Lezioni sulla Divina Commedia/Dai riassunti delle lezioni tenute a Zurigo nel 1856-57/Il Paradiso/Lezione XVI

Il Paradiso - Lezione XVI

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Lezione XVI

[La Vergine.]


Vi sono de’ nomi d’individui che a poco a poco si trasformano in nomi appellativi o tipici, come Don Chisciotte, Don Giovanni, Rodomonte. Tartufo ecc. Un tipo dapprima è solo abbozzato, insino a che dopo un certo tempo di formazione, s’incarna compiutamente in un individuo. Questo diviene l’esemplare, che seguita ad essere sviluppato e compiuto da altri poeti, insino a che si passa al manierato all’acuto e da ultimo alla riproduzione meccanica. Nel periodo di formazione il poeta trova ostacolo nella realta che giá ha fissato quel carattere con lineamenti storici, e l’ostacolo è maggiore, quando stia nella religione. Un personaggio religioso non può esser discusso, non trasformato; la fantasia lo accetta tal quale. Cosi Dante ha dovuto accettare il suo mondo, come glielo dava la religione: lo stesso dicasi de’ suoi tipi; egli è stato il primo poeta che abbia rappresentato i tipi cristiani, crudi però e grezzi secondo T immediato religioso. Quindi è che i suoi angioli e i suoi demòni sono vuoti di personalitá, un genere anziché individui. I demòni pagani sono ciascuno una persona distinta, Minos, Caronte, Cerbero ecc.: ne’ diavoli cristiani la differenza non è che solo di nomi. Quindi è che questi tipi non sono rimasti tal quale, e la poesia posteriore ha cercato di umanizzarli, d’individuarli. Cosi è nato il satana del Tasso e del Milton, il diavolo zoppo ed il Mefistofele. Ma il tipo della Vergine è rimasto come Dante lo ha concepito? La poesia [p. 317 modifica]ha ben trasformato la donna, e infuso un po’ di sangue in quel freddo platonismo e sentimentalismo de’ primi tipi, ma la Madre di Dio è rimasta intatta immagine spirituale al di sopra di queste forme terrene. La Vergine è una forma fluttuante tra il divino e il terreno. Come cosa divina, è senza forma. Voi la distinguete non in se stessa ma dalla gioia e dalla luce che ne emana sui cieli e sugli angioli. La sua essenza rimane misteriosa, composta di elementi contradditorii, vergine e madre, figlia del figlio, umile e alta, fattore e fattura. Il suo carattere è perciò il sublime: S. Bernardo nella preghiera che le volge comincia con un inno in sua lode; il suo stile è grave, solenne; vi sono semplici enunciazioni senza metafore senza circonlocuzioni, ma quando considera la Vergine sotto un aspetto terreno, lo stile diviene ricco ed ornato, spunta la melodia, raggiano le metafore. Perché la Vergine di sublime diventa bella, mediatrice tra l’uomo e Dio, soccorritrice a’ miseri. Col reverendo si congiunge l’amabile, doppio sentimento che spira dalla Vergine, e che è espresso ne’ due epiteti che il poeta attribuisce agli occhi di lei: «gli occhi da Dio diletti e venerati». La preghiera che siegue alle lodi è affettuosa ed efficace, e tutte due queste qualitá voi trovate nella seguente terzina:

                                         Ed io che mai per mio veder non arsi
Piú ch’io fo per lo suo, tutti i miei prieghi
Ti volgo e prego che non sieno scarsi.
     

Finisce con uno di quei tratti obbiettivi che allargano l’orizzonte e perpetuano il sentimento nell’immagine:

                                    Vedi Beatrice con quanti beati
Per li miei prieghi ti chiudon le mani.