Lettere di Paolina Leopardi a Marianna ed Anna Brighenti/LXXXVIII
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LXXXVIII.
ALLA STESSA
a Porto
26 aprile (1844)
Cara Marianna mia,
Fu il di di Pasqua, proprio in quel di, io ricevetti la tua carissima che mi tolse un grande ma grande peso dal cuore. Tutte le tue lettere sono per me come un balsamo che mi consola nelle tante amarezze di cui è piena la vita, ma dì questa tua io ne avea proprio bisogno dopo tanto tempo che non ricevea più nuove da voi altri, ed io temeva sempre per voi dopo la disgrazia avvenuta, e il non ricever lettera tanto più mi dava a temere e tanto più affliggevami il non vederle, sicchè io stavo proprio per scriverti quando... venne il di di Pasqua. Dunque, tu sei malata, e lo sei stata gravemente? O Marianna mia, non puoi credere qual pena mi faccia il sentirti inferma di malattia lunga e lenta! Quanto accrescimento di malinconia, di noia della vita, e direi quasi di disperazione se a noi cristiani fosse permesso il disperarci, mi dà il saperti malata! Io spero che la cara primavera, questo risorgimento della natura, . farà risorgere anche te, e ti conforterà mirabilmente, e ti darà lena a sopportare anche per molto tempo la fatica di vivere; e farà che seguiti ad essere la consolazione dei tuoi ai quali avrai dato dolore immenso con questa tua malattia. Voglio credere e sperare che, se puoi, non userai meco la barbarie di tenermi in pena a lungo, pensa che se non vedrò i tuoi caratteri, o di Ninl, io crederò che sei malata sempre, e questo pensiero mi sarà di affiizione estrema. Hai fatto bene a mandarmi i cenni biografici della povera tua mamà; essi hanno servito a farmela meglio conoscere, e vieppiù stimare; è bella cosa, a questi nostri cattivi tempi, il meritare che si dicano di chi non vive parole tali, ed è vero conforto il pensare di avere sì cari protettori in paradiso. Anche la nuova edizione dei versi sacri tradotti da Brighenti, mi ha fatto piacere; come lo fa tutto quello che viene da si amata famiglia, e tutto viene conservato attentamente nella nostra libreria tra le numerose miscellanee che vengono sempre raccolte con gran cura da mio fratello e da tutti noi. Saria stata una cosa graditissima da me il conoscere questo tuo cugino Galvani, e s’è passato per Recanati, poteva pure onorarci di una sua visita; ma non lo ha fatto, e me ne dispiace.
Non avrei certo avuto a dolermi del destino se il Governatore di Recanati si fosse chiamato una volta BRIGHENTI. Oh! Che consolazione mai, che nuova vita saria stata allora per la tua Paolina! Nè ci saria stato bisogno che le mie amiche mi dicessero Sig. Contessa, nemmeno il primo istante. I nostri baci, i nostri abbracci farebbero vedere a mamà che noi ci amiamo da lungo tempo, e che allora si realizza il più caro sogno della mia vita. Ma pur troppo questo è un sogno, almeno per ora, e già per me, son certa che la intera mia vita non sarà stata altro che sogno, sogno lungo, e penoso! Luigino non ci è più; dopo quello ch’io ti diceva di lui, esso peggiorava sempre, e ogni giorno si rendeva maggiore il dolore di vederlo in uno stato così desolante. Finalmente, nel febbraio scorso andò a godere e a pregare per noi in paradiso, ed ora siamo rimasti con Virginia, la mia Virginia, e Giacomino. Se sapessi l’affezione mia per Virginia! Ma è impossibile ch’io la possa esprimere. Ancora non voglio un gran bene a Giacomino, chè Virginia assorbe tutto il mio affetto; s’io fossi stata moglie, avrei pregato il Signore che mi avesse dato un figlio solo: mi pare che il cuore dell’uomo non valga ad amare con egual potenza di sentimento più di un oggetto, ma forse io m’inganno. Intanto io faccio sempre inquietare Cleofe col non amare il suo bel maschio, e poi è il più bel figliuoletto che si possa dare, ma Virginia adesso è la vita mia. Cleofe e Pietruccio ti salutano e ti confortano ad averti cura, e Virginia bacia le due guancie di te e di Nini che bacio anch’io con inesprimibile affetto. A Papà Brighenti bacio la mano (già ti sarai accorta da qualche tempo che la tua Paolina si è fatta scrupolosa), e mi raccomando sempre alla sua affezione. Addio, care ed amatissime anime, non vi dimenticate di pensare sovente a quella che si fa vanto dell’amor vostro, e che vi abbraccia tutti con’ineffabile tenerezza. Scrivi presto.