Lettere di Paolina Leopardi a Marianna ed Anna Brighenti/LXIV

LXIV. Alla stessa - A Bologna

../LXIII ../LXV IncludiIntestazione 6 novembre 2024 75% Da definire

LXIII LXV

[p. 177 modifica]

LXIV.

ALLA STESSA

a Bologna

19 novembre (1835)

               Cara Marianna,

Due righe sole per ringraziarti il più teneramente ch’io possa della bontà e dell’affezione tua che non ti ha permesso di lasciarmi un momento senza risposta. Si, care e dolcissime anime! io già era certa di aver posto tutto il mio amore in persone di cuore eccellente, e di animo perfetto, si, io era certa di non avere sperato invano quando sperava di ottenere per mezzo vostro consigli e aiuto. Se il cuor mio sia altamente commosso per tanta bontà, è inutile ch’io lo dica: — ma certo il mio amore per te, o Marianna mia, la vivissima mia affezione per tutti i tuoi, il mio rispetto pel papà tuo, contano già più e più anni. Leggo e rileggo la tua lettera, e le parole del papà, e le [p. 178 modifica]vado meditando e vado consultando me stessa...... e trovo un grandissimo desiderio di cangiar posizione, una smania, un presentimento di piacere ineffabile all’idea di gittarmi una volta tra le tue braccia, di giungere pure a conoscere tante care ed amate persone.... ma vorrei che tutto ciò si potesse fare (se pur fosse possibile) senza diventar moglie di alcuno. All’età mia molti e molti veli son caduti dagli occhi, e se, quando Giacomo celebrava anzi illustrava co’ suoi versi il mio imminente matrimonio, io gli andava incontro senza un’eccessiva festa, figurati con quanto tremore debba farlo adesso. Se fosse meno pesante la catena ch’io porto, oh certo allora io morirei col solo mio nome; ma quello ch’è troppo è troppo! Perciò, se le informazioni che mi darai saran buone, se Iddio mi aiuterà, mi preparerò a questo nuovo stato senza pensare ad altro e rimettendomi alle cure della Provvidenza.

Le tue parole mi hanno riconciliato colla Pasta, chè io le avea perduto l’antico buon concetto vedendo che quest’anno costi non faccia furore. Ma vedo che ne sei innamorata, e perciò adesso mi metto a difenderla con chi ne dice male. Un mio cugino venuto costi nell’ottobre passato, e sentitala nella Norma e nella seconda opera che non piacque, dice che non val niente, ed io gli credeva, ma ora gli dico che non capisce niente, e che tu non isbagli certo. Dunque vai a Novara? oh ne son contenta, chè sono sicura che ti accoglieranno con gran festa e con grande amore. Ti raccomando l’antica tua abitazione alla porta che conduce a Torino e [p. 179 modifica]ti raccomando di rammentare alla tua donna che non chiuda le finestre se non a notte fatta, onde non toglierti presto la bellissima vista del Sempione.

Addio, mia diletta. Infiniti saluti a tutti i tuoi, e tanti baci a Nina, la quale spero già guarita dal suo male alle orecchie. Addio addio. L’amor mio e la mia tenerezza ti seguiranno sempre ovunque: tu sarai sempre per me cosa preziosa.