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nistrazione; ho molti servi, ma moltissime faccio io e tutte le sorveglio, sicchè vedete bene che poco tempo mi resta, e questo lo adopero nella lettura, tanto a me necessaria per divagarmi da. tanti tristi e fastidiosi pensieri. Lessi con commozione il vostro cortesissimo invito, e spero di rivedervi in quest’anno; ma il futuro è nelle mani di Dio, ed è vano il far calcoli o progetti che un nulla può rompere. Mi è dispiaciuto sommamente il sentire che siete stata ammalata, e godo di sentirvi quasi bene; abbiatevi cura e non faticate sopra le vostre forze. Ora la scuola vi terrà molto occupata, ma le vostre parole ne danno buon indizio che le alunne si portan bene, e son magnifiche e piene di verità quelle che dite che in questi tempi i ragazzi alle case loro possono quel che vogliono. Questa frase ha eccitato quasi l’ammirazione (certo tutta l’approvazione) di mia Cognata nel leggere questa vostra lettera, poichè vi ha riscontrata una perfetta e incontrastabile verità! Qui poi vi verrà forse voglia di sapere chi sia questa mia Cognata che legge le mie lettere ecc. Con poche parole, perchè mi manca il tempo, vi dirò che questa è la più diletta e cara amica ch’o m’abbia, è un tesoro per me. Essa si meraviglia ch’io non v’abbia mai parlato di lei (e lo vede dalle vostre lettere); certo dovea parlarvene poichè ha fatto un avvenimento nella mia vita isolata e sconfortata. È una Signora torinese, a caso venuta in Recanati, vedova e senza fortuna, ma assai ricca d’ingegno di rare qualità di mente e di cuore. Io ne feci la conoscenza e ne seppi guadagnare l’amicizia, anzi la


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