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Poche ore dopo la sua partenza, e prima che si facesse giorno, arrivò da Garessio il general Fiorella. Si portò con buon numero dei suoi soldati sulla piazza, e fece chiamare l’amministrazione comunale.

L’attuaro Sito che ne era il primo consigliere (essendo il sindaco assente) si portò subito a sentirne gli ordini, e lo invitò ad entrare nel palazzo di città; accettò il generale, e sedendo vicino al fuoco, interrogò il Sito come la pensava la municipalità di Ceva.

Sito rispose: «Generale cittadino, la città di Ceva fu sempre fedele al re di Sardegna, ma fatta repubblicana sarà fedele alla repubblica francese. Non devo ignorarvi che io sono uno di quelli che in varie e particolari circostanze ho servito il Re di Sardegna con fedeltà, onoratezza ed esattezza, ora fatto repubblicano servirò pure la repubblica francese con eguale fedeltà venendone comandato.»

Il generale rispose: «Io ben vi lodo e vi conosco per un galantuomo, servite pure la repubblica francese, che non mai incontrerete affronti.»

Anche il generale Fiorella spedì al governatore del forte un parlamentario per chiederne la resa, ma trovò anch’egli il governatore Tornafort fermo ed imperterrito, e ben ne aveva ragione, perchè la fortezza era servita a tutto punto e provvista di tutto il necessario.

Il capitano d’artiglieria Barilis aveva ai suoi comandi cinque sergenti intrepidi ed abilissimi al loro servizio. E fra essi è da farsi particolar menzione del sergente Alessandra a cui era cosa rara che fallisse un tiro, e sempre colpiva nella batteria nemica. Diffatti fu dietro un cannone che fu da lui ucciso un capitano dell’artiglieria francese. Per la sua abilità e pel suo zelo fu decorato della medaglia d’onore ed il Barilis della croce dei SS. Maurizio e Lazzaro1.

  1. Barilis Giuseppe, figlio dell’Avvocato Paolo Amedeo di Crescentino, nacque ai 20 di settembre del 1762, morì ai 7 di marzo 1814.