Lezioni sulla Divina Commedia/Dai riassunti delle lezioni tenute a Zurigo nel 1856-57/Il Paradiso/Lezione VII

Il Paradiso - Lezione VII

../Lezione VI ../Lezione VIII IncludiIntestazione 30 agosto 2023 75% Da definire

Il Paradiso - Lezione VI Il Paradiso - Lezione VIII
[p. 296 modifica]

Lezione VII

[La satira: l’aquila imperiale e S. Pietro.]


Il singolare di questo sistema è la sua universalitá, come quello che abbraccia l’umanitá intera secondo il concetto dell’unitá cristiana. Due secondo Dante sono i fini a cui l’umanitá è ordinata; l’uno si compie in terra, ed è il vivere sociale, che conduce alla felicitá terrena: a questo provvede l’imperatore. L’altro si compie in cielo ed è la salute dell’anima: a questo provvede il papa. Amendue sono di dritto divino, amendue uguali, ciascuno nella sua sfera. Se il mondo a’ suoi tempi era in tanto disordine e dissoluzione. Dante lo attribuisce alla vacanza della sedia imperiale ed alle usurpazioni del papato nelle cose temporali. Quindi la poesia prende una forma satirica contro i re e contro i papi. L’aquila è proscritta dalla terra; Dante ne fa l’apoteosi in cielo. I santi si dispongono in modo che prendono figura di un’aquila, e l’aquila tuona contro a’ re di quel tempo. Dante però si è contentato di riempiere questa satira di allusioni e di motti in voga a quel tempo, sicché dovette far molto effetto sui contemporanei. Ma l’esposizione si rimane cruda e povera d’immagini, e salvo qualche verso felice, niuna traccia ne rimane nella memoria. La poesia comincia a spuntare ne’ suoi assalti alla Chiesa sotto la forma dell’ironia.

                                         Ben puoi tu dir: io ho fermo il desiro
Si a colui che volle viver solo
E che per salti fu tratto a! martiro,
     

Ch’io non conosco il pescator né Polo.||     

L’ironia giunge fino al lepido della caricatura nel modo com’egli dipinge i cardinali:

                                         Copron dei manti loro i palafreni
Si che due bestie van sott’una pelle.
     
[p. 297 modifica]

Ma tutto ciò che la satira ha di piú poetico si trova nella rappresentazione che fa S. Pietro de’ vizii del papato. Magnifica è la parte teatrale. Dapprima vedi la luce in tutta la sua magnificenza e la letizia celeste nella sua piú alta espressione lirica; indi come contrasto al trascolorare di S. Pietro trascolora il paradiso ed acquista una fisonomia; Beatrice muta sembianza,

                                         Siccome donna onesta che permane
Di sé sicura e per l’altrui fallanza
Pure ascoltando timida si fane.
     

Nelle prime parole di S. Pietro l’indignazione si rivela in una vivace antitesi tra la sua Roma e quale era divenuta; giá cimiterio suo, ora cloaca; giá luogo suo, ora usurpato da Bonifazio. L’indignazione suscita l’immaginazione, e ne fa scoppiare immagini originali ed ardite.

                                         Né che le chiavi che mi fur concesse
Divenisser segnacolo in vessillo
Che contro a’ battezzati combattesse;
     Né ch’io fossi figura di sigillo
A privilegi venduti e mendaci
Ond’io sovente arrosso e disfavillo.