Lettere (Andreini)/Lettera XXXVI

XXXVI. Scherzi piacevoli, & honesti.

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XXXVI. Scherzi piacevoli, & honesti.
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Scherzi piacevoli, & honesti.


Q
UANDO V. Sig. non mi fosse quel vero amico, ch’io sò certo, che m’è, dubbiterei per la lettera scrittami, che foste invidioso di quella felicità, che dal maritarmi aspetto, poiche cercate con tante apparenze di ragioni di levarmi da tal pensiero. Può esser Sig. mio, che siate così poco avertito, e così poco del giusto conoscitore? Hor non sà V. Sig. che ’l matrimonio è principio, e fondamento dell’ordinatione delle Famiglie? Non sapete (per parlar familiarmente lasciando la terza persona da parte) che levato il matrimonio si leverrebbe la conservatione legitima dell’humana spetie? laquale è tanto cara à Dio, ch’egli per mantenerla instituì ’l matrimonio. Chi biasima il maritarsi mostra di desiderare il distruggimento delle Città, e del Mondo, ilquale senza dubbio non può durare senza la generatione, e non può esser giusta, e legitima generatione senza ’l matrimonio, il quale

[p. 34r modifica]fù ordinato nel Paradiso terrestre, non meritando il suo gran merito, ch’egli fosse stabilito in luogo men meritevole del Paradiso; e dalla somma sapienza in lui fù posto tutto quel, che d’honesto diletto si può imaginar la nostra mente. Niuna corversatione, o congiuntione è più necessaria, nè più soave di quella di marito, e moglie qual amico all’amico, qual fratello al fratello, o qual figlio al Padre è tanto caro quant’è ’l marito alla moglie, e la moglie al marito, dal che mossi i nostri primi Padri contrassero con tanto lor piacere il matrimonio, senza cui hora noi non goderiamo di questa dolce vita. Nel matrimonio le ricchezze i corpi, e le anime sono communi, la presenza della moglie leva ogni dispiacer al marito, quella del marito alla moglie, e così vicendevolmente. Si scemano le calamità l’un l’altro, e s’apportano l’un all’altro conforto, ò che soave compagnia è quella dunque del marito, e della moglie; quando ’l marito ritorna à casa stanco per la fatica de i negotij vien subito dalla cara moglie con letitia accolto & accarezzato con parole dolci, e cortesi, ond’egli si sente tutto consolato, e la fatica gli ritorna in riposo. Ella gli dimanda delle cose di fuora, egli di quelle di casa, così con queste, e con quelle se la passano allegramente. Se ’l marito sente dolore per alcun’accidente occorso, la pietosa moglie sottentra al peso, e lo rende à lui men greve, il simile fa l’affettuoso marito con lei, talche in simil modo ogni affanno benche grande divien loro tolerabile, dunque non è greve la moglie al marito, non gli è molesta come dite, [p. 34v modifica]anzi è al contrario, poich’ella facendosi compagna dei dispiaceri quelli rende men fastidiosi, e non è cosa al mondo tanto molesta, che ’l marito e la moglie concordi, non la facciano men noiosa. Chi meglio della moglie, e con più amore governa il marito nelle sue infermità? chi più s’affatica, e con più affetto del marito nelle indispositioni della moglie? certo niuno, e questo per l’amor grande, ch’è tra loro: e per acquistar maggiormente l’una la gratia dell’altro, e l’altro dell’una, poiche desidera più la moglie d’esser amata dal marito, e ’l marito dalla moglie, che non desidera il padre d’esser amato dal figliuolo. E che la moglie ami più teneramente il marito che non fanno tutte le altre creature del Mondo, testimonio ne rende Alceste moglie del Rè Admeto. Ch’essend’egli infermo con pericolo della vita, e havendo detto l’Oracolo, ch’ei morirebbe quand’alcun de’ suoi non havesse eletto di morir per lui, ella per salvar la vita del caro marito (& era pur giovene) si contentò di morire, cosa, che non fece nè la madre, ne i fratelli, nè altri suoi parenti, benche vecchi, e che ’l marito ami anch’egli la moglie più di chiunque si sia ce lo dimostra Tiberio Gracco Romano, il quale più tosto che morisse Cornelia sua moglie elesse di morir egli stesso; e per questo appresso gli antichi tanto giuditiosi fu prima honorata Giunone, poi Venere e Cupido, volendo significare, che ’l matrimonio figurato per Giunone de[e] andar innanzi à tutti gli altri piaceri, e veramente con ragione perche ’l matrimonio non sol’è buono per se stesso; ma è [p. 35r modifica]necessario perche ’l genere humano è nato alla conversatione, e la prima, e principal conversatione è quella, che si comincia per mezo delle nozze, lequali mantengono, aumentano, e danno perfettione al mondo, conciosiacosache le Città non ponno stare senza le famiglie, e le famiglie senza ’l matrimonio son’imperfette. Non hà dubbio, che molto più è da stimarsi l’amicitia, che qual si voglia pretioso tesoro, & è cosa chiara, che niuna amicitia è maggior di quella, ch’è trà marito, e moglie, poiche son’una carne, un corpo, e un’anima; e che altro significa l’anello matrimoniale, con la sua rotondità, se non, che sì come la rotondità è infinita, così infinito è ’l contento di marito, e moglie che s’amino; e che altro dinotava quando nel sacrificar à Giunone Dea del matrimonio, gettavano i Sacerdoti di que’ tempi il fiele dietro all’altare, se non, che nel matrimonio, non ci hà da esser alcuna sorte d’amaritudine? Da i più prudenti vien riputato l’huomo imperfetto, sin tanto, che non è maritato, ancorch’egli fosse e vecchio, e savio. Io non sò poi vedere, che i figliuoli sieno cagione di tanta infelicità al Padre, come scrivete, anzi par’à me, che li sieno di giovamento, e di consolatione grandissima, poiche mentre son piccioli gli servono per un dolce trattenimento, e sollevamento di pensieri, quando sono poi grandi li sono in tutte le fortune d’aiuto, e di conforto, e quello, che più importa danno l’immortalità al Padre; siche Signor mio à me par il maritarsi sia un’ottima risolutione, & io spero fra pochi giorni di provare la [p. 35v modifica]sua cara felicità, havendo proposto di pigliar una giovane nata di nobili, e virtuosi parenti, d’età di vent’anni, sì che havendone io ventinove in circa staremo appunto ben insieme. Io non la voglio più ricca di me per non pigliarmi una padrona in casa: ma ella è di ricchezze alla mia fortuna eguale come ancora nella nobiltà non inferiore, ella non è così bella, ch’io habbia da temere che sempre in capo di lista sia chiamata a i balli, & à i conviti; e non è tanto brutta, ch’ella habbia à dispiacermi. La dote è conveniente allo stato mio, la giovane non hà indispositioni, è vergognosa, modesta, d’ingegno nè stupido, nè troppo vivace, atta à quelle fatiche, delle quali di bisogno ha la casa mia. Questa non è vedova: ma donzella, sì che io potrò facilmente assuefarla à miei costumi. Ella non si liscia, e per ciò non hò da dubbitare, baciandola di baciar anzi una maschera che una donna. Questa attende all’ago, alla conocchia, & à gli altri essercitij feminili, non alle musiche, e non à i piaceri come fan molte dallequali i mariti non ponno in casa mai haver cosa, che lor bisogni. Hora Signor mio da quello, ch’io vi scrivo potete vedere, ch’io non compro (come si suol dire) gatta in sacco; nè crediate, che ’l troppo amore mi faccia vedere, e trovar in lei quel, che non ci è, per ch’io non la piglio per esser innamorato; ma solo, perche mi par ben il maritarsi, & essendo questo, non posso trovar donna più al proposito mio, e non non voglio indugiare alla vecchiezza come fan molti, i quali si trovano la casa piena di figliuoli, o sian d’essi, o [p. 36r modifica]d’altrui, e sopragiunti dalla morte con grandissimo dolore son astretti a lasciargli senza sapere chi l’habbia d’haverne protettione. Io poi come marito sò quello, che mi si conviene. Non così tosto l’havrò condotta à casa, ch’io lascierò tutte le altre pratiche tenute per l’addietro, accioche mentre, ch’io fossi intento altrove altri non si riparasse, o dal caldo, o dal freddo sotto ’l mio tetto. La mia donna haverà ornamenti, che potranno star al pari delle sue pari. Io l’accarezzarò, l’amerò con quell’istesso affetto, che mi sarà caro esser amato da lei, mi compiacerò di quello, ch’ella farà in mio servitio, e loderollo. S’ella errerà alcuna volta la riprenderò piacevolmente, e mi basterà il darle per punitione un rossor di lodata vergogna, perche con le riprensioni piene d’amore, si fà molto meglio che con l’ira; e con le grida. Il mio pensiero sarà sempre d’haver preso in casa una compagna, e non una serva, e procurerò di sodisfarla in tutte le sue honeste dimande per conservarmela amica il più che sia possibile. Non mostrerò diffidenza di lei, nè vorrò meno, ch’ella faccia tutto quello, che le piacerà, senza ch’io ’l sappia, che non mi par dovere. Non lascierò, ch’ella pratichi con persone di cattivo nome, o di cattivi costumi. Non le vieterò l’andar ne’ dovuti tempi à ricreationi, e ’n somma farò sì, ch’ella mi conoscerà per marito cortese, e la cortesia non sarà di pregiuditio al mio honore. Vi bacio le mani, e v’invito alle mie nozze.