Memorie storiche della città e marchesato di Ceva/Capo VIII - Genealogia dei marchesi di Ceva.

Capo VIII - Genealogia dei marchesi di Ceva.

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Capo VII - Seguita la genealogia d'Aleramo. Capo IX - Segue la cronologia di casa Ceva secondo il Moriondo ed altri.
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CAPO VIII.


Genealogia dei marchesi di Ceva.


La genealogia di casa Ceva presenta non poche difficoltà come sperimentarono i più dotti ed esperti raccoglitori di cose patrie. Sulla scorta però di quanto sta scritto nel Della Chiesa, nel Guichenon, nel Moriondo, nel Casalis e nelle memorie dell’abbate Sclavo, potrà il lettore farsi una qualche idea della grandezza di quest’antica e nobilissima famiglia.

Leggesi nella Corona reale di Savoia di monsignor Francesco Agostino Della Chiesa, Vescovo di Saluzzo, che poco dopo la divisione dei sette figliuoli del marchese Bonifacio, il marchese Anselmo passò all’altra vita, lasciati due figliuoli, cioè Bonifacio e Guglielmo. Il primo conservò il nome di marchese di Clavesana, con il dominio d’Oneglia, Taggia, Pieve del Tecchio, Porto Maurizio, Andora, Diano e di sua valle, e di molti altri luoghi della riviera di ponente, dalla costui posterità vennero i signori di Rezzo nobili Genovesi e la famiglia Imperia nobilissima nel regno di Napoli.

Guglielmo il secondogenito assunse il titolo di marchese di Ceva. Della stirpe di questi primi marchesi di Clavesana furono Berta moglie di Guglielmo V marchese di Monferrato; Francesco, distinto guerriero negli eserciti di Federico II imperatore, ed Enrico governatore di Cremona sotto Enrico VII.

Questi due marchesi di Ceva e di Clavesana spiegarono insegne ed imprese differenti. Quello di Ceva scelse le tre [p. 45 modifica]fascie d’oro e le tre nere, che si dicono essere state l’antiche armi dei duchi di Sassonia (e che sono tuttora quelle della famiglia Ceva e della città capo del marchesato), quello poi di Clavesana scelse il campo d’oro col capo d’azzurro poco dissimile da quello dei marchesi di Saluzzo.

Il marchesato di Ceva non tardò a dividersi in molti membri, avendo il marchese Guglielmo lasciati morendo nove o dieci figli maschi, che tutti pretendevano il titolo di marchese. Fiorirono è vero molti personaggi distinti in questo casato, (come si vedrà parlando degli uomini illustri di Ceva), ma per le moltiplicate divisioni del primo patrimonio, per la variazione delle cose del mondo e per le continue guerre che funestarono questi paesi la famiglia Ceva decadde d’assai dal primiero splendore.

« Cagione potentissima di tal caduta, dice il Della Chiesa, ne furono parimenti le civili dissensioni e le domestiche contese. Pretendevano i primogeniti d’aver superiorità sui fratelli minori, contendevano questi agli attentati contrarii, con dire che uguagliandosi fra loro la porzione dei feudi doveva rimanere in equilibrio la libertà e la giurisdizione, in maniera che dalle parole venendo all’armi, si occasionarono il precipizio. Guglielmo (III) uno dei figli di Guglielmo II, signore di Lesegno e di Priola inimicatosi per questi motivi col marchese Nano suo nipote figliuolo di Giorgio I suo fratello primogenito, unitosi ai marchesi di Clavesana, con i signori d’Ormea, di Nuceto, Battifollo, Monasterolo, Scagnello, Massimino, Cosio e Pornasio tutti suoi parenti di genio parimente implacabile contro lo stesso Nano, si ridusse ad abitare nella nuova città di Mondovì ad oggetto di potere con più unita voglia molestar l’emulo » 1.

Il povero Giorgio Nano, quantunque sia dalli storici riconosciuto per il più saggio e valoroso fra i marchesi di [p. 46 modifica]Ceva, intimorito di troppo dalla tempesta che il minacciava prese la disperata determinazione di vender la sua libertà e 22 castelli al possente comune d’Asti per lire centomila astesi, come si vedrà altrove.

« Si colorì, dice il Della Chiesa, speciosamente il contratto con alcune convenzioni che parevano utili al marchese, pure riuscendo irreparabile il danno che s’incontra dal principe nel perder la sovranità, fu giudicato che il detto marchese errasse nel calcolo dei suoi disegni, e non fosse dettame di soda prudenza il metter la sua casa in soggezione, la cui essenza è sempre la stessa, ed il porre in una così strana contingenza i suoi parenti e discendenti, i quali indi furono costretti a seguitare il suo esempio, e pazientare che tutto il loro marchesato alli Astegiani per questa strada pervenisse.»

Quanto è vero che gli uomini grandi sono soggetti a grandi errori.

Onde spargere maggior luce sulla genealogia marchionale di casa Ceva, si crede cosa ben fatta il dare qui un sunto delle tavole genealogiche, e dei documenti che vi hanno relazione.

Comincieremo dalla più antica che è la tavola XLI del Guichenon istoriografo del secolo XVI, riguardante specialmente Menzia di Ceva che s’imparentò con casa Savoia, e che viene intitolata Extraction de Mencie de Ceva épouse de Aymon de Savoie, seigneur de Villefranche.

Lo stipite di questa genealogia è Bonifacio marchese di Saluzzo, di Ceva, di Savona, e di Cravesana 1130. Viene quindi Anselmo marchese di Ceva 1149. Da Anselmo viene Guglielmo marchese di Ceva, il quale sposò N..... della casa di Vento di Genova, Signore di Roccabruna, e di Mentone, famiglia illustre stabilitasi in Marsiglia. Da Guglielmo nacque Giorgio marchese di Ceva. Da Giorgio Nano marchese di Ceva che sposò una Doria. Al Nano succede Giorgio marchese di Ceva che sposò una figlia di Oddone [p. 47 modifica]marchese Del Carretto, e dal Giorgio nacque Menzia di Ceva che si maritò con Ajmone di Savoia, signore di Villafranca.

Questo Ajmone di Savoia figlio di Filippo di Savoia principe di Piemonte, d’Acaja e della Morea, e di Catterina del Viennese sua seconda moglie, non ebbe prole da Menzia di Ceva. Con testamento delli 13 marzo MCCCLXXXXVIII, fondò una cappella nella Chiesa dei padri predicatori di Savigliano, un’altra nella Chiesa di S. Francesco di Pinerolo, fece dei legati alle monache di Savigliano, a Giorgio d’Ajrasca suo scudiere, a Lionetta di Ceva, figlia di Giovanni marchese di Ceva, alla certosa di Monbrach ed alle monache di Pinerolo. Lasciò tutti i suoi mobili alla sua moglie Menzia, che morì alcuni giorni prima di lui, nel 1398. Fu Ajmone sepolto nella Chiesa di Villafranca di Piemonte. Così il citato Guichenon tom. I pag. 326 della sua storia genealogica di casa Savoia.

Il sovracitato monsignor Della Chiesa fa menzione anche esso di questa principessa, allorché parlando del marchesato di Ceva, così si esprime:

« Col chiaro grido della loro nobiltà (i marchesi di Ceva) hanno invitate le principali famiglie del Piemonte, di Genova e del Monferrato a contrahere alleanza con esse loro, mediante il matrimonio; come quelle ch’hanno prodotto Alvisia marchesa di Saluzzo; Menzia che fu moglie d’Ajmone di Savoia figliuolo legittimo di Filippo principe di Achaja: due principesse di Ravenna maritate con Eustacchio, e Bernardino Polentani ed altre che sposarono altri gran personaggi italiani. » (Corona reale pag. 155).


Note

  1. Corona Reale, parte seconda, p. 156.