Memorie storiche della città e marchesato di Ceva/Capo LII - I Generali Rusca e Fiorella.

Capo LII - I Generali Rusca e Fiorella.

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CAPO LII.


I Generali Rusca e Fiorella.


In questi giorni il Generale Rusca nativo della Briga e comandante un corpo d’armata francese, dopo una breve fermata a Bardinetto ed alle ferriere di Calizzano, superati i trincieramenti di S. Giovanni di Murialdo, s’avanzò sino a Perlo.

Gli Austro Sardi si raccolsero negli accampamenti della fortezza, Pedagiera, Testanera e Faia, occuparono quindi la bicocca di S. Michele, ed il Brichetto presso Mondovì1.

[p. 264 modifica]Il Generale Rusca occupato che ebbe Priero, e Mollere contrada campestre di Ceva, li 17 aprile giorno di domenica si trovò alle porte di Ceva. Si sparò dalla fortezza il cannone d’allerta, e si cominciò a far fuoco sul nemico.

Il generale Rusca mandò tosto ad intimare alla civica amministrazione di presentarsi da lui.

Si arrese questa ai suoi comandi tosto che si sospese per poco il fuoco della fortezza. Il generale richiese l’amministrazione di vettovaglie per sè e pei suoi soldati, sfiniti dalla fatica, dalla fame, e tutti laceri e cenciosi. Fu forza di obbedire, e loro fu provvisto quanto si chiedeva.

Spedì il generale un parlamentario al governatore per la resa del forte, ma inutilmente.

Al dopo pranzo si portò il Rusca in città accompagnato da due dei suoi ufficiali, fece un giro per la medesima, e richiese la civica amministrazione di cambiargli in oro una quantità di biglietti. Ottenne il cambio di una parte solamente d’essi, avendogli l’amministrazione fatto osservare che in Ceva non circolavano che biglietti, e che l’oro ne era scomparso.

La sera a notte, il general Rusca se ne partì colla sua truppa per S. Michele2.

[p. 265 modifica]Poche ore dopo la sua partenza, e prima che si facesse giorno, arrivò da Garessio il general Fiorella. Si portò con buon numero dei suoi soldati sulla piazza, e fece chiamare l’amministrazione comunale.

L’attuaro Sito che ne era il primo consigliere (essendo il sindaco assente) si portò subito a sentirne gli ordini, e lo invitò ad entrare nel palazzo di città; accettò il generale, e sedendo vicino al fuoco, interrogò il Sito come la pensava la municipalità di Ceva.

Sito rispose: «Generale cittadino, la città di Ceva fu sempre fedele al re di Sardegna, ma fatta repubblicana sarà fedele alla repubblica francese. Non devo ignorarvi che io sono uno di quelli che in varie e particolari circostanze ho servito il Re di Sardegna con fedeltà, onoratezza ed esattezza, ora fatto repubblicano servirò pure la repubblica francese con eguale fedeltà venendone comandato.»

Il generale rispose: «Io ben vi lodo e vi conosco per un galantuomo, servite pure la repubblica francese, che non mai incontrerete affronti.»

Anche il generale Fiorella spedì al governatore del forte un parlamentario per chiederne la resa, ma trovò anch’egli il governatore Tornafort fermo ed imperterrito, e ben ne aveva ragione, perchè la fortezza era servita a tutto punto e provvista di tutto il necessario.

Il capitano d’artiglieria Barilis aveva ai suoi comandi cinque sergenti intrepidi ed abilissimi al loro servizio. E fra essi è da farsi particolar menzione del sergente Alessandra a cui era cosa rara che fallisse un tiro, e sempre colpiva nella batteria nemica. Diffatti fu dietro un cannone che fu da lui ucciso un capitano dell’artiglieria francese. Per la sua abilità e pel suo zelo fu decorato della medaglia d’onore ed il Barilis della croce dei SS. Maurizio e Lazzaro3.

[p. 266 modifica]Lasciata una piccola guarnigione in città e fatte occupare le posizioni di Faia e Baglione, il generale Fiorella affidando il comando delle truppe rimaste al capo battaglione Depersamond s’avviò anch’egli verso S. Michele.


Lettera del Generale Fiorella al Governatore del forte.


Signore, le schiere vittoriose della repubblica francese sono in questa città. Io v’intimo a suo nome di rimettere la fortezza che voi occupate, e vi prevengo nello stesso tempo che se voi ordinate il menomo fuoco, la menoma ostilità contro le truppe francesi, che sono attualmente in Ceva, o che vi giungeranno in avvenire, nè voi nè la vostra guarnigione potrete sperar quartiere o capitolazione.

Le intenzioni del generale in capo dell’armata d’Italia, che io sono incaricato di trasmettervi essendo formali a questo riguardo.

Pronta risposta; lo vogliono i vostri interessi.

Ceva 29 germinale an. 4 della repubblica.


Il Re Vittorio Emmanuele I al suo ritorno in Piemonte fece onorevole menzione di così prode militare, come si legge nella Storia di Crescentino del Buffa.                (A.B.)


Note

  1. Reggevano l’ala dritta che si distendeva sino a Voltri Laharpe con cannoni; la battaglia Bonaparte con a dritta Massena, a sinistra Augereau, finalmente l’ala sinistra che stava a fronte del Piemonte, Serrurier congiunto con Rusca, uomo di smisurato valore, che lasciato il quieto esercizio dell’arte medica, si era molto mescolato nel fracasso delle armi. Botta, St. d’It.
  2. Aveva il Rusca nella sua fermata a Ceva stanziato le sue truppe sui campi di Sull’aia dietro al campanone. L’avvocato Bellone fu deputato dalla civica amministrazione per far al Generale le chieste provigioni, ed a pregarlo di non permettere il saccheggio a’ suoi soldati. Presentatosi a lui, il Rusca lo fissò in volto, e poi gli disse, non mi conoscete più? Lo conosco rispose l’avvocato, per un valoroso Generale come ne precorre la fama, del resto non saprei che dire. Allora il Generale gli raccontò un aneddotto che gli richiamò a memoria un Rusca di cui fu amico e compagno di studio all’Università di Torino, ed era appunto il Generale interlocutore che il prese a braccietto, e passeggiando tra le file dei suoi soldati gli disse: mio caro amico, i miei soldati hanno fame, e se volete che non si abbandonino al saccheggio, dite al Municipio che mi procuri tosto le necessarie razioni di pane e carne ed 8 mila franchi. Fu sollecito il Bellone a procurar dal Municipio quanto si chiedeva, ed il Rusca fece osservare alla sua soldatesca la più rigorosa disciplina.
  3. Barilis Giuseppe, figlio dell’Avvocato Paolo Amedeo di Crescentino, nacque ai 20 di settembre del 1762, morì ai 7 di marzo 1814.