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Il Generale Rusca occupato che ebbe Priero, e Mollere contrada campestre di Ceva, li 17 aprile giorno di domenica si trovò alle porte di Ceva. Si sparò dalla fortezza il cannone d’allerta, e si cominciò a far fuoco sul nemico.
Il generale Rusca mandò tosto ad intimare alla civica amministrazione di presentarsi da lui.
Si arrese questa ai suoi comandi tosto che si sospese per poco il fuoco della fortezza. Il generale richiese l’amministrazione di vettovaglie per sè e pei suoi soldati, sfiniti dalla fatica, dalla fame, e tutti laceri e cenciosi. Fu forza di obbedire, e loro fu provvisto quanto si chiedeva.
Spedì il generale un parlamentario al governatore per la resa del forte, ma inutilmente.
Al dopo pranzo si portò il Rusca in città accompagnato da due dei suoi ufficiali, fece un giro per la medesima, e richiese la civica amministrazione di cambiargli in oro una quantità di biglietti. Ottenne il cambio di una parte solamente d’essi, avendogli l’amministrazione fatto osservare che in Ceva non circolavano che biglietti, e che l’oro ne era scomparso.
La sera a notte, il general Rusca se ne partì colla sua truppa per S. Michele1.
- ↑ Aveva il Rusca nella sua fermata a Ceva stanziato le sue truppe sui campi di Sull’aia dietro al campanone. L’avvocato Bellone fu deputato dalla civica amministrazione per far al Generale le chieste provigioni, ed a pregarlo di non permettere il saccheggio a’ suoi soldati. Presentatosi a lui, il Rusca lo fissò in volto, e poi gli disse, non mi conoscete più? Lo conosco rispose l’avvocato, per un valoroso Generale come ne precorre la fama, del resto non saprei che dire. Allora il Generale gli raccontò un aneddotto che gli richiamò a memoria un Rusca di cui fu amico e compagno di studio all’Università di Torino, ed era appunto il Generale interlocutore che il prese a braccietto, e passeggiando tra le file dei suoi soldati gli disse: mio caro amico, i miei soldati hanno fame, e se volete che non si abbandonino al saccheggio, dite al Municipio che mi procuri tosto le necessarie razioni di pane e carne ed 8 mila franchi. Fu sollecito il Bellone a procurar dal Municipio quanto si chiedeva, ed il Rusca fece osservare alla sua soldatesca la più rigorosa disciplina.