Lirica (Ariosto)/Appendice seconda - Liriche apocrife/Stanze/I. - Loda le chiome, la fronte, le...

I. - Loda le chiome, la fronte, le...

../ ../II. - L'amore mi brucia IncludiIntestazione 28 agosto 2020 75% Da definire

I. - Loda le chiome, la fronte, le...
Appendice seconda - Liriche apocrife - Stanze Appendice seconda - Liriche apocrife - II. - L'amore mi brucia
[p. 309 modifica]

I

Loda le chiome, la fronte, le ciglia, gli occhi, il naso, le guance, la bocca, le labbra, i denti, il mento, le orecchie, il collo della sua donna.

1. Chiome
     Chi dirá mai di quel bell’oro ardente
le degne lodi, e l’annodar felice,
che stringe l’alme ognor piú dolcemente,
chiome d’ogn’altro onor prima radice:
l’aurato vel non men fu in voi lucente,
né la coma fu tal di Berenice;
da sì bel crin non esca acceso spirto,
negletto ad arte o inanelato o dirto.
2. Fronte
     L’alma fronte di voi sembra l’aurora,
che le notturne ombre ogn’ora sfaccia;
non men col su’ apparir imperla e indora
le piagge intorno, e l’altra notte scaccia,
ond’ogn’alma gentil si sveglia allora
e sì visibilmente arde e si allaccia,
che all’apparir de la divina fronte
uscisse il sol nel bel nostro orizonte.

[p. 310 modifica]

3. Ciglia
     Intorno a i lumi bei dolci tremanti
sorgon due trionfali archi le ciglia,
com’ai raggi del sol sorgon avanti
duo celesti archi, e l’un l’altro somiglia;
non men ritorna a que’ begli occhi santi
il ciel sereno, e l’alta meraviglia
de gli archi bei ch’Amor vuol per trofei
e per trionfi ognor di uomini, dèi.
4. Occhi
     Alle vaghe pupille e i dolci lumi
de’ begli occhi, che al sol invidia fanno,
.    .    .    .    .    .    .    .    .    .    .    .    .    
come s’accende un’alma, ed è ’l suo danno,
e come a i casti angelici costumi
i piú bei spirti invescar si vanno,
questa, vergine perla, a un cenno a un riso
mostra a chi legger può nel suo bel viso.
5. Naso
     Chi pingerá tra le piú degne parti
de l’angelico volto il naso ancora,
che dov’è Amor sì dottamente parti
intra le guance il bel che c’inamora?
De’ pittori i penei tremano e le arti;
ogni vivo color par che si mora,
mostra il bel naso a mille segni alteri
il tuo bel saggio, Amor, l’arme e gl’imperi.
6. Guance
     Chi vòl veder da man vergine colti
i ligustri e le rose, o in vezzo ardente
robini e le perle insieme accolti,
o pria che spunti il sol in oriente
de la notte gli onori entorno tolti,
giá rosseggiar l’aurora alma e lucente,
miri le belle guance; vedrá intorno
di porpora una luce, e nato il giorno.

[p. 311 modifica]

7. Bocca
     Non ha la dea, che ’l terzo ciel vagheggia
e regina del mare, ov’ella è nata,
qualor sen va tra la squamosa greggia,
di sí raro candor tutta beata,
ricca di gioia sí che io non m’aveggia
quanto è di piú la bella bocca ornata,
che oltra i robini, oltra le perle serra
meraviglie che mai non furo in terra.
8. Labra
     Da qual ape il licor celeste ha tolto
Amor, ch’avere sottilmente sparso
mostra in su quelle labra, ond’ha raccolto
il bello, ove ei medesmo è perso ed arso;
ond’ha le rose, onde i giacinti accolto;
di cui si mostra un dio sí ricco e scarso;
onde ha colto i coralli insieme e i cori,
ch’ardono insieme in que’ vermigli ardori?
9. Denti
     Neve, cigli non tocchi, avorio, marmi,
o qual sia di candor cosa piú pura,
ad agguagliar debil soggetto parmi,
con le perle, che a voi diede natura
entro le ardenti labra e dove le armi
arruota Amor sovente, e i dardi indora
tra le dolci parole e i tersi denti,
che scintillar vede ei, vivi e lucenti.
10. Mento
     A formar de la dea l’imagin viva
che Cipro onora, e il simulacro vero,
il vostro mento ancor celeste diva
ritrar convienci, onde l’alato arciero
discerna i suoi bei colpi, e le alme aviva
e saettando ne trionfa altero
sotto ai vivi coralli, a i marmi
del bel mento, ove adopra il foco e l’armi.

[p. 312 modifica]

11. Orecchie
     All’armonia de i bei divini accenti
che voi stessa formate, al dolce canto
a cui gli Angeli stanno lieti e intenti
e dispiega la terra il piú bel manto;
convenian quelle orecchie, alme e lucenti,
che tra i nodi d’Amor, candide tanto
(come legate in oro lucon perle)
splendono, e vuol Amor sempre vederle.
12. Collo
     Non ebbe il cigno sí, che apparve a Leda,
per cui prese de augello forma Giove,
molle a tocar la piuma, o che io mi creda,
candido il collo sí, né veggio altrove
vivo marmo, che al vostro egli non ceda,
né scur all’Apenin candide piove
faldi sí che a la vostra alta cornice
se agguagli, o signoril donna e felice.