Lettere di Paolina Leopardi a Marianna ed Anna Brighenti/CI
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CI.
A MARIANNA BRIGHENTI
a Modena
18 agosto (1848)
Povera Marianna mia, oh, si! piangiamo insieme! La disgrazia tua è immensa, irreparabile, e io divido con te il tuo dolore. Piangendo e singhiozzando ho letta la tua lettera, che pria di aprirla mi annunciava già una sventura eterna, e più volte la ho letta, e sempre con lagrime interminabili. Povere mie Brighenti, come la sventura vi ha colpito! E come io ti compiango, te che non hai potuto abbracciare il padre tuo per l’ultima volta su questa terra.
Nel fondo del mio cuore io tengo riposte le parole estreme del diletto mio genitore, di cui è un anno che piango la perdita, e tutti i menomi incidenti della sua malattia mi son tutti presenti al pensiero e mi son piuttosto di conforto con tutto che d’immenso dolore, pensando quanto pativa; e per te debb’essere di pena atroce il non averlo più veduto da si gran tempo e il sapere, ch’egli ti avrà desiderata e benedetta ma non presso al suo letto, per accogliere l’ultimo suo respiro. Povera Marianna! Io non procurerò certo di consolarti chè non ci son parole atte a questo, ma ti dirò, pensa quanto egli ha sofferto, quanto si dolerebbe anche dal luogo di pace in cui certo è entrato, al vedere le dilette sue figlie non rassegnate ai voleri di Dio e non moderate nell’eccessivo loro dolore. Altro motivo di conforto dovrà essere per noi (e per me lo è sempre) il pensare esser proprio un favore e una benedizione singolare di Dio, il lasciare questo mondo in tempi così crudeli, il trovare la vera pace nell’altro, quando su questa misera terra è svanita pur anco l’apparenza della falsa. Oh! questa io credo sia una somma felicità da non potersi comprendere abbastanza, e credo propriamente predilette da Dio quelle anime avventurate ch’egli trae ora a sè. Ma la povera Nina, quanto sarà infelice di trovarsi senza di te in circostanze cotanto terribili! Oh! come il Signore vi ha visitate, o dilette mie! E non si può far altro che chinare il capo e sorbire intero il calice amarissimo! Se mi vuoi bene, se ho mai meritato l’amor tuo con una lunghissima e vera e calda affezione, mi devi promettere che il tuo dolore non ti danneggi nella salute. Se si potesse morire, se Iddio avesse posto in nostra mano la vita nostra, oh allora non ti farei questa preghiera, perchè già so che altro conforto non v’è in simili sciagure, che la speranza di presto raggiungere l’oggetto di tanto amore: ma anche il desiderio di presto morire è peccaminoso se non è in unione alla volontà divina, per quanto misera ed orrenda sia la vita che si conduce e quella che ne aspetta.
Ora hai più imponenti doveri da compiere, hai la Nina da proteggere, ei tuoi affari da dirigere, e ci vuol mente tranquilla e la calma nell’anima. Pensa alle virtù, alla vera bontà di cuore di Brighenti nostro, e rallegrati che nell’altra vita sia andato a trovare quel premio e quella giustizia che gli hanno negata in questa.
A nome di tutti i miei, ho da esprimere a te e alla Nina il nostro dolore; alla Nina ho scritto subito. La tua lettera mi è giunta ritardata in causa degli avvenimenti politici. Io spero che non mi lascierai lungo tempo senza tue nuove; oh, abbracciamoci, mia carissima, e stringiti a questo mio cuore esulcerato per tanto tuo dolore; diciamo pure insieme di aver perduto il padre nostro, quello che ne amava tanto!
Ti bacio con tutta l’effusione dell’anima la tua Paolina Leopardi.