Misurare è necessario
La nuova misura

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Determinata la lunghezza del quarto del meridiano, essi presero per base di tutto il sistema la misura uguale alla decimilionesima parte di quella lunghezza, e le diedero appunto il nome di metro, o misura. Dal metro essi poi stabilirono e dedussero tutte le altre unità. Come voi già sapete a perfezione, chiamarono metro quadrato - e fu l’unità di misura per le superfici - il quadrato di un metro di lato; chiamarono metro cubo il cubo di un metro di spigolo, e fu l’unità di misura per i volumi; per i pesi stabilirono quale unità il peso di un centimetro cubo d’acqua distillata a 4° (ossia di un cubo di spigolo uguale a un centimetro) e lo chiamarono grammo; per le misure di capacità fissarono il litro, che corrisponde alla capacità di un decimetro cubo. I Multipli e i sottomultipli di queste unità variano nell’ordine decimale, e cioè secondo le potenze del 10: l’intero sistema fu, conseguentemente, chiamato sistema metrico decimale.

Si accinsero anche ad allargare i concetti di tale sistema nel campo dei valori monetari, del tempo e nella misura degli angoli. Ma interessi e pregiudizi di ogni genere impedirono loro di attuare il loro proposito.

Fu il 22 gennaio del 1799, otto anni e mezzo dopo averne avuto l’incarico, che la Commissione comunicò la fine dei lavori e sottopose al Governo francese il risultato dei suoi studi, nonché i campioni o prototipi delle varie unità di misura. Il metro campione e il kilogrammo campione, in platino, sono tuttora conservati negli Archivi della Commissione internazionale di pesi e misure a Sèvres, presso Parigi.

G. C. Borda, che fu il primo ideatore del punto di partenza di tutto il sistema, morì nell’anno stesso 1799, con la soddisfazione di veder portato a termine, e a buon termine, quanto egli aveva ideato.

Con decreto del 2 novembre 1801, il Governo francese dichiarò decadute le vecchie misure, e ordinò l’adozione del nuovo sistema in tutto il territorio nazionale: ma anche in Francia, come in tutti i paesi, le resistenze a tale ordine furono enormi, perché oltre al fatto della tradizione e dell’abitudine, si aggiunsero, per gli oppositori, le ragioni politiche. Il danaro essendo per la maggior parte in mano alla nobiltà e all’alta borghesia, tutte le trattative d’affari (e quindi misurazioni, valutazioni, ecc.) venivano compiute - in odio all’ordine rivoluzionario - con le vecchie misure e con le vecchie unità. Era considerato traditore colui che si serviva del nuovo sistema. (Vedete, amici miei, dove si va a cacciare la politica! È proprio una intrigante, che penetra dovunque!).

Finalmente, sulla fine del 1839, con rinnovate disposizioni, il Governo francese dell’epoca, ordinò severamente la cessazione totale di validità delle vecchie misure, e l’adozione - senza limitazione - del nuovo sistema, a datare dal l° gennaio 1840, e la Francia ubbidì. Erano passati alcuni decenni, avvenimenti nuovi e decisivi avevano sconvolto il mondo... ed era sorta la nuova generazione.

L’Italia fu, dopo la Francia, la prima ad adottare il sistema, in seguito ad un decreto del 1845, di Carlo Alberto. A mano a mano che il Piemonte ingrandiva il suo dominio, e che l’Italia si costituiva, il decreto iniziale veniva messo in atto nelle nuove provincie: Roma fu l’ultima ad essere conquistata all’Italia. Ma il l° novembre 1870 anche la Città Eterna si schierò con le altre nell’applicare l’editto albertino del 1845.

All’Italia seguirono tutte le nazioni europee e extraeuropee, che compresero l’immensa portata e il grande giovamento per gli scambi del sistema metrico decimale. Solo l’Inghilterra non aderì e con essa non aderirono i paesi della sua orbita di interessi. Non sono mai riuscito a comprendere per quale motivo - oltre il solito, dell’isolamento e della volontà di non collaborare col mondo civile - l’Inghilterra abbia rifiutato la sua adesione. Probabilmente la ragione maggiore devesi ricercare nella grande presunzione di superiorità di quel popolo, che lo mantiene lontano da ogni novità spirituale o pratica nata nel Continente e non nelle sue isole. Ma quel popolo non dovrebbe dimenticare che da Roma ebbe la sua prima civiltà: e Roma, fino a prova contraria, non sta al di là della Manica.

Uno dei più fervidi propagandisti del sistema in Italia fu Don Giovanni Bosco, ormai asceso alla gloria degli altari, che nel 1849 pubblicò un libretto di divulgazione dedicato al popolo, e scrisse anche un lavoretto teatrale che fu molto rappresentato nei suoi Oratori, per dimostrare l’importanza e l’utilità dell’adozione del sistema.