Lezioni di analisi matematica/Capitolo 6/Paragrafo 32
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§ 32. — Limiti.
Cerchiamo di dare una definizione di limite, che corrisponde alla nozione intuitiva messa in evidenza dagli esempi del § 31.
A) In generale sia una funzione della definita in un certo campo .
Noi scriviamo numeri finiti), se, preso un numero positivo piccolo a piacere1, la differenza è minore in valore assoluto di , per tutti i numeri di abbastanza vicini ad , ma differenti da . | Noi scriviamo ( numero finito) se, preso un numero positivo piccolo a piacere, la differenza è minore in valore assoluto di per tutti i valori di abbastanza grandi in valore assoluto. |
Per precisare tale definizione, osseviamo che sono equivalenti le frasi seguenti:
“Il numero è abbastanza vicino al numero „. | Il numero è abbastanza grande in valore assoluto. |
“La differenza è abbastanza piccola in valore assoluto„. | Il numero è abbastanza piccolo in valore assoluto. |
Il punto appartiene ad un certo intorno del numero (o anche ad un intorno abbastanza piccolo di ). | Il punto appartiene ad un certo intorno di . |
Se poi vogliamo precisare il significato delle parole “abbastanza„ “un certo„, che compaiono nelle frasi precedenti, e che possono avere un significato più o meno ampio a seconda del problema trattato, possiamo dire:
La differenza non supera in valore assoluto un certo numero 2. | Il numero supera in valore assoluto un certo numero |
Il punto appartiene ad un intorno <math(a-\sigma, a+\sigma)</math> del numero . | Il punto appartiene ad un certo intorno o del punto . |
Con queste osservazioni le definizioni precedenti si possono enunciare anche così:
Noi scriviamo ( numeri finiti) se, comunque si scelga un numero positivo piccolo a piacere, esiste un numero tale che, se appartiene a , se , ed , i valori corrispondenti alla sono tali che la differenza non superi in valore assoluto. | Noi scriviamo ( numero finito) se, comunque si scelga un numero positivo piccolo a piacere, esiste un numero tale che, se appartiene a , e se , i valori corrispondenti della sono tali che la differenza non superi in valore assoluto. |
Ed infine si possono dare le precedenti definizioni nella forma seguente, valida in entrambi i casi, affatto completa e precisa:
Si dice che ( finito o infinito, finito), se, preso ad arbitrio un numero positivo (piccolo a piacere), esiste un intorno di , tale che in tutti i punti di questo intorno (il punto escluso), che appartengono al campo , ove la è definita, la assume3 valori, che differiscono da per non di più di , ossia che soddisfano alla
.
Questa disuguaglianza non varrà per tutti i valori di , ma soltanto per quelli che corrispondono a punti di . Si noti che varia in generale, quando varia. Perchè, se non variasse, tale disuguaglianza varrebbe, qualunque fosse \math>\varepsilon</math>, per tutti i valori di corrispondenti ai punti dell’interno fisso . Perciò ognuna delle corrispondenti differenze , essendo minore di un numero arbitrario, sarebbe nulla. Pertanto questi valori di sarebbero tutti uguali a . Cioè esisterebbe un intorno di , in cui la avrebbe sempre lo stesso valore .
Notiamo che porre la disuguaglianza
(1) |
equivale a dire che entrambe le differenze , sono algebricamente minori di . Infatti, quella di queste differenze, che è positiva, è uguale a , ed è quindi per ipotesi non maggiore di ; e quella delle due precedenti differenze, che è negativa, è certamente minore di , perchè è positivo.
Alla precedente disuguaglianza si possono sostituire le seguenti due:
; | (2) |
che si possono scrivere
. | (3) |
La (3) dice che è compreso tra e .
I valori che la assume per i citati valori di formano dunque una classe di numeri, il cui limite inferiore non è inferiore a , e il cui limite superiore non è superiore a .
Osservazione critica.
Questa ultima osservazione permette di presentare sotto nuova luce la definizione di limite, e di vederne le possibili generalizzazioni. E forse per qualche lettore la seguente trattazione potrà apparire più facile della precedente. Premettiamo una osservazione.
Siano due intorni del punto a; e sia una parte di (cioè i punti di appartengono a ). Tra i valori che assume per i valori di (distinti da e che appartengono a ) appartenenti a saranno compresi anche i valori assunti da , quando (sempre appartenendo a ed essendo distinto da ) si muove entro (e ciò perchè, per ipotesi, è interno a ). Quindi evidentemente: I limiti , superiore e inferiore dei valori assunti da y quando x varia in (colle solite restrizioni) e i limiti analoghi , relativi a soddisfano alle 4. Cioè, mentre un intorno di a rimpicciolisce, il limite superiore L dei valori corrispondenti di y non aumenta, il limite inferiore l non diminuisce, pure essendo sempre . Dunque il limite inferiore degli L, e il limite superiore degli l soddisfano alle .
Nel nostro caso (il caso elementare) in cui , preso un piccolo a piacere, esiste, come abbiamo veduto, un intorno di per cui il limite superiore non supera , l’inferiore non è minore di , per cui cioè non supera . In tal caso dunque la classe degli è contigua alla classe degli ; cioè . E questo numero di separazione delle due classi coincide appunto col limite di per . Potremmi dunque anche dire:
Si dice che il limite di y per esiste, se la classe degli L è contigua alla classe degli l; come valore di questo limite s’intende in tal caso il numero di separazione delle due classi.
Questa definizione è molto analoga a quella data per le aree e i volumi delle figure piane o solide. Si capisce che dalle nostre ricerche elementari resta escluso il caso , in cui secondo le attuali definizioni, non esiste il limite di per ; e sono nel caso generale i cosidetti massimo e minimo limite di per . Si possono poi distinguere i limiti per da quelli per .
Osservazione 1a. Affinchè queste definizioni abbiano senso, si deve però ammettere che in ogni intorno di a esistono punti x appartenenti a G, ma distinti da a. Vale a dire, se è finito si deve per ogni numero ammettere l’esistenza di punti , differenti da , in cui la è definita e che soddisfano alla ; se , si deve per ogni numero ammettere l’esistenza dei numeri , per cui la è definita, e tali che 5.
Così, per esempio, non avrebbe senso parlare del , perchè la è definita soltanto nel campo formato dai valori della , che non sono inferiori a . Ed evidentemente vicino ad 1 per esempio, nell’intorno , ove non esistono valori di .
Osservazione 2a. Se i valori della , di cui si parla nelle precedenti definizioni, sono scelti tutti in intorni a sinistra del punto , allora, anzichè scrivere , si scrive spesso (se è finito) oppure (se è infinito). Si scrive oppure , se i valori considerati della sono scelti in intorni destri del punto . Le notazioni sono però usate anche in tali casi, se non vi è possibilità di un equivoco.
Si scrive anche e , anzichè e .
Così, per esempio, la è una funzione definita per tutti i valori della , il punto eccettuato. Ed è . Infatti, se è un numero piccolo a piacere, per i valori della dell’intorno del punto 1 è . In modo simile si prova che .
(Si ricordi che per è e che per è ).
Osservazione 3a. È essenziale notare che, pure esistendo il , può darsi benissimo che per la non sia definita, od anche che vi abbia un valore affatto distinto da , perchè, per la stessa definizione, per calcolare il si devono esaminare i valori che assume in punti distinti dal punto .
Osservazione 4a. Se in un intorno di la riceve costantemente uno stesso valore , evidentemente il .
Osservazione 5a. La si legge: il limite di per è ; oppure tende al limite , o anche tende a per , oppure per la tende a zero, diventa infinitesima, è infinitesima.
Sarà un utile esercizio del lettore illustrare le precedenti definizioni per gli esempi del § 31.
Osservazione 6a. Supponiamo che esista il , e che, quando , si abbia oppure .
Dovranno esistere dei valori di tali che e in particolare che . Poichè ogni valore della non è inferiore a , sarà ; ma è un numero piccolo a piacere. Dovrà comunque essere .
Così pure, se per è , oppure , è .
Come si vede, le disuguaglianze precedenti relative alla si conservano attenuate (mi sia lecita la frase) per un limite di . Dico attenuate, perchè se, per esempio, , dalla posso non già dedurre che , ma soltanto che . Un fatto analogo ci è già noto (pagina 10) per i limiti superiore ed inferiore.
Osservazione 7a. Viceversa, se, per esempio, , esiste per ogni arbitrario un intorno di tale che in questo intorno . Scelto , sarà dunque in tale intorno . Un risultato analogo si ottiene se .
Dalla disuguaglianza [oppure ] si deduce quindi una disuguaglianza [oppure ] per i valori della ; la quale però (si noti) è valida non già per tutti i valori della ; ma soltanto per quei valori che la riceve in un conveniente intorno del punto
Invece dalla [oppure ] si ricava soltanto [oppure ], se questi limiti esistono e sono finiti. Anche dalla [oppure ] si ricava la stessa disuguaglianza.
B) Converremo di scrivere se .
Scelto ad arbitrio un numero positivo, e, posto , dovrà dunque esistere un intorno di tale che per tutti i punti di questo intorno (il punto escluso) che appartengono al campo ove è definita, sia , ossia , cioè valga l’una o l’altra delle disuguaglianza: oppure .
Possiamo dunque dire:
È , se, scelto ad arbitrio un numero k positivo (arbitrariamente grande), esiste un intorno di a, tale che nei punti di , ove la y è definita, e che sono distinti da a, valga la , cioè valga la:
oppure la | . |
Se vale sempre in la prima di queste ultime due disuguaglianze, se cioè y è positiva in tutto un intorno di a, si dirà che il limite di y è .
Se vale in la seconda, si dirà che .
Se in ogni intorno di la assume valori tanto positivi che negativi, essa, pur tendendo a , non tende nè a , nè a .
Anche qui potremo distinguere il limite per , e il limite per .
Dunque , (essendo anche oppure ) allora e allora soltanto che, dato a piacere un intorno di b, si può trovare un intorno di a tale che quando varia in assumendo valori per cui y è definita, i corrispondenti valori di y appartengono a .
Il lettore veda come si modifica questa proposizione, se, per esempio, , oppure , o se si tratta del limite per oppure per .
C) Come abbiamo visto in un esempio precedente, può bene avvenire che , esistano entrambi, e siano differenti l’uno dall’altro; nè ciò può stupire, perchè per il primo limite si considerano i valori di per posto a sinistra di ; e per il secondo limite si considerano tutt’altri valori della : quelli corrispondenti a valori di posti a destra di .
Vogliamo dimostrare però il seguente:
Teorema di unicità. La y non può avere due limiti distinti, per esempio, per ; cosicchè il o non esiste, oppure ha un unico valore ben determinato.
Supponiamo, per esempio, che la abbia per due limiti finiti , . Io dico che .
Sia un numero piccolo a piacere. Esiste un intorno a destra di , in cui , ed esiste un intorno a destra di , in cui . Sia un punto (del solito campo e distinto da ), che appartiene al più piccolo di questi intorni; esso apparterrà ad entrambi gli intorni.
Il valore , che assume in tal punto, soddisferà perciò ad entrambe le disuguaglianza .
I numeri , avendo da uno stesso numero una distanza minore di , disteranno l’uno dall’altro per meno di , ossia .
Ciò che si può anche dimostrare osservando che
. |
La differenza , essendo un valore assoluto minore di ogni numero positivo , è quindi nulla. c.d.d.
Un utile esercizio sarà quello di completare la dimostrazione del precedente teorema per il caso che sia, per esempio, .
Note
- ↑ La definizione non cambierebbe di significato se io dicessi solamente: “un numero arbitrario„.
- ↑ L'“abbastanza piccolo„ acquista così il significato preciso di “minore di in valore assoluto„
- ↑ Ricordo che si dice valore assunto dalla in un punto, per esempio, nel punto , il valore di corrisponde al valore della .
- ↑ Ciò è una facile estensione del teorema evidente: Se sono dei numeri, e (con ) sono una parte dei precedenti, il massimo (minimo) dei primi non è inferiore (superiore) al massimo (minimo) di questi ultimi.
- ↑ Questa proprietà si suole anche enunciare dicendo: Il punto è punto limite di