo riservato a bagnare i Cavalli delle RR. Scuderie.


FINE.