Lettere d'una viaggiatrice/Nella città del sogno/«Rue de la paix»
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«RUE DE LA PAIX»
Delizia indicibile di tutte le donne ricche ed eleganti che possono frequentarla per il culto della loro bellezza, sospiro e tormento di tutte quelle che possono solo attraversarla, guardandone con occhio desideroso le vetrine, lungo sogno febbrile di tutte le donne, terrore dei mariti, dei padri, degli amanti e nel medesimo tempo loro salvaguardia, la rue de la Paix, esercita un fascino profondo persino sugli esseri cinici, che non curano la loro toilette, nè quella delle loro donne, e neppur quella delle donne altrui. Credete voi che questa rinomata, famosa, celebre, universale e immortale rue de la Paix sia una immensa strada di Parigi, che sia uno dei suoi enormi boulevards, una delle sue enormi avenues, le quali lasciano stupito chi le vede per la prima volta e che stupiscono anche chi le vede per la ventesima volta? Niente. Questa rue de la Paix, la cui reputazione deve esser vibrante persino fra i presunti abitatori del pianeta Marte, è breve, molto breve: appena appena e forse neppure lo spazio che intercede fra la nostra piazza san Ferdinando e via san Giacomo: neppure! È un tronco di strada, infine, fra la piazza Vendòme e la piazza dell’ Opera: in carrozza, si percorre in quattro o cinque minuti: a piedi è un’altra cosa, a piedi, ci vogliono almeno quattr’ore, se volete fermarvi alle vetrine dei magazzini, se non sapete sottrarvi alle attrazioni delle vetrine ed è assai difficile sottrarvi. Breve e concentrata, questa rue de la Paix: giacché essa racchiude in ogni sua bottega, a manca a a dritta, in ogni piano, sino al quinto, dei suoi grandi palazzi, quanto vi è di più bello, di più ricco, di più elegante, di più chic, per la toilette femminile: giacché essa racchiude quanto vi è di più chic per il completamento di questa toilette, intorno a sé e nella casa: giacché anche la toilette maschile vi trionfa, sebbene meno riccamente. Pensate! Rue de la Paix ha in sé i tre maggiori sarti di donna, cioè Worth, Paquin e Doucet, oltre dieci o quindici minori case per vestiti e mantelli: ha le due più grandi modiste, cioè Carlier e Virot, nonché altre dieci modiste minori; ha quattro fra i maggiori gioiellieri, cioè Boucheron, Goudstikker, Fontana e Lacloche: ha il maggior negoziante di pelliccie, cioè Grunwald: ha due o tre grandi corsetières, esperte sino al delirio del corset, trionfo della parigina grassa o magra: e ha profumieri e lingéres, e calzolai, e venditori di ombrelli e ventagli, e cartolai, e bìbelotiers, sempre i migliori, sempre, meglio forniti, sempre i più cari, naturalmente. Ne passano, dalla mattina alla sera, carte da mille, da mano a mano, in quella strada miracolosa, che raddrizza le persone storte, dà un aspetto piacevole alle donne brutte, ringiovanisce le donne mature e rende le donne giovani irresistibili; ne piovono carte da mille in rue de la Paix e se ne liquefanno fortune! E una breve strada, ma è un crogiuolo ardente di idee, di linee, di colori che danno a un vestito, a un mantello, a un cappello, qualche cosa di così originale, che nulla vi può rassomigliare: un crogiuolo ardente, dove entra il denaro, e vi sparisce, e si trasforma in quella cosa che domina, sola, grande, alta, invincibile, la società muliebre francese, cioè la toilette.
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Abbastanza tranquilla e silenziosa, sino all’una pomeridiana, solamente attraversata da vetture che vanno altrove, la rue de la Paix non si anima che dalle due in poi: da quell’ora, sino alle sei, alle sette pomeridiane vi si circola con difficoltà grande. Lungo i due marciapiedi si collocano due file, a manca e a dritta, di carrozze ferme: le signore le hanno lasciate lì, sono lassù, dal sarto, dalla sarta, dalla modista, dalla lingére a scegliere, a provare. Man mano, le signore arrivano da tutte le parti, si fermano innanzi a tutte le vetrine, in gruppi silenziosi, sorridenti o pensose, entrano in tutte le botteghe con un passo rapido e deciso, o con un andar molle di persona indecisa, si ficcano in tutti i portoni, rapidamente, quasi avessero grande fretta, mentre sanno perfettamente che, lassù, dovranno aspettare pazientemente ore e ore. Se volete vedere le più belle e le più eleganti donne di Parigi, signore, demi-mondaines e cocottes, in una sfilata che non potete ritrovare in nessun altro posto elegantissimo cioè al Bois de Boulogne, la mattina al Pavillon d’Armenonville verso le sette pomeridiane, a una grande serata dell’Opera, o a una grande serata del Jardin de Paris, se volete ammirare la processione più squisita, come eleganza, di tutte quelle che hanno un nome, nella grande società, nell’arte, nel grande vizio francese, bisogna vagabondare in via della Pace — no, non è la stessa cosa di rue de la Paix! — oltre le tre, più verso le quattro. Curiosissimo spettacolo! A prima vista, tutte queste figure sembrano giovani e belle: guardandole bene: molte sono già sciupate, già consunte dal tempo, dalla vita mondana, dal piacere, eppure l’acconciatura, le vesti, i mantelli di uno chic estremo le trasformano, le rendono seducenti: tutte sembrano snelle e flessuose, col busto che ondeggia mollemente sui fianchi, disinvolte, feline, eppure in quante di loro ciò è il risultato di una rifazione completa di corpo, dovuta ad anni di busti ben fatti, di esercizii ginnastici, di passeggiate a piedi e a cavallo: tutte, un poco, si rassomigliano, con grandi occhi, bocche rosse, masse folte di capelli, per lo più biondi o imbionditi, eppure, osservandole bene, tutte hanno una fisonomia differente e caratteristica. E tutte hanno quella espressione avida e raccolta delle donne che sono dominate da una passione che brucia loro il sangue, quella espressione di desiderio folle che sta per essere appagato e che cerca di nascondersi, quella espressione frettolosa, affaccendata, preoccupata delle donne che pare stiano sempre organizzando una grande cosa. Bisogna udir dire da una parigina, con la sua voce carezzevole e attraente, mentre guarda l’orizzonte coi suoi occhi nuotanti nell’estasi divina, bisogna sentirle dire, come un apostolo: Ah! j’adore la toilette! E allora vi spieghereste subito che cosa sia rue de la Paix, nella vita di Parigi!
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Dalle sette alle otto, in rue de la Paix le carrozze sono andate via, le signore hanno finito di scegliere, di discutere, di provare, sono andate ai ricevimenti delle cinque, ad altri appuntamenti più piacevoli, sono andate al Bois, prendono il the, chiacchierano, amoreggiano altrove. La circolazione è libera. Pure la via è attraversata da giovanotti e da vecchi che vanno e vengono, lentamente, avendo l’aria distratta; qualcuno si ferma all’angolo della via; qualcuno finge di guardare una vetrina, ma non vede niente, invece e sogguarda dall’altra parte. Tutti costoro aspettano; alcuni francamente, altri nascondendosi un poco, altri volendo assolutamente nascondere la loro aspettativa. Questi giovanotti e questi vecchi sono amanti, innamorati, corteggiatori di tutte le sartine, di tutte le modistine, di tutte le magazziniere, di tutte le commesse, di tutte le essayeuses di tutti i mannequins delle case di rue de la Paix. Ecco, quando non vi è molto lavoro, queste ragazze che formano una legione, sono lasciate in libertà, dalle sette alle otto: e discendono a gruppi, a file, a coppie, sole, o una dopo l’altra, fermandosi un momento sulla soglia del magazzino o sulla soglia del portone, dandosi un’occhiata intorno, scrutando l’orizzonte. Alcune di esse si uniscono coi loro amanti, senza pensarci tanto; altre più modeste, più caute si allontanano verso qualche via meno frequentata, per riunirsi all’innamorato; altre passano, fieramente, rispondendo con uno sgarbo ai complimenti dei vecchi corteggiatori. Che sfilata di belle ragazze, di ragazze veramente belle, a cui la veloutine, non ha ancora sciupata la carnagione, a cui il bàton de raisin non ha guastato le labbra, che ragazze fiorenti, graziose, fini, seducentissime! Sono vestite di qualche lanetta modestissima: hanno un cappellino che pare fatto di niente: hanno una giacchetta o un collet o un boa molto semplici: ma tutto questo è combinato con tanto gusto, è portato con tanta sveltezza, la persona che lo porta è così giovane, così bella, così piena di grazia, che i più ricchi mantelli e i vestiti di duemila franchi, non aumenterebbero di un punto solo il suo fascino. Spesso gli artisti, i pittori e gli scultori della vita moderna, vengono verso l’ora della discesa, a osservare la sfilata delle belle ragazze. È uno spettacolo così attraente! Tutta quella giovinezza in tante modeste vesti, tutta quella leggiadria adornata con pochi soldi e con un gusto incantevole, ha un sapore così strano, in un paese di artificialità e di corruzione! Ahimè, quelle care ragazze, passando la giornata a tagliare, a imbastire, a cucire delle ricchissime vesti, a mettere su dei cappelli squisiti, e provare queste vesti e questi cappelli innanzi alle grandi signore e alle grandi demi-mondaines, povere ragazze, quasi tutte, si lasciano prendere da un miraggio di lusso e di piacere. Quasi tutte! Ah! j’adore la toilette! Dice così la parigina, in ogni classe.