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dei tuoi successi, chè quell’estensore non pare ti sia molto favorevole, ed io lo manderei di cuore al diavolo.

Non dir più male dei Francesi; io non voglio sentire una parola contro di essi, non sai ch’io sono fanatica per quella nazione? Non sono essi che ci hanno traditi; è il fatalismo che ci opprime. Fu scritto a Brighenti, quando il nostro comitato elesse il deputato per l’assemblea di Bologna, che doveva radunarsi il 20 marzo, mandandogli gli atti del consiglio e le credenziali per il deputato da noi eletto che si trovava a Firenze, pregandolo a consegnargli tutto quando questi giungesse a Bologna. Il deputato ha risposto quando tutto era finito (ed in ogni modo non si moveva certo) ma Brighenti non ha risposto mai, e mi fa stupore che questo pacco che doveva giungergli franco, si sia perduto. Mio padre era membro del comitato, e fu suo il pensiero, ed io l’ho interrogato oggi se Brighenti aveva risposto, ed egli mi ha detto di no, e che naturalmente non lo avrà fatto perchè avrà capito che tutto era inutile, ed io non posso dire ch’egli non ha avuto nulla. Per qualche tempo ho creduto che Papà potesse conoscere la tua famiglia, perchè poteva darsi il caso che andasse come deputato a Bologna od io ne ero assai contenta. Io si che ho ragione di essere inquieta con te per la tua lettera tanto breve, ma fido sulla tua promessa che mi scriverai frá poco più a lungo. E mi sembrano secoli i giorni che passano fra una tua lettera e l’altra. Se puoi, abbreviali questi giorni, io te ne sarò grata estremamente. Addio, cara, dolcissima anima!