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il paradiso 3i7


ha ben trasformato la donna, e infuso un po’ di sangue in quel freddo platonismo e sentimentalismo de’ primi tipi, ma la Madre di Dio è rimasta intatta immagine spirituale al di sopra di queste forme terrene. La Vergine è una forma fluttuante tra il divino e il terreno. Come cosa divina, è senza forma. Voi la distinguete non in se stessa ma dalla gioia e dalla luce che ne emana sui cieli e sugli angioli. La sua essenza rimane misteriosa, composta di elementi contradditorii, vergine e madre, figlia del figlio, umile e alta, fattore e fattura. Il suo carattere è perciò il sublime: S. Bernardo nella preghiera che le volge comincia con un inno in sua lode; il suo stile è grave, solenne; vi sono semplici enunciazioni senza metafore senza circonlocuzioni, ma quando considera la Vergine sotto un aspetto terreno, lo stile diviene ricco ed ornato, spunta la melodia, raggiano le metafore. Perché la Vergine di sublime diventa bella, mediatrice tra l’uomo e Dio, soccorritrice a’ miseri. Col reverendo si congiunge l’amabile, doppio sentimento che spira dalla Vergine, e che è espresso ne’ due epiteti che il poeta attribuisce agli occhi di lei: «gli occhi da Dio diletti e venerati». La preghiera che siegue alle lodi è affettuosa ed efficace, e tutte due queste qualitá voi trovate nella seguente terzina:

                                         Ed io che mai per mio veder non arsi
Piú ch’io fo per lo suo, tutti i miei prieghi
Ti volgo e prego che non sieno scarsi.
     

Finisce con uno di quei tratti obbiettivi che allargano l’orizzonte e perpetuano il sentimento nell’immagine:

                                    Vedi Beatrice con quanti beati
Per li miei prieghi ti chiudon le mani.