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XVIII.

ALLA STESSA

a Ravenna

4 aprile (1831)

               Cara mia!

Un gran peso mi si tolse dal cuore quando io vidi annunziata la tua partenza da Bologna; ed ora, poichè mi dici che tu stai bene, e con te tutti i tuoi, sono molto più tranquilla; e ti ringrazio tanto tanto che ti sei compiaciuta di darmi le tue nuove appena io te ne pregava. I più funesti sogni io faceva di te che mi facevano piangere e disperare, come se fossero stati indizio di terribile realtà, finalmente io sognava che tu eri da me, ed io ti saltavo al collo e ti baciavo con un ardore inesprimibile, e grandi sfoghi facevamo insieme, ed io ero lieta, lieta assai assai di averti pur veduta una volta; ma io non sono lieta e non posso esserla che in sogno. Eccoti di nuovo in mezzo alle fatiche e, spero, ai successii. L’ultimo tenore con cui sei per cantare, ha cantato a Recanati tre anni sono, e faceva la parte di Celso nell’Elisa e Claudio, ed egli era al di sotto anche della parte; vedrai se io dico il vero. Io mi rallegrai subito per te, quando vidi nel giornaletto che eri sola donna, ma io temo che in questo giornale non vedrò un conto fedele