Lettere di Paolina Leopardi a Marianna ed Anna Brighenti/CVIII
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CVIII.
ALLA STESSA
a Bologna
1 aprile (1855)
Mia carissima,
Era pur tempo che mi giungesse una tua lettera, poichè io già non sapea che pensare de’fatti tuoi, e quasi quasi ti credeva in California per servizio de’ tuoi padroni. Ma, ho piacere che non sia vero poichè forse ti avrebbe incomodato l’andar fin là, e poi io non avrei avuto per lungo tempo notizie tue.
Sicchè, ora mi congratulo che mi hai fatto lieta co’ tuoi caratteri, co’ tuoi augurii, colle amorose tue parole, e di tutto ti ringrazio di cuore; e in quanto agli augurii credi pure che la tua amica te li fa non meno sinceri, nè meno caldi ed ardenti per la tua felicità e della Nina, e di tutto che ti riguarda. Non ti posso compiacere in quanto al Sonetto di Giacomo che mi chiedi, fatto per Sacerdote novello. Non mi ricordo se Giacomo mi parlasse mai di questo sonetto, e se io abbia mai saputo di questa poesia, ma è certo che qui da noi non si trova, per quanto io abbia cercato. E così mi rimane il dispiacere di non poter procurarti una cosa grata, a te e a Viani; il quale mi saluterai quando gli scrivi, e lo ringrazierai dei belli suoi versi in morte di Malaguzzi, e dei tre scritti di G. L. ch’egli ha voluto pubblicandoli riunire. Gli dirai che, oltre il diletto provato nel leggere que’ robusti suoi versi, ho riveduto ancora con piacere il suo carettere e la prova che serba pur anco memoria di antiche conoscenze le quali talvolta andavan pensando a lui. sempre incerte del suo destino.
Mi fai proprio ridere colla proposizione che fai a mia Madre (che pur ti saluta assai) di venire a Bologna. Oh se la conoscessi! se la conoscessi! E poi, non sai che non esce di casa che solo una volta o due l’anno per andare ad una vicinissima chiesa e non altro? Non sai che in tutta la lunga sua vita non si è mai curata di uscire di Recanati, e non ha voluto vedere mai nulla? Figurati dunque se de può venire ora volontà di muoversi! In quanto a me, posso lasciar sola mia Madre in questa sua età? Credi pure che questa vita mi è oltre ogni dire noiosa e pesante, ma pare che non ci sia rimedio, e convien sempre inabissarsi nel proprio dolore e nelle dolenti rimembranze.
Di Ranieri amerei molto sapere qualche cosa. Egli che ha tanto diritto alla nostra fraterna affezione, non ha serbato più memoria di noi, a quanto pare, non avendoci mai più dato cenno di vita. Addio, mia cara ed amatissima! Vedi se puoi di non lasciar passare tanto tempo senza scrivermi ma non scriver più a mezzanotte, per i tuoi occhi principalmente, e poi per la regolarità della lettera. Scrivimi qualche cosa di piccante; scrivimi delle bambine, e se la Signora darà un maschio. alla sua nobile famiglia; se il conte va a Parigi, o se ci vai tu ancora1. Addio di nuovo con tutta l’anima. Non ci stanchiamo di amarci, come non mi stanco io di dirmi tutta e sempre tua Paolina.