Lettere di Paolina Leopardi a Marianna ed Anna Brighenti/X
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X.
ALLA STESSA
a Bologna
26 settembre (1830)
Marianna mia,
Nel leggere nel giornaletto dei Teatri che alla Cesari avevano fatto il ritratto con penna non compra, io ridevo della domanda che ti facevo del tuo, credendolo veramente un ritratto; e m’immaginavo pure il tuo riso; ma la tua lettera mi ha fatto saltare dalla gioia, vedendo che tu mi avevi esaudita non solo, ma anche prevenuta. E per questo tuo pensiero ricevi un abbraccio affettuosissimo. Otto giorni ho aspettato ansiosamente il tuo dono, e questa sera, pochi momenti fa, io ti ho vista, o mia cara, e ti ho baciata! Finalmente io ho una idea della mia amica... ma i suoi occhi, oh! i suoi occhi io non li conosco. Lasciami credere che i tuoi occhi formano uno sguardo più dolce, più amabile, e più interessante: non è certo possibile che quegli occhi sieno i tuoi. Con quelli tu non potresti esprimere alcun sentimento nobile, affettuoso, tu non potresti esprimere nulla di quanto senti, poichè tu non senti nulla che non sia virtuoso.
E poi tu devi avere un aspetto assai più interessante di quello che ti hanno dato, io ne sono sicura. E mi ha dato diletto il vederti nel tuo ricco abbigliamento, che (mi dice mio fratello) assomiglia a quello della Egilda di Ancona, e la tua pettinatura, e insomma io amo assai questa cara figura, e l’amerei di più se mi facesse vedere i tuoi occhi. Ed intanto è questa una prova del tuo grande incontro a Siena, del quale non puoi credere quanto io ne gioisca, e di quanto mi dici delle chiamate che hai e delle tue speranze. Se esse sl realizzano, o mia cara, io non sentirò più di essere infelice. Tuo padre ora menerà vita più lieta e assai meno travagliata di quella che ha menato per parecchi anni, e di cui si lamentava cosi amaramente con Giacomo? Sino da allora io gli presi amore, e stima grande, e grande interesse, poichè vedevo quanto egli era sfortunato, e quanto poco meritava di esserlo. Allora si doleva ancora dello stato languente della salute di tua madre, ora come sta ella? Salutami affettuosamente e rispettosamente queste due virtuose persone, e di loro quanta parte io prenda alla loro consolazione.
Sai, o Marianna mia, che bisogna che mi dica per qual motivo non potesti vedere Giacomo? Se sapesti quanto mi hanno fatto male le parole di Giordani, e questo tuo non vederlo! Io mi figuro che egli stia male, e che tu me lo abbi taciuto, poichè altrimenti Brighenti suo intimo amico non avrebbe forse cercato di vederlo? Se mi vuoi bene, spiegami tutto, e dimmi pure quanto sai, chè già l’incertezza. mi tiene afflitta estremamente.
Io ti dirigo questa a Bologna, non sapendo se andrai a Firenze, o se vi sei andata. Cara mia, ricordati che l’amor tuo è la mia unica consolazione, e che io penso a te come penserei al mio diletto, se ne avessi uno. Io ti abbraccio dunque con tutta l’anima, e mi raccomando al tuo amore. La Boccabadati è tua amica? Se tu la conosci dimmi una parola della sua figura.... Ma cosa dico, e cosa mai pretendo? tu sei sempre tanto affaccendata, che non avrai nemmeno il tempo di dirmi io t’amo, ebbene, mi raccomanderò a Nina. Addio.
Nina mia! È vero che non sdegnerai di intrattenerti meco quando quella cattiva di tua sorella farà finta di non potermi scrivere? E poi io non mi meravigllo che non ne abbia realmente il modo; essa ha tanti amanti, che cambia ad ogni stagione, ch’è impossibile che possa pensare ad altro che a quelli. Ed io mi faccio segni di croce della sua prodigiosa volubilità, e quando io cominciai a scriverle non avrei mai creduto ch’essa fosse per diventare coquette a tal segno. Ed è vero che anche la cara Nina andrà per la medesima strada? Ebbene, io t’invidio! Intanto ti godrai di questi viaggi e permanenze che fai in ottime città e sarai allegra, non è così? Oh se io sapessi dove si vende. l’allegria, ne farei provvisione con gran piacere; — eppure io ne troverei vicino a voi, o care anime, e ne sto lontana, e forse non ci vedremo mai! Cara Nina mia, abbracciamoci ed amiamoci.—