Lettere (Andreini)/Lettera XXXVII

XXXVII. Scherzi d’honesto amore.

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XXXVII. Scherzi d’honesto amore.
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Scherzi d’honesto amore.


L
E Donne giuditiose in amore, al parer mio son tenute à non mostrarsi à i loro amanti sempre cortesi: ma bisogna, che tallhora si scuoprano sdegnose, e tallhora dolcemente irate, perche sì come quella mensa à cui s’aggiungono continuamente vivande in vece di destar l’appetito ne i convitati, senza cibargli li satia, così le parolette sempre dolci, e sempre cortesi, gli occhi sempre amorosi, e sempre ridenti, i vezzi, le lusinghe, e le accoglienze ogn’hora pronte, in vece di nudrir l’anima innamorata, l’uccidono per sovverchio piacere, overo termina in lei con satietà l’amore, essendoche, niun’altra cosa e ’l fine d’amore, che la satietà; dunque una donna amata, dee anzi mostrarsi avara, che liberale delle sue gratie, intraponendo nelle dolcezze alcun’amaro, come suol far ancora l’istesso Amore, il quale non per altro, vien da gli huomini prudenti chiamato dolce amaro, se non perche ogni dolce è dal suo amaro condito, come ogni amaro è dal suo dolce temprato. Hora s’io seguo Amore, perche non debbo governarmi col suo essempio? Non gode perfettamente del bene, chi non ha prima provato il male.

Non conosce la pace, e non la stima,

Chi provato la guerra non ha prima.

Non vi paia dunque strano Signor mio, s’io vi sono [p. 37r modifica]dimostrata alquanto ritrosa, & alquanto sdegnosa, che non è stato per altro, che per accrescer il gusto de’ nostri felicissimi amori. Più arde quel fuoco, che più viene dal vento stimolato; così la fiamma d’amore, tanto più s’avviva, e tanto più scalda, quanto più ’l vento degli amorosi sospiri le dà forza; dunque non vi dolete, che non per distrugger l’amor nostro: ma per maggiormente accrescerlo, sono stata io alcuna volta sdegnata, & adirata con voi; e ’ntanto siate certo, che questo mio cuore, non sarà mai capace d’altro amore, che del vostro, ne i miei pensieri, penseranno mai ad altro che à voi. Sò, che à creder questo non vi renderete difficile, sapendo, ch’io v’amo col vostro cuore istesso, e ch’io penso à voi, co’ vostri pensieri medesimi, ne sarebbe giusto; che quel cuore, e quei pensieri, che mi donaste, vi tradissero, facendomi amare altro che voi, e pensar ad altra persona, che à voi; e perche sò, che ’l cuore, che possedete è mio, e i pensieri, con cui pensate son miei, sò medesimamente, che nè anch’essi consentiranno, che mi sia fatto tradimento contra, il che sarebbe quando amaste altra donna, o pensaste ad altro oggetto; per ciò non vi ricordo, che mi vogliate bene, parendomi sovverchio; & oltre à questo, io sò certo, che sicome l’un veleno dall’altro ci difende, così l’un’amore dall’altro ci guarda. Mentre dunque amerete me, vi sarà vietato l’amar altra, non potendosi portar ad un tempo due fiamme in un sol cuore.