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lettere d’una viaggiatrice |
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che formano una legione, sono lasciate in libertà, dalle sette alle otto: e discendono a gruppi, a file, a coppie, sole, o una dopo l’altra, fermandosi un momento sulla soglia del magazzino o sulla soglia del portone, dandosi un’occhiata intorno, scrutando l’orizzonte. Alcune di esse si uniscono coi loro amanti, senza pensarci tanto; altre più modeste, più caute si allontanano verso qualche via meno frequentata, per riunirsi all’innamorato; altre passano, fieramente, rispondendo con uno sgarbo ai complimenti dei vecchi corteggiatori. Che sfilata di belle ragazze, di ragazze veramente belle, a cui la veloutine, non ha ancora sciupata la carnagione, a cui il bàton de raisin non ha guastato le labbra, che ragazze fiorenti, graziose, fini, seducentissime! Sono vestite di qualche lanetta modestissima: hanno un cappellino che pare fatto di niente: hanno una giacchetta o un collet o un boa molto semplici: ma tutto questo è combinato con tanto gusto, è portato con tanta sveltezza, la persona che lo porta è così giovane, così bella, così piena di grazia, che i più ricchi mantelli e i vestiti di duemila franchi, non aumenterebbero di un