Lettere (Andreini)/Lettera XLVII

XLVII. Della medesima.

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Della medesima.


Q
UANDO non mi ritenesse più l’honore, che l’interesse del negotio, ch’io tratto in questa Città, credete mio Signore, che ’n vece di mandar questa lettera io stesso vorrei, non perche i mi faccia à credere di poter per mezo del saper mio (per usar que’ termini con i quali vi piace per avventura d’honorarmi troppo) remediar à quel dispiacere, alqual voi medesimo (se vorrete valervi della vostra prudenza) potrete rimediar meglio d’ogn’altro: ma per farvi conoscer, quanto bramo di servirvi. Non potendo per hora con la presenza farlo, io ’l fò con questa carta, ch’è da me mandata più per ubbedire, che per medicare. Così conteness’ella medicina, come contiene ubbidienza. Allo scriver che fate, voi mi parete più tosto disperato, che geloso: e, se voi siete disperato, al giuditio mio non potete esser innamorato: ma, se voi siete geloso, siete anche amante, perche la gelosia, è timor mesto d’alcuna speranza, e la speranza non si disgiunge da amore: ma la disperatione è certezza d’alcun male privo d’ogni speranza. La gelosia dunque è sempre congiunta con amore, e la disperatione è separata: ma voi forse, tuttoche le querele vostre sieno da disperato, non vorrete confessar, che la

[p. 49r modifica]disperatione habbia luogo in voi, sendoche la disperatione non hà che far con amore, direte dunque io son amante, & essendo amante non posso far di meno di non esser geloso, perche chi ama teme, e la gelosia non è altro che timore, dunque chi ama naturalmente teme, e naturalmente è geloso, alche risponderò io, che non è necessario à chi ama l’esser geloso, e mi valerò dell’argomento de i Logici, i quali (come sapete) dicono, che ciò, ch’è huomo è animale; ma ciò, ch’è animale non è huomo. Così chi è geloso veramente ama; ma ogniuno che ama, non è geloso; così ciò, ch’è gelosia è ben timore; ma ciò, ch’è timore non è gelosia; conciosia cosa che ’l timore conserva, & accresce amore; ma la gelosia lo scema, e la trasforma in rabbia, massimamente quand’è grande com’è la vostra, alla quale dan noia tante cose. Vorrei vedervi amante non geloso, e se pur geloso, che la gelosia non fosse molto grande, perche la gelosia è come l’acqua, che si getta sopra la calce, che, s’è poca, maggiormente l’infiamma, e s’è molta, l’estigue, per ciò guardate, che questa vostra gelosia in vece d’accrescer l’amoroso incendio, non l’ammorzi: e guardate similmente, ch’ella non vi faccia vedere quello, che non vedete, poiche questa malvaggia quando non è molto grande vede più che Argo: ma quando è tale qual me la dipingete in voi, è cieca più che Talpa. La Gelosia come vogliono molti è una passione, ch’altri hà, che alcun’altro non possieda, e non goda quello, ch’egli solo vorrebbe posseder, e godere. Intorno à questo [p. 49v modifica]pensiero, parmi, che possiate riparar à questo modo, cioè. Discorrer trà voi stesso, e dire. La mia donna, o è giuditiosa, ò nò; s’è giuditiosa non farà mai torto per qual si sia cosa alla perfettione dell’amor mio, se non è giuditiosa, ella nol merita, ond’io disamandola, hò da curarmi poco del suo mancamento: ma io, che benissimo conosco la donna amata da voi, sò certo, ch’ella non commette fallo, e che questa vostra gelosia non è altro che un pauroso sospetto, che la vostra amata non sia commune con altro amante, allaqual cosa dovereste hoggimai dar intero, e perpetuo bando, poiche non potete esser geloso senza offender voi stesso, o lei, essendoche la gelosia non è altro che un presuppor mancamento in se, o nella cosa amata, in sè di merito, e ’n lei di fede. Conoscendo questo, vorrete dunque ostinatamente dar luogo à così falso, e strano sospetto? voi, che per così lunga esperienza pienamente conoscete la fede inviolabile della Signora N. potete farle così grave offesa? voi, che per nascimento, e per virtù propria siete tanto meritevole, ch’è impossibile, ch’altri v’agguagli, non che vi superi, potete dubitar di concession di favori, e che la donna vostra vi faccia torto? Se amore dee esser premiato con egual premio d’amore, chi sarà mai che meriti come voi? scacciate, scacciate dunque dall’animo questa quarta furia d’Averno, ma e’ mi par di sentirvi dire. Come poss’io far amando di non esser geloso, essendoche amore, e gelosia sono trà loro come il raggio, e la luce, il baleno, e ’l folgore, lo spirito, e la vita. Alche [p. 50r modifica]rispondendo dirò, che è vero, che la gelosia veramente è segno d’amore com’è l’aceto segno del vino, e la febbre della vita; ma che? non si negherà già, che ’l vino non possa star senza l’aceto, e la vita senza la febbre: così ancora molto meglio può stare, e stà amore senza gelosia. L’aceto guasta il vino, la gelosia guasta amore. La febbre entrando nella vita, entra più tosto per ridurla à morte, che per altro, e la gelosia entrando in amore vi entra solamente per distruggerlo. Se voi dunque volete esser ucciditore d’un’amor così ben impiegato, date luogo alla gelosia: ma sò certo, che nol farete, e se non per altro, almeno perche non si possa dire, che voi non sapete amar perfettamente, il che si direbbe con verità, ogni volta che amando voleste nell’esser geloso ostinarvi, conciosiacosache la gelosia è una spetie d’invidia, l’invidia è vitio, dunque la gelosia è vitio, e ’l vitio è sempre mal biasimevole, dunque la gelosia è sempre vitio, e mal biasimevole; e tralasciando molte, anzi infinite cose, ch’io potrei dire per farvi conoscer l’error grande, che fate nell’esser geloso, dicovi solo, che la gelosia è difetto, dov’è difetto è imperfettione, e dove imperfettione non può esser amor perfetto, dunque, se volete perfettamente amare, bisogna, che vi risolviate di dar perpetuo bando alla nemica gelosia.