Lettere di Paolina Leopardi a Marianna ed Anna Brighenti/CX

CX. A Marianna Brighenti - A Bologna

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CIX CXI
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CX.

A MARIANNA BRIGHENTI

a Bologna

21 Gennaio (1865)

               Cara Marianna,

Non vi venga mai in mente di accusarmi di mancanza di benevolenza e di affezione verso di ambedue, se non vedete i miei caratteri; oh! e tutt’altro. È che io sono così piena e circondata d’imbarazzi e cose fastidiose che il tempo mi manca per prendere la penna come una volta e scrivere a lungo e assai sovente.

Fui commossa dalle parole che mi scriveste nel dicembre scorso e tenni sul mio tavolino lungamente la vostra lettera alla quale io pur volea rispondere qualche cosa, poi il tempo mancandomi, la riposi confidando sempre nel vostro cuore che avreste saputo compatire e anche perdonare il mio siienzio. Io sono al capo di una vasta [p. 305 modifica]amministrazione; ho molti servi, ma moltissime faccio io e tutte le sorveglio, sicchè vedete bene che poco tempo mi resta, e questo lo adopero nella lettura, tanto a me necessaria per divagarmi da. tanti tristi e fastidiosi pensieri. Lessi con commozione il vostro cortesissimo invito, e spero di rivedervi in quest’anno; ma il futuro è nelle mani di Dio, ed è vano il far calcoli o progetti che un nulla può rompere. Mi è dispiaciuto sommamente il sentire che siete stata ammalata, e godo di sentirvi quasi bene; abbiatevi cura e non faticate sopra le vostre forze. Ora la scuola vi terrà molto occupata, ma le vostre parole ne danno buon indizio che le alunne si portan bene, e son magnifiche e piene di verità quelle che dite che in questi tempi i ragazzi alle case loro possono quel che vogliono. Questa frase ha eccitato quasi l’ammirazione (certo tutta l’approvazione) di mia Cognata nel leggere questa vostra lettera, poichè vi ha riscontrata una perfetta e incontrastabile verità! Qui poi vi verrà forse voglia di sapere chi sia questa mia Cognata che legge le mie lettere ecc. Con poche parole, perchè mi manca il tempo, vi dirò che questa è la più diletta e cara amica ch’o m’abbia, è un tesoro per me. Essa si meraviglia ch’io non v’abbia mai parlato di lei (e lo vede dalle vostre lettere); certo dovea parlarvene poichè ha fatto un avvenimento nella mia vita isolata e sconfortata. È una Signora torinese, a caso venuta in Recanati, vedova e senza fortuna, ma assai ricca d’ingegno di rare qualità di mente e di cuore. Io ne feci la conoscenza e ne seppi guadagnare l’amicizia, anzi la [p. 306 modifica]più tenera affezione. Divenne moglie di mio fratello Carlo, e così non ci siamo più separate (solo di casa le siamo). Mi è d’immenso aiuto nei miei affari, e amandoci di amore grandissimo grandissimo nulla abbiamo d’ignoto per ambedue, e così la raccomando alla vostra affezione della quale è degnissima, molto più ch’io nol sia.

Con festa riceverò i ritratti se me li manderete; ma vorrei che non vi costassero nè troppi pensieri, nè troppa spesa (questo sopra tutto). Ho sempre in mente l’impressione che mi fece il ritratto di papà, che io (vedete sciocchezza!) non mi era figurato giovine.... — Ma son troppi, direi quasi, tanti ritratti che volete mandarmi; dico troppi, avuto riguardo alla fatica che vi costeranno, e alla difficoltà per eseguirli; del resto poi saranno tutti più che ben venuti.

È troppo buona la Giulia Danesi..... ma, lo dirò ad essa stessa. Intanto abbiatevi ambedue, Nina e Marianna, mie care amiche, i miei più teneri abbracciamenti e saluti. Potete credere se ansiosamente starò aspettando l’esito della vostra lite che con tutto il cuore vi auguro del più felice e lieto successo.

Addio, addio; sono sempre la vostra aff.ma Paolina.