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liriche apocrife 311

7. Bocca
     Non ha la dea, che ’l terzo ciel vagheggia
e regina del mare, ov’ella è nata,
qualor sen va tra la squamosa greggia,
di sí raro candor tutta beata,
ricca di gioia sí che io non m’aveggia
quanto è di piú la bella bocca ornata,
che oltra i robini, oltra le perle serra
meraviglie che mai non furo in terra.
8. Labra
     Da qual ape il licor celeste ha tolto
Amor, ch’avere sottilmente sparso
mostra in su quelle labra, ond’ha raccolto
il bello, ove ei medesmo è perso ed arso;
ond’ha le rose, onde i giacinti accolto;
di cui si mostra un dio sí ricco e scarso;
onde ha colto i coralli insieme e i cori,
ch’ardono insieme in que’ vermigli ardori?
9. Denti
     Neve, cigli non tocchi, avorio, marmi,
o qual sia di candor cosa piú pura,
ad agguagliar debil soggetto parmi,
con le perle, che a voi diede natura
entro le ardenti labra e dove le armi
arruota Amor sovente, e i dardi indora
tra le dolci parole e i tersi denti,
che scintillar vede ei, vivi e lucenti.
10. Mento
     A formar de la dea l’imagin viva
che Cipro onora, e il simulacro vero,
il vostro mento ancor celeste diva
ritrar convienci, onde l’alato arciero
discerna i suoi bei colpi, e le alme aviva
e saettando ne trionfa altero
sotto ai vivi coralli, a i marmi
del bel mento, ove adopra il foco e l’armi.