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dell’associazione, imperocché si mostrò a tutti, quali libri era necessario far circolare nelle mani di chi doveva istruirsi.

Se non che in mezzo a tanto incremento e sviluppo, non mancava il seme della zizzania lanciato in mezzo al popolo per ingenerare diffidenza e discredito. Molti non penetrati dello scopo a cui tendeva e per cui era stata iniziata tale istituzione, consideravano la Biblioteca un Gabinetto di Lettura, e come tale lo volevano fornito, lamentando la mancanza di libri che mentre in un Gabinetto di tal genere sarà necessario trovarsi, sarebbe per lo meno pericoloso che esistessero nella Biblioteca che deve istruire il popolo. E qui sia lode al Consiglio Dirigente d’allora, il quale non curando tali lamenti proseguì animoso nell’impresa, persuaso che per infondere nel popolo una istruzione veramente educativa occorrono buone massime le quali non possono trovarsi che in buoni libri, non in opere immorali e disoneste: inoltre le finanze della Società non potevano erogarsi nell’acquisto di libri che avrebbero potuto leggere i soli istruiti, essi dovevano tener bene a mente il motto che stava scritto nella sala dei libri «Indocti discant, ament meminisse periti;» e non era per i dotti che si andava formando la Biblioteca, ma si tentava che tutti concorressero a formarla per quella parte di popolo la quale reclama a giusto diritto l’istruzione, poiché questa non è che il patrimonio di tutti e non dev’esser mai un monopolio delle classi agiate. Ora se i proventi della Società fossero stati in parte erogati nell’acquisto di libri che non fossero per migliorare il popolo, si sarebbe tradito lo scopo, e ingannato colui che bene inteso dello spirito di tale associazione, contribuiva a sì utile impresa.