Memorie e documenti sulla fondazione della Biblioteca Popolare Circolante di Prato/Storia della fondazione e del graduale sviluppo della Biblioteca pratese

Storia della fondazione e del graduale sviluppo della Biblioteca pratese

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Della utilità delle Biblioteche Notizie statistiche e Istruzioni sull’andamento della Biblioteca
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STORIA

DELLA

FONDAZIONE E DEL GRADUALE SVILUPPO

DELLA BIBLIOTECA PRATESE


Ad ovviare a questa mancanza, nel succitato articolo riferita, a procurare che la classe più negletta e al tempo stesso più vitale dell’ umana famiglia avesse libri e da quelli potesse attingere conveniente istruzione, il dott. Antonio Bruni nell’ottobre 1801, giovine allora ventenne e sempre studente all’Università di Pisa, penetrato della somma necessità di dar vita intellettuale mediante la istruzione al popolo nostro, ebbe il pensiero di formare una Società, la quale avesse per scopo di fare acquisto dei libri più utili e istruttivi, atti a formarne una Biblioteca, la quale poi servir dovesse per il vantaggio morale di quella classe di popolo che più reclama i soccorsi di una sana istruzione: e qui si noti come per allora1 il concetto e più specialmente la pratica attuazione di una Biblioteca Circolante Popolare fosse nuova in Italia e [p. 10 modifica] nella Francia eziandio; nella quale ultima fù soltanto nel 18 Settembre 1862 che surse a Parigi sotto la Presidenza dell’illustre scienziato Boussingault la Societé Franklin coll’intento di stimolare l'iniziativa locale per la fondazione delle Biblioteche popolari, e fu solamente nel 16 Dicembre 1863, che si costituì nell’Alsazia la Società delle Biblioteche Comunali dell’alto Reno, la quale per mezzo specialmente di M.r Jean Engel Dollfus Maire di Molhouse, e di Giovanni Macé fece una salutare propaganda di questa benefica istituzione. — Comunicato il Bruni questo suo intendimento all’amico Attilio Cini, anche egli giovane studente, trovò in questi un infaticabile compagno all’opera e postisi ambedue a tentare l’impresa fra il pessimismo d’alcuni che la sconfortavano credendola impossibile, fra la non curanza d’altri che fede non avevano all’importanza di una tale istituzione, redassero un progetto e uno Statuto e con ogni studio si dettero a procurare il modo per compierla. La mancanza assoluta di mezzi non sgomentò l’iniziatore, nè lo scoraggì: in altri sette amici trovò corrispondenza all’iniziamento della Società, e fu con soli 9 individui 2 che prese vita, quest’opera, diciamolo pure, umanitaria e civilizzatrice3. Raccolto piccolo [p. 11 modifica] peculio quanto bastò per acquistare alcuni libri, al 1.° di Novembre si dichiarò costituita la società, la quale però non ebbe nessun incremento per il lasso di qualche mese. La novità dell’ istituzione, il carattere e l’indole dei cittadini dediti nella massima parte alle negoziazioni commerciali, ne ritardarono d’un poco lo sviluppo, e forse non giova tacerlo, la giovanile età del fondatore e dei suoi amici non avrà ispirata quella fiducia nel paese, la quale è l’elemento necessario per compiere simili imprese; sebbene sia pur troppo vero che quando un’idea porta l’impronta evidentissima della pubblica utilità, il primo venuto può servirla, se ei non ha paura a mettersi alla testa, e acquista servendola, quell’autorità personale che prima non aveva4. Fece meraviglia la tenuità della tassa mensile stabilita dai nove soci fino dal momento che si costituirono in Società, ma ciò fù fatto con bella previdenza, ed è di essa che torna in acconcio far qui parola.

Scopo della istituzione era quello d’istruire il popolo, non nelle elementari discipline, non nelle prime nozioni della lettura e della calligrafia; scopo della istituzione era quello d’istruire il popolo con la lettura di buoni libri che gratuitamente circolati per le famiglie infondessero in un con le cognizioni più necessarie e indispensabili della Storia e dell’Economia, quelle relative all’arti e all’industrie, infondessero i sentimenti del dovere verso Dio, verso la Patria, verso la Società, estirpassero l’ignoranza, i pregiudizi, l’immoralità, facessero amare la fatica e il lavoro; scopo insomma dell'istituzione era quello di preparare [p. 12 modifica] il popolo e specialmente la crescente generazione a sentire altamente la propria dignità. Ora perchè un tale resultato si potesse conseguire con la lettura circolante, necessitava che si rendesse accessibile a tutti la nascente istituzione mediante la tenuità della tassa5 di Cent. 30 al mese, tassa che evidentemente è alla portata di tutti, anche dell’umile artigiano che fatica nell’officina per guadagnare col sudor della fronte l’alimento necessario alla propria famiglia.

Non poteva però rimanere lungo tempo nello stato d’infanzia una così bella impresa, che da se stessa racco manda vasi al favore di tutti. Il paese cominciò a conoscerne la utilità, e il crescente numero dei soci testimoniava che simili istituzioni improntate del carattere di popolarità non possono che trovare corrispondenza in mezzo a persone che vogliono veramente educarsi a libertà. Anche il sesso gentile volle contribuire al generoso pensiero, ed è grato ricordare che la Signora Cesira Angiolini fu la prima ad iscriversi nell’Albo dei Soci, nel luglio del 1862. Tale iscrizione consolò grandemente; giacché un tal fatto mostrava che si era bene inteso lo scopo dell’Associazione e che non si disconosceva quanto debito abbia la donna italiana di promuovere la cultura della mente e dell’ingegno, essa che ha tanta parte sull’istruzione educativa della giovine prole! Infatti anche la donna [p. 13 modifica] nelle domestiche pareti ha una sacra missione da compiere; anche essa è cittadina, e deve anche essa combattere le grandi battaglie della civiltà e del progresso.

Dato così un certo incremento alla società, non tardarono anche per parte del Giornalismo italiano le dimostrazioni di simpatia per la Società della Biblioteca Circolante di Prato. Infatti il Giornale di Pisa, il Maestro di Scuola di Ferrara, la Nazione di Firenze e mille altri, testimoniarono con belle parole la sodisfazione loro nel vedere che cominciavasi a fare qualche cosa pel popolo, e tali dimostrazioni mentre da un lato davano impulso all’opera, facevano animo d’altra parte a chi l’aveva iniziata a proseguire non solo nell’intrapresa, ma a tentare anco di più in vantaggio della medesima. Già era stato dato alla Società un regolare andamento con la compilazione d’uno statuto fondamentale, e i Soci riconoscenti al giovine Dott. Bruni che l’avea iniziata e che con tanto zelo continuava nell’opera, lo aveano acclamato loro Presidente. Fu sua cura pertanto fare stampare buon numero di copie d’una Circolare (vedi Documenti a pag. 23) da lui stesso dettata e inviarla ai più distinti pubblicisti d’Italia, per renderli intesi della esistenza di tale Associazione, e per domandar loro di concorrere alla formazione della Biblioteca con l’inviare in dono dei libri. Tale idea fu feconda di ottimi resultati in quanto che fu veduto uomini eminenti, primo fra i quali è gratissimo ricordare il venerando Conte Michelini, ed egregi Editori fra cui i benemeriti Vieusseux e Gnocchi inviare doni di ottimi libri accompagnati da lettere d’elogio e di adesione al generoso divisamento. (Vedi lettere d’illustri personaggi a pag. 27 e seg.) [p. 14 modifica]Da quell’epoca in poi può dirsi che una vita novella cominciasse per la Istituzione, giacchè mentre da una parte aumentava il nucleo dei libri per i doni che tutto giorno pervenivano a testimonianza del favore che avea riscosso in ogni parte della Penisola, dall’altra andava crescendo il numero degli amici della istruzione del popolo che domandavano di far parte della Società.

Ed un tale rinnovellamento accadeva al compiersi del secondo anno di vita di tale associazione, nel Novembre del 1863; e il Dott. Bruni nell’adunanza generale tenuta all’occasione del rendiconto morale ed economico, lesse un applaudito discorso sulla necessità di diffondere l’istruzione fra mezzo alla classe operaia ed al sesso gentile col mezzo delle Biblioteche circolanti, discorso commendato altamente da molti illustri ingegni che vollero con speciali lettere esternargli la piena loro sodisfazione.

Poi il Consiglio Dirigente non tanto per rendere inteso più officialmente il paese della esistenza della società, quanto per invitare i suoi concittadini ad aderirvi e a portare il loro obolo all’incremento della istituzione, pubblicò un appello che fu pure fecondo di buoni resultati (Vedasi Documenti a pag. 25). Così col mezzo delle circolari, delle quali furon fatte tre edizioni nel volger di poco tempo, e coll’aver resa notoria l'esistenza della Biblioteca, ogni giorno cresceva il numero dei libri, e frattanto quella piccola favilla gettata due anni avanti in mezzo al popolo avea secondata gran fiamma; attalchè raccolto essendosi un considerevole numero di volumi, fu deliberato dal Consiglio di stamparne il 1.° Catalogo, dal quale apparì più che da qualunque altro documento la utilità [p. 15 modifica] dell’associazione, imperocché si mostrò a tutti, quali libri era necessario far circolare nelle mani di chi doveva istruirsi.

Se non che in mezzo a tanto incremento e sviluppo, non mancava il seme della zizzania lanciato in mezzo al popolo per ingenerare diffidenza e discredito. Molti non penetrati dello scopo a cui tendeva e per cui era stata iniziata tale istituzione, consideravano la Biblioteca un Gabinetto di Lettura, e come tale lo volevano fornito, lamentando la mancanza di libri che mentre in un Gabinetto di tal genere sarà necessario trovarsi, sarebbe per lo meno pericoloso che esistessero nella Biblioteca che deve istruire il popolo. E qui sia lode al Consiglio Dirigente d’allora, il quale non curando tali lamenti proseguì animoso nell’impresa, persuaso che per infondere nel popolo una istruzione veramente educativa occorrono buone massime le quali non possono trovarsi che in buoni libri, non in opere immorali e disoneste: inoltre le finanze della Società non potevano erogarsi nell’acquisto di libri che avrebbero potuto leggere i soli istruiti, essi dovevano tener bene a mente il motto che stava scritto nella sala dei libri «Indocti discant, ament meminisse periti;» e non era per i dotti che si andava formando la Biblioteca, ma si tentava che tutti concorressero a formarla per quella parte di popolo la quale reclama a giusto diritto l’istruzione, poiché questa non è che il patrimonio di tutti e non dev’esser mai un monopolio delle classi agiate. Ora se i proventi della Società fossero stati in parte erogati nell’acquisto di libri che non fossero per migliorare il popolo, si sarebbe tradito lo scopo, e ingannato colui che bene inteso dello spirito di tale associazione, contribuiva a sì utile impresa. [p. 16 modifica]Tuttociò non arrecò gran ritardo allo sviluppo della istituzione e anzi coll’ ajuto di frequenti doni che tutto giorno pervengono, essa continua a formarsi per modo ed a prendere cotali proporzioni da essere in grado di poter presto dar compimento alle sue promesse, cioè la lettura gratuita.

E fra coloro che allora l’aiutarono non può trascurarsi di ricordare il nome dell’illustre Marchese di Torrearsa che mentre governava con tanta sollecitudine la Provincia Fiorentina, volle concorrere con la somma di Lire 50 alla formazione della nostra Biblioteca.

Così di pari passo l’impresa veduta impossibile, acquistava quell’incremento che l’ha assicurata per l'avvenire. Tanto le utili istituzioni da se stesse si fanno strada nelle popolazioni e abbattendo gli antichi sistemi, i vecchi pregiudizii, infondendo l’amore al vero, al bello, al buono, instaurano un’era novella, e sulle rovine di una barbarica ignoranza s’inalzano trionfatrici a seminare il progresso e la civiltà che sono la fortezza delle nazioni! Così l’umile popolano dannato una volta ad una ignoranza resa necessaria dall’indole de’ tempi acquista oggi quella vita a cui è chiamato, pel bisogno che il nostro secolo sente dopo aver proclamato il principio della libera estrinsecazione di tutte le attività.

L’esempio della Biblioteca Pratese fu ben presto imitato in molte altre città Italiane nelli anni 1864 e 1865: e fra queste godiamo in registrare quelle di Cremona, Caltanisetta, Vercelli, Lodi, Viadana, Parma, Palermo, Livorno, Lecco, Catanzaro e quella della Colonia Italiana a Buenos-Ayres (1866) perchè furono come suscitate dalla notizia che si ebbe della [p. 17 modifica] istituzione nostra, notizia propagata in tutto il regno col mezzo dei giornali e delle Circolari nostre spedite nei più remoti angoli della Penisola6.

Veniva l’anno 1865, e l’Italia tutta si commoveva al pensiero che nella culla del bell’idioma si sarebbe resa testimonianza di affettuosa memoria al padre sommo dell’Italiana favella, al divino Alighieri. Già tutte le Città d’Italia facevano a gara per esservi rappresentate, ed attestare così che l’Italiana famiglia veniva in quel giorno a confermare nel nome di Dante il voto solenne della loro unione emesso col Nazionale Plebiscito. — E la Società della Lettura Popolare Pratese non solo ebbe in dono due copie del periodico settimanale = La Festa di Dante = che si pubblicava per cura del Comitato Promotore, ma ebbe altresì l’onore di essere rappresentata dal suo Ufficio di Presidenza alla Festa del Centenario nel memorando giorno 14 Maggio 1865, e dal Municipio di Firenze riceveva il ricordo della Medaglia commemorativa.

Frattanto la Società volgeva al termine del quarto anno di vita. Il Dottor Bruni che terminava la sua carica di Presidente, alla quale fu poi riconfermato, nell’Adunanza Generale tenuta il 5 Novembre 1865 nel Palazzo del Sig. Dottor Francesco Franceschini, da esso gentilmente concesso (come già per la prima volta lo avea conceduto nel 1863), lesse un’eloquente discorso sulla importanza delle Biblioteche Circolanti e sulla necessità di diffondere la istruzione nelle campagne e di cui per deliberazione della generale Adunanza fù ordinata immediatamente la stampa. [p. 18 modifica]L’incremento che ha acquistato quest’associazione, abbiamo detto di sopra, l’ha assicurata per l’avvenire. E qui è necessario confermarlo e ripetere che tale istituzione vivrà fintantoché ci saranno amici della popolare istruzione, fintantoché sarà principio radicato in tutti i cuori che l’uomo non vive di solo pane ma ha bisogno di scienza, perchè al pane necessario pel corpo deve tener dietro il pane dello spirito e dello intelletto. Questa è una necessità imprescindibile: non si può lasciare nell’ignoranza il popolo senza rinunciare al civile progresso; nè quest’ultimo si può conseguire, senza rendere il popolo istrutto così dei proprj diritti, come dei proprj doveri.

Il filosofo Svedese Siljestroem, diceva «La questione importante si è di sapere come il maggior numero dei cittadini possa ridursi alla condizione di esseri pensanti». Noi gli possiamo oggi rispondere che la questione è risoluta colla istituzione delle Biblioteche Circolanti pel popolo; e che altro non rimane se non a far voti perchè queste si propaghino ovunque allato ad ogni scuola elementare, certi che avremo a risentirne i resultati vantaggiosi che ha avuti l’America, la quale sarebbe bastantemente gloriosa anco se avesse dato al mondo i soli Washington e Lincoln. Il nostro popolo ne ha bisogno come ha bisogno della scuola primaria finché non sarà al grado di cultura della Danimarca, in cui su mille abitanti uno appena se ne trova che legger non sappia!7 Tempo verrà, e non è a dubitarne, in cui l’operaio e il colono assiso la sera davanti alla porta di sua casa potrà parlare coi suoi vicini di tutte le grandi conquiste del genere [p. 19 modifica] umano; quel giorno ei non potrà fare a meno di non ricordare con viva riconoscenza i nomi dei fondatori della sua Biblioteca8. E quando nella nostra Italia il seme vivificatore della istruzione sarà gettato in tutte le menti, allora soltanto saranno compiuti i suoi preziosi destini, allora solo davanti all’ammirata Europa potrà di nuovo assidersi regina al banchetto delle Nazioni, e tornare come una volta maestra delle genti.

  1. La città di Beblenheim fu la prima in Alsazia a’ 29 Dicembre 1862.
  2. I 9 furono: Antonio Bruni, Attilio Cini, Livio Brogi, Niccola Benelli, Niccola Franchi di Raimondo, Giuseppe Angrisoni, Giuseppe Gattai, Niccola di Francesco Franchi e N. N. — Il Sig. Brogi per un anno prestò gratuitamente il locale e l’opera sua per la distribuzione dei Libri.
  3. La fondazione delle Biblioteche comunali è un’opera di beneficenza e di utilità publica; così scriveva il Cardinal Vescovo d’Arras, La Tour d’Auvergne Lauraguais, nel Moniteur de Paris, 29 Avril 1850.
  4. Revue d’Alsace. Janvier 1864.
  5. Il faut établir la cotisation sur une très-faible base, intéresser à la lecture de vos livres le lecteur par la pensée qu’il en est comproprietaire avec ses compatriotes et voisins... par l’association on se rend fort, par la cotisation on se rend digne: on devient possesseur du livre qu’on lit, et sa lecture, au lieu d’une faveur, devient un droit.

    M. Meyer.

  6. Vedasi l’articolo del Giornale dell’Associazioni operaie Italiane, Genova, 21 Febbrajo 1864 qui riportato a pag. 48.
  7. Courrier du Bas-Rhin. 29 Janvier 1863.
  8. Macé. Pag. 33.