Lettere per lo più premesse ad opere dall'autore pubblicate/Ad Edmondo Davenport

Ad Edmondo Davenport

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Ad Antonio Marsand A Filippo Scolari

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all'onorevole

gentiluomo inglese

Indirizzando al suo Nome le Poesie del Dialetto Veneziano raccolte in quattordici volumi, e pubblicati l'anno 1817. Venezia

si troverà alquanto strano che io indirizzi a Voi, onorevole signore dell'Inghilterra, una Raccolta di Poesie scritte nel particolare dialetto usato in un cantone d'Italia. Ma se le dedicazioni si fanno o perché gli argomenti svolti ne' libri tornano a particolare diletto di coloro a' quali si offrono, o perché danno una pubblica testimonianza di riverenza e di affetto, niuna ve n'ha che possa essere fornita di migliori e di più giusti diritti di questa mia. Essa a voi appartiene, detto e perito nelle lingue e ne' dialetti italiani, a voi raccoglitore solerte delle antiche e moderne preziosità dell'italiana letteratura, a voi felice scrittore d'italiani versi bernieschi e di novelle venuste, a voi poi spezialmente, che per fiozza di ingeno, per eccellenza di cuore, [p. 364 modifica]

sempre presente all'animo mio.

E siccome io ardisco confidare di avere fatto ottima scelta ne’ componiementi che mi sono proposto di dar in luce, così non potrà non esservi grato ch’io vi renda ragione intorno al mio disegno, e intorno agli autori raccolti, affinchè possiate con favorevole prevenzione gustare della grazia, della forza, della eccellenza di una perfetta poesia, abbenché travestita sotto le umili forme di un parlare vernacolo.

Colle illustri testimonianze dello Zeno, del Bettinelli, del Cesarotti e di altri, mi sarebbe a buon conto facile il dimostrarvi che il veneziano dialetto sta in cima ad ogni altro in Italia, ma non è di animo gentile il ledere a’ diritti delle altrui patrie predilezioni a fine di esaltare quel solo linguaggio di cui uno mostra di essere particolare coltivatore; ed è poi giusto il confessare, che opere molto commendevoli nel medesimo genere contano anche le altre contrade italiane, come ne fanno prova le doviziose raccolte che sono a stampa di poesie scritte in napoletano e in milanese, e tanti leggiadri componimenti pubblicatisi ne’ dialetti siciliano, bolognese, friulan, bresciano, piemontese, ecc. Io mi limiterò dunque [p. 365 modifica]

a dirvi, che le veneziane contrade hanno avuto già componimenti ne’ varj loro dialetti, sin dal secolo sestodecimo, e che per esempio le Commedie di 'Ruzante, e le Poesie di Menon, di Begoto e di Magagnò, le une e le altre scritte in lingua rustica padovana, vengono tuttavia lette, studiate, ammirate. I cantori nel vernacolo proprio di queste lagune furono per vero dire in allora assai scarsi, e rimasero eziandio poco noti, se si eccettui un certo Alessandro Caravia, autore d'un curioso Poema intitolato il Naspo Bizzarro, e qualche Canto dell'Ariosto trasformato alla foggia veneziana. Approssimavasi alla sua fine il secolo stesso quando seppe farsi nome {{{2}}} colle sue Egloghe Pescatorie, e surse contemporaneamente un veneto ingegno, Maffeo Veniero, l'autore della Strazzosa, al quale se fosse toccato in sorte di condurre una lunga vita sarebbe rimasta certamente una corona di trionfatore nel Parnaso vernacolo.

Ora essendo prima di tutto opportuno dì conoscere le nostre antiche Poesie, ad esse sole io ho consacrati due volumetti: il primo, che ltre a qualche componimento popolare pieno di brio, racchoiude la Guerra de' Nicolotti e Castellani dell'anno 1521, è una [p. 366 modifica]

pittura importante di antiche e curiosissime nostre costumanze; ed il volumetto secondo, dà un piccolo ma leggiadrissimo Canzoniere composto dal Veniero sopraccitato. Tra gli acuti secentisti non è alcuno che lasciato ci abbia un’opera quale meriti veramente l'onore di ritornare adesso alla luce, e tanto più che non appartiene al genere lirico, mio solo scopo, un curioso lavoro didascalico in dialetto veneziano di Marco Boschini, intitolalo la Carta del Navegar pittoresco.

Era riserbato al secolo decimottavo, e ai giorni nostri correnti l'onore di produrre canti vernacoli di finissimo gusto; e quindi di autori poco è mancati di vita, e di altri tuttavia fiorenti io ho principalmente formato la mia raccolta in altri dodici volumetti. Venite al fonte, o onorevole Cavaliere, e non trepido a dirvi che vi disseterete di acque limpidissime e fresche. Nel vol. i vi occorrerà leggere le Canzonette di un Lamberti che hanno i vezzi di Anacreonte nel vol. ii gli Apologhi dello stesso Autore pieni di vivacità e di sali; nel vol.iii le sue Stagioni Campestri e Cittadine modellate sul vero e colorite alla tizianesca; nel vol. iv cento Sonetti, i Cavei de Nina del Dott. Mazzolà, che non hanno invidia [p. 367 modifica]Pagina:Alcune operette di Bartolommeo Gamba bassanese.djvu/375 [p. 368 modifica]Pagina:Alcune operette di Bartolommeo Gamba bassanese.djvu/376 [p. 369 modifica]Pagina:Alcune operette di Bartolommeo Gamba bassanese.djvu/377 [p. 370 modifica]Pagina:Alcune operette di Bartolommeo Gamba bassanese.djvu/378