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non hai potuto abbracciare il padre tuo per l’ultima volta su questa terra.
Nel fondo del mio cuore io tengo riposte le parole estreme del diletto mio genitore, di cui è un anno che piango la perdita, e tutti i menomi incidenti della sua malattia mi son tutti presenti al pensiero e mi son piuttosto di conforto con tutto che d’immenso dolore, pensando quanto pativa; e per te debb’essere di pena atroce il non averlo più veduto da si gran tempo e il sapere, ch’egli ti avrà desiderata e benedetta ma non presso al suo letto, per accogliere l’ultimo suo respiro. Povera Marianna! Io non procurerò certo di consolarti chè non ci son parole atte a questo, ma ti dirò, pensa quanto egli ha sofferto, quanto si dolerebbe anche dal luogo di pace in cui certo è entrato, al vedere le dilette sue figlie non rassegnate ai voleri di Dio e non moderate nell’eccessivo loro dolore. Altro motivo di conforto dovrà essere per noi (e per me lo è sempre) il pensare esser proprio un favore e una benedizione singolare di Dio, il lasciare questo mondo in tempi così crudeli, il trovare la vera pace nell’altro, quando su questa misera terra è svanita pur anco l’apparenza della falsa. Oh! questa io credo sia una somma felicità da non potersi comprendere abbastanza, e credo propriamente predilette da Dio quelle anime avventurate ch’egli trae ora a sè. Ma la povera Nina, quanto sarà infelice di trovarsi senza di te in circostanze cotanto terribili! Oh! come il Signore vi ha visitate, o dilette mie! E non si può far altro che chinare il capo e sorbire intero il calice amarissimo! Se mi vuoi