Memorie storiche civili, ed ecclesiastiche della città, e diocesi di Larino/Libro IV/Di S. Martino in Pensili
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Cap. II.
Di S. Martino in Pensili.
1. DI Questa Terra si fa parola nella sentenza del Cardinal Lombardo già trascritta nel lib.3. cap.3. n.7. come pure due Bolle di Lucio III. e d’Innocenzo IV. trascritte, la prima nel cap.5 del medesimo lib.3. n.3. e l’altra nel n.14. dello stesso cap.5. se ne parla nella Cronaca Cassinese, come appresso, e altrove, e in tutti i suddetti luoghi coll’aggiunta in Pensili, o in Pensile, in Pensilis, poi Pensulis, quale stimiamo voler esprimere la sua situazione, cioè, che venga posta in un luogo sublime, e pendente; come in fatti così giace, cioè con un pendìo dalla parte Meridionale, e occidentale, e per il di più in piano, che si distende per tutte le altre sue parti.
2. Supponiamo questa Terra riconoscere la sua origine da qualche Chiesa, eretta in essa in memoria di S. Martino, Vescovo Turinese, quale si venera con divozione, come d’un Patrone con rito doppio; e che per conseguenza i suoi natali non possano essere stati prima del V. Secolo; posciache questo Santo fiorì nel IV. secolo, e se ne volò al Cielo nell’anno del Signore 400. o come altri vogliono 401. e da detto tempo se ne celebrò la festa in Francia, e passò in Italia per i gran miracoli, che il Signore Iddio si compiaceva oprare a sua intercessione: e ci persuadiamo, che erettasi la detta Chiesa colle rovine della nostra famosa Cliternia, di cui parliamo nel lib. I. cap. 4. e se ne rinovano le memorie in questo lib.4. cp.4. s. unic. all’intorno di essa si formassero le abitazioni di que’ Cittadini di Cliternia, conforme attualmente si vede per quel, che dirassi appresso, e come si è detto nel cap.1 di questo stesso lib.4 n.3 spesso è accaduto, e accade, che per la pietà, e divozione in edificare qualche Chiesa, o Monastero di qualche Santo miracolosoin un luogo solitario, e deserto, s’abbia poi fatto acquisto di una Terra, e talvolta di qualche Città. Le Storie Civili, ed Ecclesiastiche ce ne somministrano molti esempi, e ne abbiamo anche in questa Diocesi, come della Terra di San Giuliano, dell’altra di S. Croce, del Casale di S. Agata, e simili.
3. Ella è distante da circa tre miglie da Ururi, che sta posto a mezzo giorno di essa, circondata di muraglie da’ secoli a noi remoti, con sue porte ben formate, e quella di Oriente si rimodernata a nostro tempo. Le sue fabbriche Civili sono assai commode, e commodissime le abitazioni de’ particolari, alcune delle quali in forma di Palazzetti. Tra esse comparisce assai magnifico il Palazzo Baronale, innalzato con ottima struttura a foggia di Castello, per cui volgarmente si appella, il Castello, il quale fu sempre abitazione de’ Duchi di Termoli della Famiglia di Capua, e dalla fine del Secolo XV. ne sono in possesso per l’investitura, che ne ricevette Andrea di Capua con tutto il Contado di Montagano, come diciamo altrove; e quivi sono stati soliti fare la loro residenza, stimando questo luogo migliore di ogni altro del di loro stato, per la qualità dell’aria, e per la vicinanza al Mare Adriatico, e Termoli, loro Titolo.
4. Tiene questa Terra un ampiissimo Territorio, abbondante di acque, fruttifero di ogni sorta di vittovaglie, è posto in pianura, eccettuatone l’accennato suo pendio, vini di ottima qualità, frutti abbondantissimi, armenti d’ogni ispecie, cacciagioni per boschi d’ogni pelo, industria di lana, formaggi, e altre: di maniera che non manca in essa il bisognevole, e ’l dilettevole al vivere umano, per quanto porta la qualità del Paese.
5. Non sappiamo chi fussero i suoi Possessori, e il primo, che si ci incontra nel Registro de’ Baroni sotto Guglielmo II il Buono, nella Rubrica de’ Feudatarj di Capitanata presso Carlo Borelli più volte citato p.153. si appella D. Amerius S. Martini tenet S. Martinum, quod est Feudum militum. Passò poi in Persona del Conte di Montagano, ma non sappiamo con qual titolo. Appresso per la sua ribellione, in persona di Andrea di Capua, e si è mantenuta in questa illustre Famiglia sino al presente: tantoche nella situazione del Regno fatta l’anno 1669. leggiamo scritto tra i Baroni Ill. D. Giulia di Capua, Duchessa di Termoli: ma ora è passata nella Casa de’ Principi di S. Nicandro per il Matrimonio del Signor D. Domenico Cataneo con una Dama, ultima della famiglia di Capua di questo ramo de’ Duchi di Termoli.
6. Questo luogo è stato sempre considerato come nobile Castello di questa Diocesi, e tale lo appella il Colenucci in parlare dell’Armata Turchesca, la quale nel 1566. guidata da Pialì Bassà, pose a scacco, e a fuoco quelle marine, e ne restò salvo S. Martino, nobile Castello per meriti, come lui dice di S. leo, Protettore del luogo, part.3. lib.1. dell’Edizione di Vinegia del 1591. p.11. e noi torniamo a parlarne nell’Appendice cap.3. ove di questo glorioso Santo. Ebbe nobili Cittadini, tra questi il suddetto Domenico Amerio, Padrone del luogo: Dominicus Amerius S. Martini tenet S. Martinum, come sopra, e tra le sue sciagure, che non sono state poche, come di tutti gl’altri luoghi di questa Diocesi, anche sino a questi tempi vi si sono conservate Famiglie nobili leggendosi in un processo della Regia Camera fabbricato l’anno 1549. molte persone di questo rango, come tra gli altri si vede nel cap. precedente. Nè ora vi mancano moltissime Case, le quali vivono del proprio con tutta comodità. Vi sono Dottori, dell’una, e l’altra Legge, Medici, e altri Professori, Artieri per tutto il bisognevole d’una Terra commoda.
7. Nell’enumerazione del 1601. fatta del Regno di Napoli si dice, che allora aveva fuochi 50. fuochi. In quella del 1669. stampata dal de Bonis nel 1671. sta scritto S. Martino antico fuochi 215. nuovo 110. diminuito a cagione del precedente contagio; al presente compresivi i Forestieri, accosta al numero di circa 1500 persone.
8. Il Padrone del luogo destina il Governatore per l’amministrazione della giustizia, e il Peculio dell’Università, la quale è una delle più commode della Diocesi, si governa dal Mastrogiurato, da un altro, chiamato Capo Governo, da due Sindaci, e da altro, che tiene il nome di Eletto. Quantunque sia vero, che a’ 26. Giugno del 1733. in pubblico parlamento fu stabilito, che per meglio diriggere le cose del Pubblico dovessero passare per le mani di dodici Depuati; e sopra di ciò fu anche ottenuto Regio assenzo, con decreto del Regio Collaterale de’ 27. Luglio detto anno 1733. e successivamente li 31. di detto mese, e anno furono spedite le solite Regie provisioni.
9. Passando dal Civile all’Ecclesiastico, dee sapersi, come nel tempo, che questa Terra era in fiore, vi erano tre Chiese Matrici con cura d’Anime, e tutte e tre venivano servite dal proprio Arciprete, e da un buon numero di Ecclesiastici. Una sotto il titolo di S. Martino, e supponiamo certamente, che questa sia stata la prima, come quella, che ha dato il nome al luogo, l’altra sotto il titolo di S. Maria in Pensili, e la terza sotto il titolo di S. Pietro, Principe degli Apostoli; mancati poi gl’Abitatori, per varie sinistre cagioni, e diminuite le rendite delle Chiese, dal mai abbastanza lodato Vescovo Caracci nel terzo suo Sinodo, celebrato l’anno 1642. furono suppresse le due prime, e uniti i loro beni, ragioni, e pesi, a quella di S. Pietro, ne formò una sola col titolo di Arcipretura, e suo Clero, la quale meritando qualche distinto onore, sì per la qualità della Chiesa, in cui si venera il Corpo di S. Leo con gran concorso de’ Popoli, a prieghi della medesima Terra, e Clero l’anno 1730. fu da noi eretta in Collegiata, composta da un Capitolo di dodici Canonici, cioè uno Arciprete, con cura dell’Anime, un Primicerio, un Cantore, due Presbyteri, quattro Diaconi, e tre Suddiaconi, i quali tutti, e Dignità, e Canonici hanno l’uso, e insegne delle Cappe, appellate Zambarde, per la graziosa Concessione, che ne fu fatta a’ nostri prieghi dalla f. m. di Bendetto XIII. come dalla seguente Bolla.
10. Joannes Andreas Tria et c. Ad perpetuam rei memoriam. Divina disponente Clementia, circa statum quarumlibet Ecclesiarum Civitatis, et Diocesis nostra, prout ex debito nostri Pastoralis officii nobis incumbit, diligenter prospicientes ad ea, qua ad Divini Cultus augmentum ad majorem Ecclesiarum splendorem, et ad Ecclesiastica Hyerarchia nitorem tendunt, libenter intendimus, pro ut rerum, personarum, et temporum qualitatibus diligenter pensatis, conspicimus in Domino salubriter expedire. Sane cum pro parte Reverendi D. Petri Moffa Archipresbyteri Oppidi de S. Martino hujus nostra Larinem Diocesis, ac venerabilium Domini Nicolai Mucci, D. Francisci Francischella, D. Petri Stalla, D. Bartholomaei Cannavaro, *.*. D. D. Dominici Mucci, D. Leonardi Lanciano,D. Antoni Libertazzo, D. Bernardini Tardioli, D. Dominici Bevilacqua, D. sanuarii de Capua, et Diaconi Carminis Tanga totum Clerum ejusdem Oppidi de S. Martino conslituentium, et componentium, eiisdemque magnificis Doctore Physico Octavio Mucci, Antonio Tardioli, Afugustino de Tomafo, Cesare Parsino, et Xaverio Bitonti Magistrojurato, Sindacis, Gubernio, et Electo respective, ac Perfonis de Regimine laudati Oppidi de S. Martino adhaerentibus, fuit coram nobis expositum, quod cum dictum Oppidum in ambitu suo fatis amplum; Necnon Populi frequentia clarum seu ex inclita Lichianensì Republica trahentis originem, quae ortum, et progressum fuum habuit, et terminum clausit in amplissìmo Territorio vulgo nuncupato, di Casalpiano, ad humanae vitae usum necessarium copia refertum, ac alias celebre, quod in eo adsint plura Oratoria, ac alla Pia loca. Necnon Monasterium unum Min. S. Francisci de Observ., pleraque alla Ecclesia, et inter alias Paroccbialis, et Matrix Ecclesìa sub titulo S. Petri Apostolorum Principis, in qua, et proprie in principi Atra asservatur Corpus S. Leonis Confessoris, incliti Ordinis S. Benedicti ex consulari familia dicta Reipublica Lichianensìs, ultimo per nos solemniter magno Populi concursu translatum, et proprie die secunda Maji 1728. ex vetusla Cathecumba, ubi a’ pluribus saeculis venerabatur, posìta in antiqua, et tandem suppressa altera, Parocchiali Ecclcsìa sub titulo S. Petri Apostolorum Principis, qua ob ejus amplitudinem, et ornatum, situmque commodum, et decentem, ac tamquam Matrix, et Principalis Ecclesia non indigna est, ut titulo, et prerogativa Collegiata Ecclesia condecoretur, et fortius quod ibidem per supra numeratos Archipresbyterum, et undecim Portionarios ad inslar Collegiatarum Divina persolvantur officia. Dittusque Archipresbyter, et Portionarii proprio utantur stallo, Mensa, Area, Burza, Sigillo, et Clero communibus. Dittusque Archipresbyter sìt insignitus Mazzetta, pro ut alii Arcipresbyteri totius Diocesis ex speciali concessione san. mem. Benedicti PP. XIII. per speciale restriptum ad nostras preces sub datum Beneventi 9. Maji 1727. eosdemque Portionarios supradictus fummus Pontifex fuis Apostolicis Literis per Secretariam Status nobis directis sub datum 10. Julii 1728. similiter ad nostras preces par iter insigniti concesserit, ac idem Archìpresbyter, et Portionarii, qui omnes in unum sunt numero duodecim. V. G. Unus Archipresbyter cum aCtuali cura animarum, quatuor Presbyteri, quatuor Diaconi, et tris Subdiaconi redditibus Ecclesiaslicis, quos inter se dividunt ex massa communi, ultra redditus particulares, quos habet, et percipit Archipresbyter pro tempore attenta loci, et personarum qualitate sufficienter sint provisi. Quocirca dictus Reverendus Arcbipresbyter, praedistique Ven. Portionarii accedentibus precibus dictorum Magnificorum de Regimine, et hominibus Universitatis dicti Oppidi supplicarunt Nos, quatenus ad petitam Erectionem dicta Matricis Eeclesia sub titulo S. Petri Apostolorum Principi deveniremus in secularem Collegiatam cum Capitulo, Stallo, Mensa,, Burzza, Sigillo, et Clero communibus, et cum omnibus, et singulis aliis Collegialibus signis, et insigniis Ecclesiarum Collegiatarum, et in ea unum Archipresbyteratum pro uno Arcbipresbytero, qui curam Animarum Paroccbianorum ejusdem Ecclesiae et Oppidi exerceat, et omnia onera Parocchialia subeat, ac Portionarios eum coadjuvare prout Archipresbyter, qui pro tempore fuit ipsius Ecclesiae, sub titulo S. Petri Apostolorum Principis facere dictique Portionarii ipsum in eadem cura coadjuvare solitum fuit conservare, et ipsius Ecclesia Caput extat, et inter alios in eadem Ecclesia sic in Collegiatam erigenda ejusque Cboro, et Capitulo Processionibus universìs, caeterisque actibus capitularibus, pubblicis, et privatis ejusdem Ecclesiae praeminentiam, ac primum locum habeat. Ac unum primiceriatum, qui secundum pro uno Primicerio; et unum Cantoratum, qui tertium pro uno Cantore. Necnon novem Canonicatus, duos scilicet Presbyterales, quatuor Diaconales, et tre Subdiaconales pro totidem Canonicis Presbyteris Diaconibus, et Subdiaconibus, qui omnes Archipresbyteratus, Primiceriatus, Cantoratus supradicti, quovis tempore vacaturo, etiam in Mensibus Apostolicis provideantur, pro ut sequitur, et non alias aliter, nec alio modo et c. Arcbipresbyteratus scilicet ad formam Sacri Concilii Tridentini sess.24. cap.18. de Roformat. necnon Coslitut. S. Pii PP. V. quae incipit in conferendis. Primiceriatus vero, Cantoratus, et Canonicatus jure antiquioritatis per optationem inter dictos Canonicos ipso jure novique Canonicatus prout providentur per totam Diocesim Portionariatus, ad formam nostrarum Constitutionum Synodalium p.5. cap.10. n.5. e 6. confirmatarum per laudatum Benedictum PP. XIII. et ad formam nostri ultimi Concilii Provincialis sub eodem Pontifice nobis suffragantibus de anno 1729. celebrati, ita ut per hanc erectionem, et institutionem dictae Matricis Ecclesiae S. Petri Apostolorum Principis in Collegiatam, nulla omnino inducatur, aut intelligatur ducta, vel facta innovatio, immutatio, et alteratio quoad provifionem Primiceriatus, Cantoratus, et Canonicatum; qui succedunt in locum Antiquorum Portionariorum, nomine dumtaxat mutatp, sed ita sè habeat quantum ad. eorum provisionem, et dispositionem, ac si hujusmodi erectio, et institutio facta non sit, nec alias aliter, nec alio modo et c. Et eorum collatio, provisio, et dispositio fiat, ut supra dictum est, et prout providentur Portionariatus ad formam dictarum nostrarum Constitutionum Synodalium in quorum locum Canonicatus supradicti successerunt, mutato dumtaxat nomine. Dictus Archipresbyter, Primicerius, Cantor, et Canonici hujusmodi illius Capitulum inter se constituant et in eadem Ecclesia ejusque Parochia, et ubi opus fuerit cottam, et cappas, quas Zampardas appellant ad instar Canonicorum Collegiatae Ecclesiae S. Bartholomaei Civitatis Benedenti, Hyberno scilicet cum pelle crisi, aesstivo vero temporibus serico coloris ’violacei munitas, sine tamen cauda; et apud Ecclesiam in Collegiatam sit erigendam hujusmodi personaliter residere, ac in ea singulis diebus, et debitis temporibus horas Canonicas, ac Missam Conventuale, seu majorem, caeteraquc alla Officia Divina, servata Ecclesiastica Disciplina psallere, decantare, recitare, et celebrare, atque alias ipfi Ecclesiae sit in Collegiatam erigenda in divinis laudabiliter deservire debeant, et teneantur, illique sic erecta, et institut a pro ejus, ac Mensae Capitularis, necnon Archipresbyteratus, Primiceriatus, Cantoratus, et Canonicatuum, ac praebendarum dote, et congrua illos, et illos, qui tempore obtinentium omnia, et singula bona dicti Archipresbyteratus, et Portionariorum, et Cleri, et illis annexorum membrorum, et pertinentiarum fructus, redditus, proventus, obventiones, et emolumenta universa tam certa, quami incerta, etiam ratione exercitii curae Animarum lucrisierì, et percipi solita, respective, atque ex pede Altaris provenientia. Necnon etiam omnia, et singula census redditus, et bona etiam Emphiteutica, ac alla quomodolibet qualificata ad dictum Archipresbyteratum, dictumque Clerum, o Portionarios quomodolibet spectantia, et pertinentia respctive applicare, declarantes, quod in praesenti bonorum, fructuum, jurium, reddituam, et emolumetorum, ac obventionum quorumcumque applicatone nulla censeatur prorsus facta innovatio, fed ea ita se habeat, ac si nunqnam erectio, et inftitutio dictae Ecclesiae in Collegiatam factta fuisset; ita quod liceat, et licitum fit dicto Reverendo Arcbipresbytero, et Capitulo ejufdem Ecclesiae sic in Collegiatam erigendae illorum omnium jurium, et pertinentiarum suarum quarumcunque veram, realem, et actualem possessionem, ut hactenus retinuit inposterum etiam pacifice, quiete perpetuo retinere, fructus quoque redditus, et proventus una obventiones, et emolutmenta exinde provenientia percipere, exigere, levare, ac in suos, et Mensa Capitularis usus, et utilitatem, fervatis Constitutionibus Synvdalibus, concestare, cujusvis licentia minime requisita, cum hoc tamen, quod omnia,& singula, fructus, redditus, et proventus, jure obventiones, et emolumenta quaecunque supradicta in unam Massam communem congeri debeant proventibuns fructibus, redditibus, obvcntionibus, et emolumentis quibuscunque particularibus Archipresbyteratus dumtaxat exceptis, prout hucusque favore Archipresbyteratus illa similiter fecerunt excepta, et in eamdem communem Massam in unum redactam in octo portiones inter ipsos Archipresbyterum, Primicerium, Cantorem, et Canonicos dividi, et distribui debeat, puta prima pro uno Archipresbytero, et ejus Praebenda; secunda pro uno Primicerio, et ejus Praebenda; tertia pro uno Cantore, et ejus Praebenda; quarta pro primo Canonico; quinta pro secundo Canonico; sexta aequis Portionibus pro sequentibus duobus aliis Canonicis Diaconibus; et octava portio similiter aequis Portionibus pro aliis tribùs Canonicis Subdiaconibus, et eorum Praebenda respettive ad praescriptum alterius Bullae per Nos facta super regulamento Portionariorum dicta Ecclesia sub datum in eodem Oppido S. Martini II. Kal. Octobris 1728. cui et c. Infuper, ut ipsa Ecclesia, ut praefertur, in Collegiatam erigenda illius Archipresbyter, Primicerius, Cantar,& Canonici praedcti, eorumque Officiales, Ministri, res, bona, proprietates, et jura quaecunque, omnibus, et fingulis privilegiis, immunitatibus, libertatibus, exemptionibus, praeminentiis, praerogativis, antelationibus, concessionibus, indultis, favoribus, et gratiis tum spiritualibus, quum temporalibus, quibus aliae Collegiatae, et eorum Capitala, Archipresbyteri, Primicerii, et Cantores, Canonicorumque proprietates, Fura, res, et bona de Fure, usu, et privilegio, concesione, consuetudine, aut alias quomodolibet utuntur, fruuntur, potiuntur, et gaudent, ac uti, frui, potiri, et gaudere possunt, et poterunt quomodolibet in futurum, similiter ea pariformiter, et absque ulla prorsus differentia per omnia, et in omnibus perinde ac si illa eis principaliter in specie essent concessa ea uti gaudere, et potiri debeant, quibuscunque in contrarium non obstantibus, prout latius, et planius in eorum precibus continentur. Super quibus facta per Nos diligenti perquisitione, ac constito Nobis per fummariam informationem de ordine nostro captam, omnia, et singula praedicta fuisse, et esse vera, auctoritate qua in his fungimur ordinaria, et alias omni et c. Dictatam Ecclesiam sub titulo S. Petri Apostolorum Principi Matricem, et Parocbialem pluries dicti Oppidi de S. Martino hujus nostrae Diocesis titulo, et praerogativa Collegiata condecoramus, et in quantum Nobìs permittitur eam in Secularem Collegiatam erigimus, et instituimus cum Cupitulo, Stallo, Mensa, Burza, Sigillo, et Clero communibus, et cum omnibus, et singulis alii* Collegialibus signis, et insigniis Ecclesiarum Collegiatarum, quae auctoritate Ordinaria concedi possunt, et conceduntur, et Nos concedimus, et in ea unum Archipresbyterum, et unam Praebendam pro uno Archifresbyter o Praebendato, qui curam Animarum ejusdem Ecclesia, et Oppidi exerceat, et omnia onera Parochialia supportet, ac Portionarios eum coadiuvare, prout Archipresbyter, qui pro tempore fuit facere; dictique Portionarii ipsum in eadem cura coadjuvare solitum fuit, et ordinamus, et volumus, ut Dominus Arcbipresbyter ipsius Ecclefia Caput, ut fuit existat, et inter alios in eadem Ecclefìa sit in Collegiatam erecta, ejusque Choro, et Capitulo Processionibus Universis, ceterisque actibus Capitularibus publicis, et privatis ejusdem Ecclesiae praeminentiam, et primum, ut habuit habeat locum, firmo tamen remanente decreto per Nos nuper lato, et proprie sub die prima currentis Mensis Aprilis 1730. Super ejus praeminentia, aliisque juribus Parochialibus cum eodem Rev. Clero, quod in suo robore perpetuo servari volumus ac unum sìmiliter ordinamus Primiceriatum, ut unam Prebendam, qui dam pro uno Primicerio Prebendato . Et unum Cantoratum, unamqne Prebendam, qui tertiunt pro uno Cautore Prebendato, nec non novem Canonicatus, et otidem Prebendas; duas stilicet Presbyterales, quatuor Diaconales, et tres Subdiaconales pro totidem Canonicis Presbyteris Diaconibus, et Subdiaconibus, qui omnes Primicerins, Cantor, et Canonici diftum Archipresbyterum in cura Anî= mrarun coadiuvare teneantur, prout haîtenus servatum fuit ad formam nostrarum Constitutionum Synodalium. Ditique Archipresbyteratus, Primiceriatus, et Cantoratus, et Canonicatus supraditti quovis tempore vacaturi, etiam în Mensibus Apostolicis, non alias, nec alio modo provideantur, quacunque affettione per quascunque Regulas Cancellariae introduttas, vel introducendas, etiam per quamcumque Apastolicam particularem Constitutionem, decretum, vel rescriptuma Pontificium non obstante, nisi prout sequitur, et non alias aliter, nec alio modo &c. Archipresbyteratus scilicet ad formam Sac. Conc.Trid. sel.24-de Reform.cap.18. nec non Const. S. Pii V. qua incipit In conferendis, Primiceriatus vero Cantoratus, et Canonicatus ipfo jure per optationem inter ipsos jure Antiquioritatis novique Canonicatus prout providentur fe totam Diccesim Portionariatus ad formam noArarum Conftitutionum Synodalium pag.5. cap.10. num. g. et 6. confirmatarum în Forma specifica per laudatum Benedittum PP. XII. et ad prescriptum nostri altimi Concilii Provincialis, sub codem Pontifice, tamquam Metropolita Nobis Luffragantibus superlori anno 1729. celebrati; ita ut per banc erettionem, &* lu» Ritutionem difte Matricis Fce esi sub titulo 8. Petri Apostolorum Principis in Collegiatam, nullo omnino inducatur, aut intelligatur indutta, vel fatta innovatio,immutatio, vel alteratio quoad provisionem dittorum Primiceriatus, Cantoratus, et Canonicatuum, qui succedunt, nomine dumtaxat mutato; în loco antiquorum Portionariorum ejusdem Ecclesia, sed ita se babeat quantum ad corumas provifionem, et dispositionem, ac fi ea fatta non fuerit, et eorum collatio, Difio, et dispositio remaneat, et fiat ut supra dispositum fuit respettive. Dittusii Archipresbyter Primicerins, Cantor, et Canonici hujusmodi ditte Ecclesia ficut profertur in Collegiatam erette, Capitulum inter se conftituant, et iu e& dem Ecclesia, ejusque Parochia, et ubi opus fuerit Cottant, & Cappas, quas ZamPardas appellant ad inftar Canonicorum Collegiate Ecclesia S. Bartholomai Civifatis Beueventi Hybernio stilicet cum pelle Lupi, «ERivo vero temporibus serico coloris violacci munitas, fine tamen cauda, &* apnd camdem Ecclesiam sic in Collegiatam, ut pra eretta personaliter residere, ac in ea fingulis diebus, et debitis temporibus boras Canonicas, & Missam Majorem, seu Conventualem, & cetera alla officia divina, servata Ecclesiastica Disciplina, cum mentis attentione, et devotione psallere, decantare, recitare, et celebrare, atque alias ipsi EccleKa sic in Collegiatam erette in divinis laudabiliter deservire debeant, et tencantur, et pro Mensa Capitulari, et dote Archipresbyteratus, Primiceriatus, Cantoratus, Canonicatuum, et corum Prebendarum congrua, ac illos, et illas pro tempore obtinentium omnia, et singula bona ditti Archipresbyteratus, et Portionariorum, et Cleri ditte Ecclesia, illisque annexorum membrorum, et pertinentiarum fruttus redditus, proventus, obuentiones, et emolumenta quacumque fam certa, quam incerta, etiam 7atione exercitii cura Azimarum lIutrifieri, et percipi follia, l’effettive, atque ex fede ^tìtarit provenienti*, nec non etìam otaria, et faglila cenfus, redditus, et bona etìam emphiteutica, et alias quomodo libet fpettantia, et pertinentia, harunt tenore ajjìgnamus, et applicamus, decla- rantes, quod inprafenti bonorum fruttuum, °jurium, I(eddituum, et emolu- menta, ac obventionum quorumcunque ajjìgnatione, et applicatione cenfeatur prorfus fatta innovai io, fc d ea quantum adhocitafehabeat, acfìnunquam ere- ftio anteditta Ecclefìa in Collegiatam fatta fuiffet, ita quod lìceat, et licitumfìt ditto Rgv. ^trcbipresbytefo ,& Capitalo ejttfdem Ecclefìa fic in Collegiata?» ere- lite illorum omnium
- furium, et pertinentiarum fuarum quarumcunque citram realem, & attualem poffeffìonem, ut hattenus ^frcbipresbyter, et Clerus reti- ttuit in poflerum ttiam quiete, et pacifice perpetuo retinere fruttus quoque redditus, et proventus, jura, obventiones, èr emolumenta, exinde provenientia., fercipere, exigere, levare, et infuos, ac Menfx Capitularisprxditttc ufus, et utilitatem, frr<vatis ConflitHtionibus Synodalibus no/ìris, convertere cujiipvis li- centia minime requifita; ita tamen quod omnia, et fingula fruftus, redditus, et proventus, obventiones, et emolumenta qutecumque fupraditta in unam-a Majfam communem conferì debeant, proventibus, fruttibus, redditibus, obven- tionibus, & emolumentis quibufcunqiie particularibus ^ir<;bipresbyteratus dum- taxat exceptis, prout hucufque, et favore *Arcbipresbyteratus fimiliter fuerunt excefta, et illam in communem MaJJam, ut fupr a redatta in otto portiones inter ipfos >Arcbipresbyterum, Trimicerium, Cantorem, et Canonicos pr<sdittos dividi >& diflnbui debeant;putaprima prò uno
- 4rchipresbytero, & ifftus Pria- benda \fecunda prò uno Primicerio , et ipfìus Trabenda; tenia prò uno Cantore, et fua Pr Abenda; quarta prò primo Canonico Presbytero; quinta profecun- do Canonico Presbytero; fexta <equis Portionibus prò duobus primis Canonici* Diaconibus; feptima <cquis Portionibtis prò ftquentibus duobus aliis Canonicis Diaconibus; et ottava, et ultima portio fimiliter <equis portionibus prò alìis tribits Canonicis Subdiaconibus, et eorum Prebenda refpettive ad pr<e- fcriptum alterius Bulla per T^ps fatt<e fuper regulamento Portionariorum ditta Eccltfta fnb datum in eodem Oppido Santti Martini n. Kal. Ottobris 1728. Infuper, ut ipfa Ecclesia, <& ut pwfertur in Collcgiatam eretta illius Ar- cbipresbyter, Trimicerius, Cantar, & Canonici pr<editti, eorumque Officia- les, Minijìri, res, bonay proprìetates, & juraquacunque omnibus, &fingu- lis Trivilegiis, immunitatibus, libcrtatibns, exemptionibus, pneeminentiis, àntelationibus, conceffionibus, indultis, favoribus, &grati’u tam fpiritualibus, quam temporalibus, quibtts alia Collegiata auttoritate ordinaria, eretta, earum- que Capititi a,
- 4rcbipresby ferì, Primicerii, Cantore*, et Canonici, eorumqi<e_j proprìetates, jura, res, bona de jure, nju, et privilegio, concedane, confuetu- dine, aut alias quomodolibet utuntur, fruuntur, potiuntur, & gaudenti et uti fruì, poltri, et gaudere poffunt, et poterunt quomodolibet in futurum fimiliter, parìformitèr, et abfque ullaprorfns differentiaper omnia, et in omnibus utantur^ potiantur, <& gaudcant, perindè ac fi ulta eisprincipalìtèr, et in fpecie fuijjent conceffa quibufcunque in contrarium non obflantibus. Volumus autem prò ut adme* diante fublica capitulari conclusone dittus *4rchipresbyter, Primiceriu*, Cantar, Canonici, et eorutn Capitulum tam nomine proprio, quam fuorum face efforttm -fè. obligabunt, quodipfi-, et eorum fupradittum Capitulum qnolibet anno, ac fem- fer, et i» perpetuum in recognitionem noflrx Pafloralis follicitudinis habituè prò preefentibus, et quampluribus aliìs laborìbus eorum, ac ditta Ecclefix favore te- neantur ad unumfolemne ^nniverfarium nojìra vita durante de Spiritu Sancì o, et fccHndum noflram intentionem die non impedito pofl Feflum S. Leonis Confeffo- ris, et pofl noflri obitum, et iam femper, et in perpetuum eodem die non impedito pofl dittum Feflum S* Leoni* ad unum folemne Jlnniverfarium cum tribus notturni*, laudibuS) et Mijja propria prò Epifcopo defuntto, et prò mìnima no/ira, quam Deus modo in terris dirigere, et pofl quam ab hoc f acido migrai/erti una cumgrege fibicommiffo in tKterna Tabernacula recipere dignetur . Et ita &c. om- ni <&c. In quorum omnium fidem prtefentes noflra propria manufubfcriptas rela* xari volumus, folito figlilo munitas . Larini ex noflro Epifcopio feptimo Kalen. Maji 17^0. Sede Tapali vacante oh mortem Santìiffimi Dni 7y. Benedigli T’ P.XIH. fequutam J\pm<e 2i.Fe&ruariipr<efentisanni, Confecrationis noftrx anno undeci- mo, Efifcopatus vero Larinen anno quarto feliciter Amen.
Jo: Andreas Epifcopus Larinenfis
i/ldeodatus Canonicus Pietri Cancellarius .
11. Nate appresso alcune controversie intorno alla distribuzione di alcune rendite tra que’ Canonici in seconda istanza dalla Curia Metropolitana di Benevento fu dato sopra di ciò regolamento, e per la total notizia di questo fatto; stimiamo qui anche trascrivere il Decreto, quale a nostra insinuazione fu accettato dalle parti per esser conforme alla disposizione de’ Sagri Canoni, e secondo le nostre intenzioni in quel tempo assente, e commorante qui in Roma. Egli è del tenore, che siegue.
Die 22. Mensis Januarii 1740.
12. In causa vertente in hac Rma Archiepiscopali Curia Metropolitana, in gradu appellata ab Episcopali Curia Larinem. inter RR. Dnos canonocos Diaconos, etSubdiaconos Collegiatae Ecclesiae S. Petri Oppidi S. Martini predictae Larinen Diocesia, actores ex una, et RR. Dños Canonicos Tresbyteros ejusdem Collegiatae Ecclesiae, Reos conventos ex altera, fuit latum definitivum Decretum ut sequitur:
Illmus, et Rmus Dnus Generalis Vicarins, et Judex Metropolitanus, se dens &c. Visis, et auditis partibus in contradictorio judicio cum eorum Dñis Advocatis, et Procuratoribus pluries voce, et sc ript is, aperiendo terminum proservato habitum dixit, et definitive decrevit, omnes, et sìngulos fìructus, red ditus, proventus, obventiones, et emolumenta quaecunque ad Colleg iatam Ecclesiam sub tit. S. Petri Oppidi S. Martini Larinen Diocesis Apulia Provincia, et spectantia, et quomodocunque pertinentia, dividenda, esse in octo aequales portiones, atque ex bis quinque singulas portiones integra spectavisse, et spectare totidem singulis Canonicos Presbyteris dicta Collegiate Ecclesia, sextam vero, feptimam equis partibus dividendam esse inter quatuor Canonico Diaconos, at que octavam portionem aquis itidem partibus inter reliquos tres Canonicos Subdiaconos servata forma antiquarum Constitutionum, observantis, ac Bulla erectio nis ejusdem Ecclesia Collegiata, et pro hujusmodi effectu prasatos Canonicos Presbytero Reos convento absolvendos fore, et esse, ut absolvit, et libera vit ab impetitis per dictos Canonicos Diaconos, et Subdiaconos, eisdemque Co nonicis Diaconis, et Subdiaconis perpetuum silentium imponendum fore, et esse, ut super praemissis imposuit: Verum stante quod in eadem Ecclesia Collegiata non adest certa massa distributionum quotidianarum ad formam S. Concil. Trid. consti tuta, pari difinitivo decreto mandavit, quod exceptis redditibus provenientibus ex legatis Missarum, et Anniversariorum, quoad solitam dumtaxat eleemosinam, inter ipfos Canonicos Presbyteros, Diaconos, et Subdiaconos, juxta dictam legem fundationis, distribuendis, et deductis prius omnibus, et quibuscunque oneribus, et contribttionibus Mensa Episcopali, Seminario, et dicta Ecclesia praestari solitis, et aliis quibuscunque, ad quae legitime tenentur ex supradictis om nibus redditibus, fructibus, obventionibus, et emolumentis, etiam Legatorum Piorum, Missarum, et Anniversariorum, ultra praefatas eleemosinas, provenientes, sìve remanentes, detrabatur tertia pans, qua sit loco praefatarum distribu tionum quotidianarum, per praefatos omnes Canonicos aqualiter lucrandarum, equiparatis tamen inter omnes oneribus choralibus, ac functionibus hebdomadalibus per turnum faciendis, ac ita tamen, ut summa earumdem dislributionum per non interessentes amissarum, ac per interessentes jùre accrescendi lucratarum inter praefatos Canonicos Presbyteros, Diaconos, et Subdiaconos proportionaliter dividatur, inaequales portiones, cuilibet respective, in lege fundationis assigna tas, ita ut ex tota massa dictorum reddituum duae partes remaneant distribuendae ut supra ad formam Bullae; tert ia vero pro distributionibus, ut supra assignata, aequaliter distribuatur, cum iisdem declarationibus ut supra, salvis juribus dictis Canonicis Diaconis, et Subdiaconis pro supplendo praetenso desectu eorum con gruo, arbitrio Episcopi, citra tamen preejudicium praesentis Decreti, Bulla Erectionis, eorumque executionis, et ita etc. omni etc.
C. Carrara Vicarius Generalis, et Judex Metropolitanus,
D. Canonicus Compare ’Procancellarius.
13. Oltre al Capitolo delle Dignità, e Canonici non mancano in essa Terra altri Ecclesiastici in istato minore Chericale, che fervono per le Funzioni, che qui si fanno con tutto il decoro . Per la qual cosa vi è tutto quello, che può servire anche alle Funzioni Vescovili, essendovi presente il Vescovo, come Trono fisso, Faldistorio, e quanto bisogna provisto di nostro ordine dopo ia sua erezione in Collegiata.
14. Ella, come si disse, è dedicata in onore dell’Apostolo San Pietro, e non solamente è stata riformata, e decorata quanto a’ suoi Ministri per lo maggior culto Divino, ma ancora è stata abbellita quanto alla fabbrica; imperciocchè, distrutta l’antica, ora si vede in altro miglior modo a tre navi, fornita, e ornata tutta di stucco co’ suoi pilastri ben fatti. Oltre all’Altar Maggiore vi sono sei altri Altari minori sotto diversi titoli, e tutti di una stessa misura, e fattezza, ornati di stucco all’uso moderno romano, dove i quadri ancora sono dello stesso pennello, e sono proveduti di Sagre Suppellettili, e tutto si è fatto nell’anno 1728. in occasione della ristaurazione di questa Chiesa. per la Traslazione del Corpo del Glorioso S. Leo Confessore, a spese di diversi particolari, e fono, uno sotto il titolo di S. Maria delle Grazie, in cui si è eretta da noi una Badìa di juspatronato della nobile famiglia Mancinetti, col peso del Cattedratico alla Mensa Vescovile . Altro sotto il titolo di S. Lucia V. e M. di S. Carlo Borromeo, e di S. Filippo Neri. Altro sotto il titolo del SS. Rosario. Altro sotto il titolo di S. Maria della Neve, e altro sotto il titolo della B. Vergine del Carnine.
15. L’Altar Maggiore sta dedicato al Principe degl’ApostoIi S. Pietro, e in esso si vede un Quadro di mano del celebre Pittore Nicolò Malinconico Napolitano: e la Mensa con tutti i suoi gradini, e fornimenti è di marmo fino, bene ornato, pure all’uso moderno romano, e fu da noi consagrato a dì 25. Aprile dell’anno 1728. dove con solenne Traslazione fatta dall’antica Chiesa di S. Maria in Pensilis, fu riporto sotto la Mena a’ a.Maggio dell’anno stesso il Corpo di S. Leo Confessore, in una cassa di ebano co’ suoi Cristalli, acciocchè il popolo possa in venerandolo godere ancora della vista di questo suo Protettore, e parlandosi di questo Santo nell’Appendice di queste Memorie, ci contentiamo riportarci a quanto in esso, e qui trascrivere l’Iscrizione posta nela sua facciata anteriore.
D. O. M.
Aram Hanc
Apostolorum Principi jamdiu dicatam
joannes anedreas tria episc. larinen.
Sanctiori Ritu, majoribusque coeremoniis
Consecravit VII. Kal, Maji Mdccxxviii.
Ne quid vero summe Religioni deesset
Translatis ad VI. non. ejusdem solemni pompa
Ex vetusta S. Marie in Pensulis Æde
Sacri Llpsanis S. Lionis Confessoris
Precipui hojus Oppidi Patroni
Hic quoque condenda, atque colenda cvravit.
Si venera in questo medesimo Altare il Santissimo, che si consèrva in due Sagre Pissidi, oltre a un nobile ostensorio, e tutti di argento.
16. Evvi in detta Chiesa un decente Coro dietro l’Altar Maggiore, formato di legno di noce con dodici stalli canonicali, oltre al Trono stabile, come si disse, parimente di noce, per uso del Vescovo, che qui suol fare le sue funzioni Episcopali secondo le opportunità.
17. La Sagrestia, che sta posta a capo della nave del corno dell’Evangelio, perchè era angusta, e non proporzionata alla Chiesa; di nostro ordine ne fu formata altra dietro il Coro, fatta tutta a volta di lunghezza palmi 51. larga palmi 28. con un Altare a capo, all’uso moderno romano, ed ornato di stucchi, e all’intorno tiene i suoi credenzoni, e armari per conservare le Sagre Suppellettili, e per uso del Capitolo, e Canonici. Ella è fornita di tutti i paramenti, anche per servizio di una Cappella Ponteficale, di Argenti per l’Altare, e Battiste rio, posto dietro la porta maggiore con tutta decenza, e finalmente sta preveduta di quanto possa bisognare per una nobile Collegiata.
18. Il Campanile innalzato a capo della nave, che sta posta dalla parte dell’Epistola dell’Altar Maggiore è di buona struttnra, provisto di molte campane ben grandi, oltre a quella dell’orologio, il quale è posto in cima di esso .
19. Si rende questa Chiesa maggiormente divota per le Sagre Reliquie, che vi si venerano; imperciocchè oltre al Corpo di S. Leo Confessore, Padrone principale del luogo, alcuni Ossi dello stesso Santo si conservano dentro la testa di argento della sua Statua, che si espone alla venerazione ne’ suoi giorni Festivi, e si porta in processione; e in due maestosi Reliquiarj d’argento, a modo di Ostensorio, e in fei altre Cassette ben formate, che si espongono ne’ giorni solenni si racchiudono le seguenti Sagre Reliquie, cioè di S. Filippo Apostolo, S. Marta Vergine, S. Crirtofaro Martire, S. Giuliano M. S.Mercurio M. S.Giorgio M. e altri.
20. Prima di ristaurarsi questa Chiesa vi erano altri Altari. Uno sotto il titolo di S. Michele Archangelo posto a capo della nave laterale del corno dell’Epistola, e fu fatto diroccare in d. occasione. Altro sotto il titolo della SSma Annunziata, del quale si fa parola nella Platea fatta sotto il governo del Vescovo Persio Caracci l’anno 1638. e di esso non vi è altra memoria. E cosi nemmeno si ha memoria del terzo Altare, col nome di S.Maria di Loreto, se non se quella, che si legge in detta Platea della medesima Chiesa.
21. Tiene quella Chiesa un monte frumentario, formato con grano delle sue decime, e altro ne tiene la Cappella di S. Leo per ajuto de’ Coloni poveri, e tutto fi amministra dal Procuratore, che si destina dalla Corte Vescovile ogni anno.
22. Per studio di antichità, che tanto piace a’ dì nostri, stimiamo avvertire, come avendo casualmente osservato, che un pezzo di marmo, che va all’alabastro, chi sa come, e onde preso, servisse per scalino della porta picciola di questa Chiesa, per conservarne la memoria, lo facessimo fabbricare nella facciata della sua muraglia, che corrisponde in Piazza, e in esso si legge la seguente Iscrizione di buon gusto romano.
D. M. S.
L. MOECIV
ONESIMVS
CHARITE
LIB
KARISSIMÆ
B. M. F.
V. ANN. XXIII.
Questa è chiara da per sè, non essendo, che una memoria sepolcrale, la quale altro non dice, che Lucio Mecio Onesimo pose questa memoria a Carite, sua carissima liberta, la quale visse ventitre anni. Altri marmi col nome di L. Mecio si rinvengono, dove il Maecius sta scritto coll’Ae, e non coll’Oe, come in questa: e Maecius sempre col C. e non col T. si legge ne’ libri antichi mss., e così in altre Iscrizioni in marmi, viste da noi in Napoli, e qui in Roma in una Tavola di bronzo, che si ritrova nel Quirinale.
Dell’altre Chiese, e Luoghi Pij fuori e dentro dell’abitato.
23. Prima di parlare dell’altre Chiese dentro, e fuori dell’abitato di questa Terra, quanto agl’altri Luoghi Pij, diciamo, come dentro di essa vi è lo Spedale per ricetto de’ Pellegrini, dove sono molte stanze, e una distinta per uso degl’Ecclesiastici, fondato da diversi Vescovi, e governato da’ medesimi per mezzo del Procuratore, che vi si destina ogn’anno. Il Cimiterio prima era fuori delle mura della Chiesa, già distrutta di S. Bartolomeo Apestolo, della quale si parla appresso; ora è posto vicino alla Chiesa di S. Martino, e propriamente dietro il suo Sagrario, formato con tutte le leggi, che fi richieggono per tale luogo Pio.
24. Quanto alle Chiese dentro l’abitato, quando giungessimo la prima volta in questa Terra, in occasione della S. Visita, vi ritrovassimo tre altre Chiese. Una col nome di S. Maria in Pensili, la quale, come si è detto, era una delle tre Arcipretali, suppressane poi la cura dell’Anime dal zelante Vescovo Caracci. Veniva formata a due navi, e vi erano più Altari con varj pesi, cioè l’Altar Maggiore sotto il titolo di S. Maria in Pensili; quello di S. Leone Confessore a Capo della nave laterale da parte dell’epistola, posto sopra la sua Catacomba, o si voglia dire Confessione; l’altro appresso in detta nave, col titolo della SSma Annunziata, e sotto al Presbyterio dalla parte del Vangelo; quello del SSmo Crocifisso, di juspatronato della Famiglia di Fareto e appresso al quale altro di S. Maria di Costantinopoli della Famiglia Scotia; e finalmente dopo questo, l’Altare col nome di S. Maria del.Gesù, della Famiglia del Re.
25. Altra Chiesa sotto l’invocazione di S. Giuseppe, attaccata alle mura della Terra vicino alla Porta, volgarmente detta la Porta di S. Martino, che conduce alla Terra di Coglionesi, Diocefi di Termoli, costruita da 40. anni in circa, con un solo Altare, eretto in onore del medesimo glorioso Santo, e coll’autorità del Vescovo Carlo Maria Pianetti vi fu eretta una Congregazione, appellata de’ morti sotto il titolo di S. Giuseppe, composta di Confratelli così Ecclesiastici, come secolari, i quali coll’uso del Sacco nero si esercitano nelle pietose opere per li Defonti, secondo i proprj Statuti, che hanno.
26. L’altra Chiesa è quella di S. Martino, posta a Mezzo giorno nel confine della medesima Terra; e questa fu una delle tre antiche Parrocchiali, e per quel, che si è detto, stimiamo, che ella sia stata la prima tra le Chiese, che qui furono, e sono; estintane la cura delle Anime, rimase anche essa derelitta, a riserva di porzione del suo Campanile, dove in una Lapide di marmo rustico posta nella sua facciata si legge in carattere Gotico l’anno, che fu fatto, così: ┼ Hoc opus fieri fecit D. Petrus Robertus Archipresbyter Anno Dñi MCCCCX. È già rovinata, verso l’anno 1675. si pensò rifarsi, come asseriscono li Vecchi del luogo; ma che che ne fusse la cagione, la fabbrica restò imperfetta, innalzata poco da Terra. E comecche fu osservato in tale occasione, che la Chiesa di S. Maria in Penfili si ritrovava in pessima situazione, e cadente, e che l’altra Chiesa di S. Giuseppe veniva porta in luogo incomodo, umido, e molto angusto; e che all’incontro quella di S. Martino veniva situata in luogo ben proprio, la fabbrica incominciata non disprezzevole, e che vi era in piedi parte del suo Campanile; quindi a’ pensieri del Visitatore si aggiunsero le calde preghiere del Popolo, desideroso di vedere nuovamente innalzata la loro prima Chiesa, e anche per essere S. Martino Padrone del luogo, e da esso venerato, e folennizzata la sua Festa, come festa di precetto; e concorrendovi le premure de Confratelli della Congregazione de’ Morti; nell’ottava visita di detta Terra, fatta l’anno 1734. fu ordinato, che colla precedente licenza della Sagra Congregazione si profanasse la picciola, e angusta Chiesa di S. Giuseppe, come pure quella di S. Maria in Pensili, e che si proseguisse, e si dasse compimento alla Chiesa di S. Martino continuando la medesima struttura a tre navi, anche rispetto alla fua Sagrestìa, e Campanile, applicandosi in suo beneficio il materiale sì dell’una, che dell’altra Chiesa; come pure il sito della suddetta Chiesa di S. Maria in Pensili, e nel tempo slesso furono trasferiti da allora per quando sarebbe terminata la Chiesa di S. Martino, le ragioni, privilegj, e prerogative della suddetta Chiesa di S. Giuseppe, e sua Confraternita.
27. E ottenuta la permissione della Sagra Congregazione sopra le cose suddette; indi per la buona sua direzzione, e adempimento fu da noi destinato Prefetto della fabbrica D.Nicola Mucci Primicerio di quella Collegiata, e in Depositario, e Segretario Domenico Ricciuti, Fratelli amendue di essa Congregazione de’ Morti, ordinando, che li medefimi separatamente, e indipendemtemente da ognuno dassero il totale finimento alla suddetta fabbrica con quella buona armonìa, e intelligenza, che potesse, considerarsi di suo maggior profitto, per cui dal suddetto Segretario, e Depositario si dovesse registrare l’esito, e introito, secondo gli ordini, che da tempo in tempo si andassero dirigendo al medesimo di spese, o d’introito dei Reverendo Prefetto suddetto; con riservare a Noi la cognizione delle cose ardue, che potessero accadere in decorso di detta fabbrica, dichiarando, che con questa nuova rifazionej della Chiesa di S. Martino non s’intendeva fare novità alcuna alle ragioni parrocchiali della Chiesa Collegiata di S.Pietro, ma che queste dovessero restare salve, e intatte a favore della medesima, anche sopra la detta Chiesa nuova di S. Martino; sìccome nemmeno rispetto alle ragioni, e beni di detta Chiesa di S.Martino, come pure di quella di S.Maria in Pensili; ma che queste unite dovessero rimanere incorporate in benefìcio di detta Chiesa Matrice, e Collegiata di S. Pietro; di maniera che con questo restasse conceduto in beneficio di detta Chiefa di S. Martino, il suolo solamente colle fue fabbriche, come pure quello della Chiesa di S. Maria in Pensili, e che circa il di più rimanesse stabile, e ferma la suppressione della cura delle Anime delle dette due Chiese di S. Maria in Penfili, e di S. Martino, e la sua unione colli loro beni, e ragioni fatta dalla bo. me. di Monfignor Caracci fu Vescovo di Larino, a quella di S. Pietro, come prima della presente ristrurazione di quella Chiesa di S.Martino.
28. Finalmente fu ordinato, che ad effetto, che si abbia memoria della Catacomba, nella quale per anni, e secoli fu venerato il Corpo di S. Leo in detta Chiesa di S. Maria in Pensili, si costruisse sopra di essa una Cappelletta colla porta in strada, e con picciolo Altarino, e Immagine del medesimo Glorioso Santo, come tutto questo, e altro negli Atti di detta Visita fatta in detto anno 1734. tom.2. ove si parla di questa Terra di S. Martino; e già si è tutto eseguito, e compita la fabbrica in tutte le sue parti a tre navi con sei pilastri di ordine Corinto col Coro dietro l’Altar maggiore, e sedili di noce per comodo de’ Fratelli, posto l’Altar maggiore sotto l’Arco maggiore, e formato all’uso Romano moderno col suo sfondo, ornata la Chiesa di slucchi, e provista di tutto il bisognevole. La Sagrestìa viene situata a mano dritta dell’ingresso della sua porta con suo Campanile, che si è risarcito, e tutto con denaro della Chiesa Collegiata per rifarsene dalla Confraternita; a riserva del ritratto dalla vendita del materiale della Chiesa di S.Giuseppe.
29. In detta Chiesa antica di S. Martino vi erano tre Altari. Uno, quale era il Maggiore, sotto il titolo di S. Martino Vescovo, e due altri ne’ suoi lati, cioè uno sotto il titolo di S. Antonio di Padova, e l’altro in onore di S. Margarita, come nella Platea delie Chiese di questa Terra, fatta da Monsignor Caracci.
30. Rispetto alle Chiese fuori della Terra per quasi duecento passi per la via, che conduce a quella di Serracapriola a man sinistra vi era posta una picciola Chiesa antica, intitolata S. Maria delle Grazie; ma perchè dalle ingiurie del tempo si vedeva tratto tratto rovinare; da circa venticinque anni coll’ajuto de’ Vescovi, e limosine degli Ecclesiastici, e Secolari, si diede principio ad un’altra nuova Chiesa sotto la medesima invocazione, distante non molto dalla prima, in luogo più eminente; e ora colle molte diligenze da noi praticate si è ridotta a perfezione con una comoda nave, suo Altare, e quanto bisogna. Del Convento de Minori Osservanti.
31. Mezzo miglio distante dalla Terra verso Ururi si vede un Convento de’ Minori Osservanti di S. Francesco. Egli è degli antichissimi della Provincia, che dicono di S. Angelo: la Chiesa col titolo di S. Maria di Gesù è di buon disegno a due navi con più Altari ornati con tutta decenza. La fabbrica per l’abitazione de’ Frati, quantunque di struttura antica è grata all’occhio, ed è capace di molti Religiosi, come in fatti ve ne sta un gran numero, che forma la Clausura. Racchiude anche una buona quantità di terreno, che ferve per uso di orto, e di giardino alla Comunità circondato da muraglie; oltra un delizioso boschetto, che vi è avanti il Convento . Ma perchè di questo Convento, come uno de’ segnatati della Religione Francescana ne parla appieno Monsignor Gonzaga nel fuo libro de Orig. Relig. Francisc. abbiamo noi stimato bene qui trascrirere le sue proprie parole0, e sono.
De Conventu S. Maria de Jesu, prope Oppidum Sancti Martini.
31. Ne quis de Marini a Rita erga a sibi uterinum fratrem, ac Religiosissimum ’Patrem Petrum a Sancto Martino offìcioso studio dubitare posset: His hunc Conventum B. Maria de Jesu fuorum sexquimilliario a Sancto Martino in meditullio amani cujusdam nemoris, ex propriis facultatibus in tanti Fratris gratiam, non fecus, ac sibi parentare vellet, anno salutis humana 1490. a fundamentis erigi curavit, absolvissetque, nisi immatura morte preventus operi pie incapto supersedere coactus fuisset: quod tamen sic intermissum, Illustrissimi Vincentius, ac Ferdinandus a Capua uterque Termularum Dux, ex domeslicis bonis, atque ex Reverendissimi ’Patrii Jacobi de Petrutiis Larinensis Episcopi ex Professione Minorita, facultate sibi facta, promoventes, ad juslam metam perduxere. Absoluto igitur bujusmodi edificio, et a quatuordecim Fratribus habitato, primus omnium occubuit prafatus ’Pater ’Petrus a S. Martino, cujus sanctitas tanta extitit, ut in plurimis integram sospitatem ab Altissimo impetrare meruerit. Hunc sequutus est humillimus, ac sanctissima paupertatis amantissmus Fr. Angelus de Slovis Laicus. Sepeliri quoque voluit hoc in loco Illustrissima, pariterque pientissima Victoria a Sancto Severino Termolitarum olim Ducissa, cujus in Chrisli pauperes misericordia, atque in Deum pietas incredibiles fuere. Asservantar in hujus loci Archivo aliquot Aposlolica Brevia, sed minus ad nostram rem pertinentia. Asservantur et privilegium Gregorii XIII. P. M. quo in altero hujus Sacra AEdis Altari per Missarum Sacrificium Fidelium -Anima a ’Purgatorii poenis liberantur: et quoddam Breve "Pii V. P. M. datum VI. Septembris, Pontificatus vero anno sexto, quo hujus ’Provìncia Patres, ac Fratres Festivis diebus ab audiendo Sacro eximuntnr, dummodo Sacerdotis copia non adfit, et eo die alteram orationis mentalis horam duabus ex Patrutn decreto institutis addiciant, et plenaria peccatorum indulgentia Ecclesia S. Maria de Angelis Assisinati in Festo ’Portiuncula concessa iisdem quoque conceditur, si tamen singulis diebus prime hebdomada Mensis Augusti, unam etiam praefata orationis mentalis horam duabus illis (de quibus paulo supra) adjunxerint, quod libentissimo animo devotissimi illius avi Fratres praestarunt. Lo stesso dice il Wadingo, e rispetto al suddetto P. Pietro: Jacent hic praedictus ’Petrus, cujus tanta fuit sanctitas, ut plurimis infirmis salutem a Domino impetrarit; Angelus de Slavis Laicus vir humilitatis, et paupertatis admiranda: come nel tom. 14. della nuova edizione num.52. pag.491
Delle Chiese distrutte.
35. Non sono poche le Chiese, che si contano in questa Terra, le quali siccome l’aveva innalzate la pietà de’ Fedeli, così la vicenda del tempo ha fatto, che tratto tratto si fussero consumate, e ridotte a niente, o fatte abbattere da’ Vescovi zelanti, conoscendo, che in esse non si poteva più rendere il culto al Sommo Dio con decenza . Queste sono.
34. La Chiesa di S. Bartolomeo Apostolo, la quale era posta fuori dello mura, e propriamente nel luogo, ove veniva situato anticamente il Cimiterio perla via, che porta alla Terra di Serracapriola da una parte, e dall’altra ad Ururi, distante dalla nostra Terra da circa cinquanta passi; ma perchè ora il Cimiterio si è fatto dietro la Chiesa di S. Martino, a questo luogo è rimasto il nome di Cimiterio vecchio.
35. La Chiesa di S. Rocco, forsi innalzata a questo Santo in occasione di ricorrere a lui nel Contaggio, ed era distante da sei passi da quella di S. Bartolomeo, posta a man dritta nella stessa strada, e di essa neppure si veggono i vestigj.
36. La Chiesa di S. Nicola Vescovo di Mira, detto di Bari, veniva situata per la stessa strada, e distante pochi passi dall’antecedente. Di questa ne abbiamo memoria assai chiara, e fappiamo, che ella non sia stata una semplice, e picciola Chiesetta, come per lo più erano le altre già abbattute, ma una celebre Chiesa de’ PP. Benedettini, arricchita di molte rendite, e forse Grancla, o sia appellata allora Cella del Monistero di Montecasino, dal di cui Abate Girardo, che visse in questo posto dall’anno 1111. al 1123. fu applicata per uso del Vestiario de’ Monaci. Di tutto ciò si fa menzione nella Cronaca Cassinese lib.4. cap.76. in questo modo: Eo etiam tempore Gyrardus Abbas noster concessit in Vestiario Fratrum Ecclesiam S. Maria de Casali plano, della quale si dirà parlandosi di Morrone, et Monasterium S. Benedicti in Pectinari, del quale si è parlato nel cap. preced. ove di Ururi, et Ecclesiam S. Nicolai in Castro S. Martini cum omnibus pertinentiis eorumdem. Di questa concessione della detta Chiefa vi è una Carta del lodato Abate Girardo dell’anno 1115. da riportarsi da noi in parlare della sopraddetta Chiesa di S. Maria di Cafal Piano nella Terra di Morrone, e in essa tra le altre cose cosi si dice
- Concessi etiam eis Ecclesjiam S. Nicolai, qua est in Caftro S. Martini cum omnibus, qua ad eam pertinent, cum hominibus, et terris, et universis rebus mobilibus, et immobilibus, seque moventibus. ’Praeterea tradidi eis, atque concessi totum, et integrum illud, quod fuit Odelberti Fratris noflri, quod utique gloriofus Robertus Comes Comitum (questo è il celebre Roberto di Loritello, che cosi s’intitolava) super Altare B. Benedicti nobis praesentibus devotissime obtulit, et perpetuo habendum concessìt, tam in hominibus, quam in domibus, vineis, terris cultis, et incultis, cum arboribus fructiferis, et infructiferis, et omnibus, quae ad eum pertinentia fuerunt. Di questa concessione fatta dal Conte Roberto di Loritello se ne parla anche nella lodata Cronaca Cassinese al lib.4. cap.48. dove si nomina ancora Oliberto, o Odilberto, come Soldato di detto Conte, che poi si fece Religioso, e parimente sotto l’Abate Girardo, dicendosi: Tunc temporis, et Robertus Comes de Lauretello quadragesimali tempore, causa orationis ad hoc Monasterium - cioè di Montecafino -veniens una cum Oldiberto Milite suo, obtulit S. Benedicto quiaquid sibi pertinebat in Territorio S. Martini in Pisili, cosi per Pensili.
37. La Chiesa de’ SS. Fabiano, e Sebastiano, la quale stava all’incontro della sopraddetta Chiesa di S. Niccolò, ma di essa non abbiamo vestigio alcuno.
38. La Chiesa di S. Onofrio per la slessa strada, e a man dritta, distante dall’antecedente intorno a dieci passi, e questa fu ridotta al suolo da circa 30. anni fenza restarne alcun segno.
39. La Chiesa di S. Michele Arcangelo porta nella stessa strada a man sinistra della prima nominata, e del tutto disfatta senza restarne vestigio.
40. La Chiesa di S. Lionardo distante da quella di S. Michele quasi cinquanta passi a man sinistra nella stessa strada, è pure affatto distrutta.
41. La Chiesa di S. Maria Maddalena nella strada medesìma a man sinistra, lontana da S. Lionardo forsi trecento passi, ed è totalmente disfatta.
42. La Chiesa di S. Giacomo Apostolo pure a man sinistra nella detta strada, e pochi passi discosta, anche del tutto distrutta .
43. La Chiesa di S. Antonio Abate, Grancìa della Badia di S. Antonio di Napoli, distante dall’innanzi nominata mille passi, per la detta strada a man destra, quantunque distrutta, si veggono di essa alcune muraglie in piedi, e insieme i vestigi delle sue abitazioni. Questo luogo fu nominato Città Regale, come regolarmente si appella oggidì la Città Regale .
44. La Chiesa di S. Felice situata nel luogo detto volgarmente loChiano di.S. Felice, distante dalla Terra forsi due miglia verso la Chiesa di S. Maria de Coredo, altrimente appellata de Coloredo, e dal Volgo la Madonna grande e per la strada, che conduce a questa Chiesa della Madonna grande. È anche affatto distrutta senza esserne rimasto vestigio alcuno.
45. La Chiesa di S. Margherita posta sotto le mura della Terra verso l’altra Terra di Portocannone, e si è ridotta nel modo stesso.
46. La Chiesa di S. Angelo discosta un miglio dalla nostra Terra verso quella di Goglionisi, e benchè distrutta, se ne veggono con tutto ciò i vestigj.
47. La Chiesa di S. Biagio posta passato il fiume Cigno, vicino al fiume Biferno, e distante quasi cinquanta passi, quantunque distrutta, pure sono in piedi alcuni suoi muri, e nel tempo della Festività di detto Santo a’ a. di Febbraio, dall’Università di S. Martino se ne celebra la festa per nove giorni con concorso di Popolo, e ciò anche per conservare la giurisdizione della Fiera, che anticamente vi si faceva.
48. La Chiesa di S. Colomba distante duecento passi in circa da quella di S. Biagio per la stessa strada, ma verso la Terra, e di essa sono in piedi solamente alcune poche fabbriche.
49. La Chiesa di S. Andrea Apostolo, che era situata sopra il fiume Cigno verso Larino, distante dalla nostra Terra quasi un miglio, ritiene ancora alcuni vestigj.
50. La Chiesa di S. Lorenzo M. discosta dalla Terra anche un miglio verso il fiume Cigno, è del tutto ita a male .
51. La Chiesa di S. Lucia V. e M. la quale era discosta dalla nostra Terra forse quaranta passi per la strada, che conduce a Portocannone, è stata abbattuta da circa 30. anni, ed il suo luogo si è ridotto a coltura .
52. La Chiesa di S. Gio: Evangelista porta sopra un Colle volgarmente appellato il Colle di S. Giovanni, affatto è distrutta, e quel luogo è difesa dell’Università, distante un miglio in circa dalla Terra verso quella di Ururi.
De' Casali, e altri luoghi distrutti.
53. Il Casale volgarmente chiamato Castelletta, veniva posto per la strada, che conduce alla Terra di Chieuti luogo detto lo Saccione, cosi chiamato dai fiume Saccione, come si scrive nella Cronaca Cassinese, oggi appellato dal Volgo Saccione, distante circa tre miglia dalla noStra Terra di S. Martino: ora è affatto distrutto, e non se ne veggono vestigia alcune e affermando solamente la costante fama tra’ Paesani, che si ritrovasse colà, nè si è potuto trovare memoria alcuna della sua origine .
54. Il Casale appellato Motticella parimente stava rei tenimento del Saccione, e a sinistra del sopraddetto di Castelletta, dal quale era distante un miglio in circa, ma non vi sono documenti, nè memorie di esso, fuori di una costante fama, che vi fusse stato, e dove.
55. Il Casale appellato Colle Cervino, era posto sopra un Colle, che porta lo stesso nome, e forsi dall’abbondanza de’ Cervi, che si ritrovano colà, verso la Chiesa di S. Maria de Colloredo, o sia la Madonna grande, e per strada, che conduce a quella Chiesa, un miglio distante dalla nostra Terra di S. Martino. Ma di esso non vi sono rimasti nè vestigj, nè documenti, e ne fa fede solamente la costante fama.
56. Il Casale, volgarmente detto Castel vecchio, ce lo fa noto solamente la fama, la quale dice, che veniva posto nel luogo, che ora li appella Castel vecchio.
57. Città Reale si vuole posta dove ora pure si dice Città Reale, e dove era la Chiesa di S. Antonio Abate, che oggi nella fua memoria si chiama S. Antonio a Reale, già distrutta, come sopra, e la costante fama ci fa sapere, che, fusse un luogo principale della famosa Cliternia, di cui si è parlato nel lib. 1. cap.4. e diremo appresso nei cap.4. 5.unic. Di questo sono in piedi alcuni frammenti degli edifizj rotti, e consumati, i quali sono posti in luogo piano, e ameno, che in conferenza è più miglia.
58. Città Arpalice ha pure alcune vestigia in piedi nel luogo, che tiene lo stesso nome, e si dice, che fusse luogo anche spettante a Cliternia. Confina con Montesicco, e con i termini antichi del territorio di Ururi.
59. Il Casale volgarmente appellato Casal piano, si vuole ancora luogo di detta Cliternia; imperciocchè il suo tenimento essendo posto parte in piano, e parte in erto, egli è facile, che il primo si dicesse il Piano, dove poscia è stato detto Cafal piano, che appresso corrottamente si appella Licchiano.o sia lo Chiano, che appunto vuoi dire il Piano, e che il fecondo, cioè l’erto avesse dato il nome a Montesicco. Ma di questo se ne parlerà più distesamente nel proprio luogo, e sempre colla protesta di essere conghiettura, avvertendo, che questo luogo detto Casal piano è differente dall’altro luogo appellato parimente Cafal piano, posto nel Territorio di Morrone, di cui fi parlerà, quando si farà parola di Morrone. Di esso Casal piano sono in piedi molte vestigia, che fanno vedere esser stato posto per la strada, che conduce a Serracapriola, e distante circa cinque miglia da questa Terra di S.Martino, della quale, siccome de’ suoi contorni, per le notizie, che se ne sono potute avere, sembra essersene detto a bastanza.
Delle Feste, che si osservano in questa Terra.
60. Oltre alle Feste di precetto osservate universalmente in questa Terra, in particolare si osserva di precetto il giorno de’ 2. di Maggio, dedicato a S. Leo Confessore, facendosene l’Officio doppio di prima Classe coll’Ottava, come Protettore, e Padrone principale del luogo. Anche di precetto si osserva il giorno degli 11. di Novembre per S, Martino, e se ne fa l’Officio doppio di seconda Classe coll’Ottava, come di Padrone meno principale. Di sola divozione si osservano il giorno diS. Biagio a’ 3. di Febbraio, facendosene Festa particolare a spese pubbliche, e il giorno di S. Niccolò di Bari a’ 6. di Decembre, il che tutto si vede registrato nell’ordine dell’officio Divino proprio per la Città, e Diocesi di Larino, che ogni anno siamo stati soliti dar fuori con distinzione de’ luoghi, ove si celebrano le Feste particolari, come pure si vede nel Calendario proprio della Chiesa di Larino, posto nel nostro Sinodo alla part.4. cap.3.