Lettere di Paolina Leopardi a Marianna ed Anna Brighenti/XXIV

XXIV. Ad Anna Brighenti - A Fermo

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XXIV.

AD ANNA BRIGHENTI

a Fermo

.... Settembre (1831)


Che caro dono, ragazze mie, che cosa deliziosa mi avete mandato! Io non mi sazio di guardarlo e riguardarlo e di ammirare quella facciotta placida e robusta di Rubini, che non sa sdegnarsi neppure in un momento di tanta violenza, come è quello in cui viene rappresentato. E Marianna già me lo aveva detto che la sua fisonomia indica una tranquillità di un animo ammirabile, che non si turba nemmeno sulla scena. E quella è una fisonomia molto geniale, ed io trovo a contentare il mio gusto per i baffi e la barba. Ma Rubini non mi vuol cantare, ed io lo prego, lo scongiuro, ma mi sta sempre zitto, e per una parte è anche bene, perchè se mamà se ne accorge, poveretta me!

Se io vedessi la mia amica ai piedi di Rubini forse non piangerei; mà con un altro... oh io non la potrei vedere senza piangere. Facevo vedere questa sera a mio fratello questo ritratto, senza dirgli il nome ed egli diceva che l’Imogene era Marianna, e sostiene che le rassomiglia, e mi ha fatto convenire che in qualche tratto è vero.

Che doppio seggetto di allegrezza per me, o mia cara, e quanto mai vi ringrazio! [p. 65 modifica]

Ti ringrazio poi, o Nina mia, perchè hai voluto accompagnare il dono con una cara lettera, la quale continua a narrarmi i plausi che riscuote la mia amica, e mi fa vedere che tu sei più quieta e tranquilla che non credevo. Nina mia, questi uomini non valgono la pena che noi gittiamo per essi un sospiro. Non vedi come ci trattano, come ci disprezzano appena mostriamo loro che non siamo rimaste impassibili alle loro proteste? Essi sanno bene il male che cagionano, e non solo non se ne dolgono, ma ne vanno più lieti e trionfanti¸ Ebbene, disprezziamoli: facciamo loro vedere che non siamo poi tanto infelici quanto essi suppongono, e sopratutto guardiamoci bene dal prestar fede alle loro parole. Oh bisogna provar lungo tempo gli uomini prima di azzardasti a crederli degni del nostro amore, må per nostra disgrazia il cuore umano è impenetrabile, e noi povere donne restiamo quasi sempre ingannate e non ci è permesso neppure di lamentarci apertamente e di accusar gli uomini di iniquità, poichè essi hanno il diritto di far tutto!

Nina mia, già ti sarai accorta che il mondo non è così bello come lo promettevano i libri, non è vero? Noi entravamo piene di confidenza nella vita, sperando di trovare un mondo delizioso, sicure di trovar un cuore, almeno un cuore che ci amasse, ma di quell’amore puro e celeste, come credevamo che si trovasse, e che noi meritavamo poichè eravamo preparate ad amarlo con tutto l’ardore in spirito e virtù e poichè non eravamo in niente inferiori a quelle anime fortunate che ci dipingevano aver trovato la felicità in terra, poi troviamo che questo mondo delizioso si [p. 66 modifica]converte in luogo pieno di spini, pieno di nemici, in cui non basta nemmeno stare immobile per non soffrire, e addio speranze, addio cari sogni dei nostri primi anni; bisogna cangiar pensieri, bisogna prepararsi a combattere sempre, ad ogni momento, e stare in guardia assai sopra di noi stesse per non cambiar natura, per non diventar tutt’altro da quello ch’eravamo, poichê non v’ha dubbio che il rischio è grande.... Ma tu sai queste cose meglio di me, chè le vedi più sfacciate e clamorose ed egualmente schifose.

Mio fratello sentì Gentili a Sinegaglia qualche anno fa nella Semiramide, ed anche allora le donne s’interessavano per lui; e Carlo stava in un palchetto con la figlia del principe di Canino maritata in Onorati, ed essa lo invitava a battere le mani per Gentili. Ed a Carlo piacque la sia azione chè egli si agitava molto e con molta passione. Io dico bene a Marianna ch’essa non sarebbe andata a Pesaro. Oggi un signore venuto di colà ha detto che l’opera non si fa perchè non vogliono que’ signori spendere ecc. Ed il soggiorno di Pesaro ti sarebbe piaciuto assai, ne sono certa. La Marchesa Azzolino ossia Del Bagno come ti sembra bella? Prima di maritarsi passava per una gran bellezza, ma credo che la sia svanita.

Si diceva che per piacere ad un suo amante che non voleva vederla tanto grassa prendesse giù molto aceto (vedi che eroismo) e che questo le procurasse una malattia pericolosa assai. Ma tutto questo non deve essere vero perchè l’aceto avrebbe fatto il suo effetto, e non sarebbe ora così grassa come dicono che sia. Quel signore di [p. 67 modifica]Fermo che disse a Marianna che noi eravamo soliti di andare a codesta fiera, sai di chi, credo, intendeva di parlare? Del fratello di mio padre, il quale ha una figliastra del mio nome, ed egli la portava costi per toglierle dalla mente il pensiero di un certo amante che a lui non piaceva. Se giovasse per andare a vederti l’aver un amante fingerei di averlo, e fuori della porta di casa mia, appena montata in legno, manderei l’amante al diavolo, e volerei in braccio a voi, mie carissime, con una smania che voi non potreste mai comprendere che quando io fossi vicina a voi.

Nina mia, mi vuoi dire quai libri hai portati da Bologna? Se sapessi! mi è venuta un’idea che quando saresti in Ancona, potresti dare a qualcuno di essi un congedo di pochi giorni con licenza di venire a farmi una visita. Ti dispiacerebbe che venissero a fare una visita alla tua amica? Penserei io a mandare a prenderli, e non si tratterrebbero meno che quel tempo che tu vorresti fissar loro. Io sono così affamata di libri, che non puoi credere, e qui non si leggono che quei che si comprano, figurati quanti possono essere. Intendo libri moderni, perchè la nostra libreria è abbastanza grande, ma io provo un senso di rabbia ogni volta che vedo quegli immensi tomi in foglio: i S. S. Padri, e Poliglotto, e i libri teologici e ascetici e tanti altri che per me sono inutili, e che tanto volontieri cambierei con tanti tomettini in 12 o anche in ottavo purchè fossero leggibili. Dimmi il tuo parere sopra questo affare senza ombra di riserva, perchè fra noi non ve ne deve essere. Ti lamenti dell’umido e del vento [p. 68 modifica]di Fermo? Oh beata te che almeno hai vissuto in paese asciutto e senza vento. Io non posso reggere a questa nostra infame aria, che è una vera rovina per la salute, per i denti, per tutto. Ed io non esco mai, ma è lo stesso. Nina mia quanto ti debbo avere annoiato!

Fa che la mia cara Marianna e la sua sorella sappiamo quanto gran piacere mi abbiano fatto col dono di Rubini, e quanto io sia loro riconoscente per tanta amicizia, per tanta tenerezza, la quale sebbene io la divida con esse, vi è infinitamente più di generosità dalla parte di quelle care amatissime anime.