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vedere a mamà che noi ci amiamo da lungo tempo, e che allora si realizza il più caro sogno della mia vita. Ma pur troppo questo è un sogno, almeno per ora, e già per me, son certa che la intera mia vita non sarà stata altro che sogno, sogno lungo, e penoso! Luigino non ci è più; dopo quello ch’io ti diceva di lui, esso peggiorava sempre, e ogni giorno si rendeva maggiore il dolore di vederlo in uno stato così desolante. Finalmente, nel febbraio scorso andò a godere e a pregare per noi in paradiso, ed ora siamo rimasti con Virginia, la mia Virginia, e Giacomino. Se sapessi l’affezione mia per Virginia! Ma è impossibile ch’io la possa esprimere. Ancora non voglio un gran bene a Giacomino, chè Virginia assorbe tutto il mio affetto; s’io fossi stata moglie, avrei pregato il Signore che mi avesse dato un figlio solo: mi pare che il cuore dell’uomo non valga ad amare con egual potenza di sentimento più di un oggetto, ma forse io m’inganno. Intanto io faccio sempre inquietare Cleofe col non amare il suo bel maschio, e poi è il più bel figliuoletto che si possa dare, ma Virginia adesso è la vita mia. Cleofe e Pietruccio ti salutano e ti confortano ad averti cura, e Virginia bacia le due guancie di te e di Nini che bacio anch’io con inesprimibile affetto. A Papà Brighenti bacio la mano (già ti sarai accorta da qualche tempo che la tua Paolina si è fatta scrupolosa), e mi raccomando sempre alla sua affezione. Addio, care ed amatissime anime, non vi dimenticate di pensare sovente a quella che si fa vanto dell’amor vostro, e che vi abbraccia tutti con’ineffabile tenerezza. Scrivi presto.